Maltempo – 24 luglio 1930, 90 anni fa il “Ciclone del Montello”: l’evento meteo più violento della storia d’Italia [FOTO]

Ci riferiamo al tornado di Montello, classificato EF5, massima potenza della scala Fujita-Pearson, con venti fino a 500 km/h, distruzione completa lungo il suo tragitto e tragico bilancio in vite umane, con 24 morti
ciclone del montello
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Corre oggi il 90° anniversario da una data meteo storica, il 24 luglio 1930, quando un devastante tornado colpi un fazzoletto di territorio italiano, nella provincia settentrionale del Trevigiano, in Veneto, ossia la tristemente diventata famosa, proprio a causa di quell’evento, collina di Montello. Un piccolo rilievo ai piedi delle Prealpi Venete, a Sud e a Ovest del Piave. Quel giorno di 90 anni fa, si ebbe a concretizzare una barica davvero singolare per il periodo pienamente estivo: una profonda saccatura instabile nordatlantica, con asse Mare del Nord-Spagna, affondò veementemente la sua azione in un campo di pressione medio o medio alto  presente sull’Europa centro-meridionale. Un tale irruente calo di geo-potenziale in poche ore, e il consistente afflusso di aria fredda in quota su un substrato più caldo, mise in moto un macchina di correnti ascensionali dalle potenzialità davvero devastanti poi, di fatto, dimostratasi distruttiva lì dove l’innesco termico dal basso ne permise i presupposti.

Lo scenario barico di qualche giorno precedente non era stato, a dire il vero, sulle regioni settentrionali, particolarmente anticiclonico: l’aria era già al limite di influenze umide e moderatamente Instabili nordatlantiche, e anche le termiche nei bassi strati non particolarmente esasperate. Infatti, le dinamiche bariche, se vi fossero state termiche eccezionali nei giorni precedenti, sarebbero state più per potenziale maltempo forte sui primi rilievi Liguri, poi magari verso le pianure occidentali tra Emilia, Lombardia o anche Piemonte, ma i bassi strati, su questi settori erano stati meno riscaldati nei giorni precedenti con divari termici non esasperati, proprio per la presenza già di locale instabilità e nubi. Invece, sulle pianure orientali, specie dell’entroterra o, ancora più, verso le colline prealpine Venete, i cieli erano stati più aperti e l’insolazione diurna aveva avuto modo di mostrarsi più efficace, consentendo, negli strati prossimi al suolo, valori termici anche intorno ai 30°C.  Ma anche questo dato non sarebbe stato particolarmente rilevante. Decisamente rilevante, invece, fu l’apporto fresco e perturbato in quota, con ammanco di circa 40-50 gpdm in 24 ore e isoterme fino a -15°C alla quota convenzionale di circa 5000 m. Divario termico verticale enorme, già di per sè scatenante velocità verticali forti, poi queste ulteriormente esasperate dall’incentivo orografico, seppur minimo, indotte dalla collinetta del Montello. Come visibile dalla barica allegata di quel giorno, tutto il carico umido e perturbato sollevato lungo l’ascendente depressionario, incidente tra le Baleari e l’Ovest Mediterraneo, si scaricò con veemenza verso i settori centro orientali del Nord, per di più con il supporto, alle alte quote troposferiche, dell’antrata verso i medesimi settori del getto principale arrecante aria molto fredda e secca. L’esito di quella turbolenza fuori scala, fu, appunto, l’innesco di un tornado dalla forza devastante.

 

Il fenomeno si originò alle bocche di Brenta, sopra Bassano, e investì Castello di Godego, Vallà di Riese, Caselle di Altivol, Sant’Andrea di Montebelluna, Santa Eurosia di Volpago, Nervesa Susegana, Conegliano, per poi finire la sua corsa e la sua energia verso il torrente Cellina in provincia di Pordenone.  Per circa una ottantina di chilometri travolse e distrusse tutto ciò che trovava sul suo percorso, su un fronte largo da 300 a 900 m e con venti impetuosi, fino a 500 km/h. Il bilancio in termini di vite umane fu drammatico con 24 morti è un centinaio di feriti.  Interi edifici sbriciolati, come dimostra uno delle foto di quell’evento, rappresentante la chiesa di Selva di cui rimasero in piedi soltanto l’abside, l’altare maggiore e brandelli della facciata. Le testimonianze di chi era Allora bambino narrano di un enorme turbine serpeggiante e di un cielo nero a notte con venti intensi, tempesta tutto intorno e interi tetti in legno che volavano nel cielo. Una testimonianza di un dodicenne narra di un uomo che, espostosi un po’ troppo all’uscio di casa, fu risucchiato dal turbine e trascinato verso l’ alto. A oggi, quell’evento di 90 anni fa, 24 luglio del 1930, resta il fenomeno meteo più potente, distruttivo mai accaduto in Italia, classificato come Tornado EF5, il massimo della scala Fujita-Pearson.

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