Clima, al Polo Sud c’è più ghiaccio di 40 anni fa: estensione e concentrazione del ghiaccio marino in Antartide sono maggiori rispetto al 1980 [MAPPE]

“L’estensione del ghiaccio marino in Antartide ha raggiunto i 13,2 milioni di km² in media a giugno 2020: è chiaramente più grande dei valori registrati a giugno durante gli ultimi 3 anni”
MeteoWeb

Buone notizie arrivano dall’Antartide, dove nel mese di giugno i dati relativi all’estensione e alla concentrazione del ghiaccio marino sono positivi. A giugno 2020, infatti, l’Antartide ha registrato un’estensione e una concentrazione maggiori rispetto al giugno del 1980. Secondo i dati del Copernicus Climate Change Service (C3S), “l’estensione del ghiaccio marino in Antartide ha raggiunto i 13,2 milioni di km² in media a giugno 2020, di appena 0,3 milioni di km² (circa il 2%) al di sotto della media 1981-2010 per il mese di giugno. L’estensione di giugno 2020 è chiaramente più grande dei valori registrati a giugno durante gli ultimi 3 anni. L’estensione del ghiaccio marino nel giugno del 1980, invece, era stata di 12,5 milioni di km² (vedi mappe della gallery scorrevole in alto).

La crescita del ghiaccio durante il mese è stata vicina alla media.La mappa delle anomalie della concentrazione del ghiaccio marino per la regione antartica a giugno 2020 mostra settori alternati di anomalie positive e negative. Le concentrazioni di ghiaccio marino sono state sopra la media in settori come il Mare di Amundsen, il Mare di Weddell e la maggior parte del settore australiano dell’Oceano Meridionale. Sono state al di sotto della media nel Mare di Bellingshausen, nel Mare di Ross e nel settore centrale dell’Oceano Indiano”, riporta il C3S.

La concentrazione del ghiaccio marino a giugno 2020 è stata di 10,6 milioni di km² (9,6 milioni di km² nel giugno 1980).

L’estensione del ghiaccio marino antartico, nel complesso, è stata dunque leggermente inferiore all’estensione media del 1981-2010 per il mese di giugno, così come lo è stata da agosto 2016, fatta salva qualche eccezione, riporta il National Snow & Ice Data Center (NSIDC).

Negli scorsi giorni, è stato pubblicato uno studio sull’aumento della temperatura al Polo Sud, che ha ricevuto molta copertura mediatica, in alcuni casi, in associazione al riscaldamento globale di origine antropica. Ma da questo studio, è emerso che il contributo antropico non è un fattore rilevante in questo riscaldamento, che si sarebbe verificato in ogni caso per cause naturali anche senza il global warming. A questo proposito, il NSIDC puntualizza: “La temperatura dell’aria al Polo Sud sta aumentando rapidamente, secondo un recente studio condotto dal collega Kyle Clem. Durante gli ultimi 30 anni, le temperature sono aumentate al triplo del tasso medio globale: 0,6°C a decennio per la recente media globale. Il riscaldamento è legato ai pattern di circolazione atmosferica, alla tendenza positiva dei venti occidentali intorno all’Antartide come rappresentati dal Southern Annular Mode (SAM) e dal suo indice, l’Oscillazione Pacifica Decadale (IPO), ossia un pattern delle temperature superficiali del Pacifico, simile a El Niño-La Niña. Dalla fine degli anni ’90, il riscaldamento nel Pacifico tropicale occidentale, che è associato alla fase negativa dell’IPO, simile a La Niña, e alle tendenze climatiche di temperature più alte della superficie marina, combinato con la tendenza a lungo termine di venti occidentali più veloci intorno all’Antartide, ha portato ad un aumento nell’attività ciclonica, per esempio più sistemi di bassa pressione, nel Mare di Weddell, che tendono a guidare aria calda verso il polo”.

Detto ciò, il Polo Sud è ancora il Polo Sud e questo significa freddo. Dopo il rapido riscaldamento che Clem e colleghi descrivono, le temperature media annuali hanno stabilito un record i -47°C nel 2018”, conclude il NSIDC.

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