Come abbassare la glicemia alta e a cosa fare attenzione: dalle cause ai sintomi, tante bevande e alimenti che andrebbero riscoperti

Come abbassare la glicemia alta con l'aiuto di bevande e alimenti benefici: tante info e consigli utili anche su sintomi e cause
MeteoWeb

Per tenere sotto controllo la glicemia alta, per abbassare questo valore, ed evitare picchi, è importante mantenere una buona qualità della vita, monitorando i livelli di glucosio nel sangue ed effettuando periodicamente tutti i controlli che il medico indicherà.
Per mantenere entro valori normali la glicemia è importante, ad esempio, mangiare in modo sano ed equilibrato, non eccedere nelle quantità di cibo, evitare cibi e bevande zuccherate, praticare regolarmente attività fisica, tenere sotto controllo il peso, limitare il consumo di bevande alcoliche.

Dal punto di vista alimentare, si consideri che “un alimento alza la glicemia in base a tre fattori: il contenuto di carboidrati: più sono più aumenta la glicemia. La tipologia di carboidrati: ci sono carboidrati rapidi da assorbire, che alzano più velocemente la glicemia, chiamati semplici e altri aventi una struttura più articolata e lenta da assorbire, detti complessi. La quantità di fibra (e altre sostanze), assunta nel pasto: la fibra rallenta l’assorbimento, intrappolando tra i suoi filamenti i nutrienti,” spiega il dietista Giacomo Astrua su “MedicalFacts”, il sito anti-bufale creato dal virologo Roberto Burioni. “Su questi principi le industrie alimentari e farmaceutiche hanno deciso di inventare prodotti specifici da commercializzare come alimenti per diabetici. Ma il cibo per diabetici già esisteva e non occorreva inventarselo e, se vogliamo dirla tutta, si tratta del cibo che dovremmo consumare tutti.”

Il diabete è un’incapacità del corpo a mantenere i livelli di zucchero nel sangue (glicemia), nel loro corretto range. Si distingue tra diabete di tipo 1, carenza insulinica assoluta per la distruzione autoimmune delle beta-cellule, e diabete di tipo 2 (il 90% dei diabetici), deficit parziale di insulina, scaturito solitamente da un’insulino-resistenza a causa multifattoriale (principalmente ambientale).
L’insulina è un ormone che il corpo rilascia in seguito all’aumento della glicemia che, come la chiave di una serratura, apre determinati canali attraverso cui gli zuccheri passano dal sangue ai tessuti.

Cosa deve mangiare una persona con diabete?

l'alimentazione riduce la perdita dei capelliDeve privilegiare farine integrali e assumere grandi quantità di verdura ai pasti, per aumentare il contenuto di fibre giornaliero. Deve suddividere i carboidrati giornalieri, consumandone una quantità maggiore a colazione e pranzo e ridurli-escluderli a cena, in quanto dopo cena, a riposo, il corpo consuma meno carboidrati e la glicemia più facilmente si alza.
Deve evitare di utilizzare dolcificanti (zucchero, miele e dolcificanti artificiali), poiché anche questi possono alzare i livelli di insulina e favorire l’insulino-resistenza. Deve evitare i fuori pasto, che potrebbero causare inutili rialzi glicemici, se vuole fare spuntini meglio privilegiare la frutta secca in guscio o uno yogurt naturale.
Deve evitare il consumo quotidiano di dolci e prodotti da forno, entrambi ad alto indice glicemico o comunque ricchi di grassi, e il grasso e il sovrappeso possono aumentare l’insulino-resistenza,” ha precisato il dietista Giacomo Astrua su MedicalFacts.

Diabete e ipertensione, l’ortaggio che andrebbe riscoperto: come abbassare colesterolo, pressione e glicemia alta col topinambur

E’ un ortaggio poco noto che andrebbe riscoperto: rispetto alla patata è un po’ meno nutriente, ma ha interessanti proprietà che lo rendono molto utile per chi soffre di diabete, di colesterolo alto, per chi è a dieta e per le neomamme.

Il topinambur è conosciuto in tutto il mondo e soprattutto negli Stati Uniti come “il carciofo di Gerusalemme”, nonostante non appartenga alla famiglia dei carciofi (ma a quella dei girasoli) e non sia originario della città israeliana. Fu scoperto da Samuel Champlain, un esploratore francese che, perlustrando le terre vicine a Cape Cod, oggi nello stato del Massachusetts, poco a sud di Boston, rimase ammaliato dal gusto di questo tubero che associò, per gusto, al carciofo.

Parente stretto del girasole, appartenente alla famiglia delle Asteraceae, l’Helianthus tuberosus è la radice di una pianta vigorosa che produce un fiore simile a una grossa margherita, dalla forma contorta e nodosa, di colore beige o bordeaux all’esterno e bianco internamente.

Consumato crudo, condito con olio, limone, sale e prezzemolo, oppure grattugiato direttamente sulle insalate, cotto in padella, a vapore o fritto, il topinambur contiene poche calorie (solo 30 kcal per 100 gr. di prodotto), è formato dall’80% di acqua e contiene fibre alimentari solubili che possono essere solo parzialmente metabolizzate dalla microflora intestinale, favorendo lo sviluppo di batteri utili (bifidobatteri e lattobacilli), a scapito dei batteri potenzialmente patogeni, avendo quindi un’azione probiotica. Il topinambur ha un buon quantitativo di glucidi, composti quasi esclusivamente dal polisaccaride inulina: è proprio quest’ultimo che lo rende adatto a diabetici e persone in sovrappeso.
L’inulina non viene digerita dagli enzimi e passa integra fino al grande intestino, dove i batteri la fermentano: si tratta di una fibra alimentare e, come tale, riduce l’assorbimento di glucosio, trigliceridi e colesterolo, diminuisce l’indice glicemico dei cibi glucidici e migliora la funzionalità intestinale.

Per prevenire e gestire il diabete di tipo 2, strettamente correlato alle abitudini alimentari e di vita, è fondamentale la terapia nutrizionale, nella quale si raccomanda l’assunzione di alte dosi di fibra solubile. L’inulina contenuta nel topinambur può essere un notevole aiuto: le singole molecole di fruttosio che la compongono non esercitano lo stesso effetto che avrebbero se assunte come zucchero semplice.

Il tubero è consigliato anche alle donne che allattano, adatto ad anziani, bimbi e convalescenti; contiene soprattutto vitamina A e vitamine del gruppo B  (ma anche vitamina E, C, e K) che migliorano il funzionamento della vista e lo rendono utile nei casi di spossatezza fisica, anemia, stress, ed anche sali minerali (ferro, potassio, silicio, fosforo, magnesio) e aminoacidi quali asparagina ed arginina.
Inoltre, grazie all’arginina, aiuta le normali funzioni del fegato e favorisce la cicatrizzazione.

Si è osservato che, grazie all’inulina, dopo l’assunzione di topinambur il livello di glicemia nel sangue resta invariato: è tale caratteristica a renderlo un alimento consigliato alle persone con diabete.
Il tubero è un alimento leggero e facilmente digeribile, utile anche per combattere i disturbi intestinali.
E’ ipocalorico e ricco di fibre, favorisce il raggiungimento del senso di sazietà, e aiuta a tenere sotto controllo gli attacchi di fame.
Aiuta a ridurre i livelli di colesterolo nel sangue, e grazie ai suoi effetti diuretici e al contenuto di potassio, può aiutare a ridurre la pressione arteriosa.
E’ inoltre naturalmente privo di glutine e può dunque essere consumato, anche sotto forma di farina, anche dai celiaci.

Diabete, glicemia alta e frutta: quale tipo si può mangiare e quale è da evitare? Dai “falsi miti” alle quantità consigliate

In estate il caldo fa aumentare il desiderio di alimenti come la frutta, cioè freschi, nutrienti e di facile reperimento, ma per chi soffre di glicemia alta, la questione è più complicata: spesso ci si imbatte in opinioni contrastanti su quali frutti è possibile mangiare senza pensieri, quali consumare con attenzione e quali evitare del tutto.

Secondo un approfondimento pubblicato dalla Fondazione Veronesi, il segreto per conciliare il consumo di frutta e il diabete è selezionare quei frutti che contengono meno zuccheri e che hanno un basso indice glicemico.
Bisogna sfatare un “falso mito“: quando si parla di frutta e diabete, non esistono divieti assoluti. E’ vero che alcuni contengono una maggiore percentuale di zuccheri, ma ciò non giustifica un loro completo allontanamento dalla tavola di chi soffre di diabete.
Si ricordi che la quantità totale di carboidrati ricavati da un determinato cibo (carico glicemico) è spesso più importante della loro qualità (indice glicemico). In altre parole, quindi, anche la frutta zuccherina può essere consumata con le dovute accortezze, prima fra tutte la moderazione delle quantità.

Quale frutta scegliere dunque? Ecco gli alimenti consigliati:

  • Frutta fresca: mele, pere, nespole, fragole, albicocche, arance, pesche, lamponi

Gli alimenti da assumere con moderazione:

  • Frutta fresca: banane, cachi, uva, fichi

Gli alimenti da evitare (consumo saltuario):

  • Frutta secca, pesche sciroppate

Diabete e frutta, quanta mangiarne?

Per chi soffre di diabete – spiega un approfondimento pubblicato dalla Fondazione Veronesi, a firma di Francesca Morelli – una porzione di frutta non dovrebbe mai contenere più di 15 grammi di carboidrati. La grandezza di tale porzione varia semplicemente in base al contenuto di carboidrati presenti nel frutto. Sarà dunque ovviamente maggiore per quelli a basso indice glicemico e minore per la frutta che contiene più zuccheri.

Rispettando questa fondamentale indicazione, l’impatto dei due alimenti sui livelli di glucosio nel sangue sarà molto simile, anche se non identico. Oltre al contenuto in zuccheri, è infatti importante valutare la ricchezza in fibra e la forma con cui l’alimento si assume.

Più c’è fibra e minore è il picco glicemico raggiunto dopo la digestione. Per questa ragione il succo d’arancia ha un indice glicemico superiore rispetto al frutto in spicchi, che a sua volta alza meno la glicemia quando si consuma con la parte bianca della buccia perché ricca di pectina.

Diabete, cause e sintomi della glicemia alta: come abbassarla? Quando diventa pericolosa? Cosa fare subito, cosa mangiare e gli errori più comuni

La glicemia alta, o iperglicemia, è un termine medico utilizzato per definire la presenza di elevati livelli di zucchero (glucosio) nel sangue rispetto ai valori normali, compresi tra i 70 e i 100 milligrammi/decilitro dopo 8 ore di digiuno.
L’iperglicemia è una condizione comune nelle persone con diabete e può, occasionalmente, essere presente anche in persone non diabetiche che hanno avuto un ictus o da un attacco cardiaco.

Iperglicemia: quando la glicemia alta diventa pericolosa

L’iperglicemia – spiega in un approfondimento l’Istituto Superiore di Sanità – può diventare pericolosa se la quantità di glucosio nel sangue è molto elevata o resta alta per lunghi periodi.

In questi casi possono comparire complicanze pericolose per la vita, quali:

  • chetoacidosi diabetica, una condizione grave in cui le cellule, non essendo in grado di usare il glucosio, utilizzano i depositi di grasso e il muscolo come fonte alternativa di energia. Questo porta a un accumulo di corpi chetonici acidi nel sangue, che può causare vomito, disidratazione, perdita di coscienza e persino la morte
  • coma iperosmolare, una condizione di grave disidratazione dovuta all’eliminazione del glucosio in eccesso

La presenza costante di elevati livelli di glicemia causa importanti complicanze a carico di cuore, vasi sanguigni, reni, occhio e nervi.

Se si verificano regolarmente episodi di iperglicemia, è importante rivolgersi al proprio medico o al team diabetologico. Potrebbe essere necessario modificare lo stile di vita o la terapia per mantenere la glicemia vicina a valori normali.

Iperglicemia: i sintomi della glicemia alta

I sintomi causati dall’iperglicemia si possono sviluppare nel corso di settimane o addirittura giorni, come avviene nel caso del diabete di tipo 1, oppure essere generici e aspecifici, come avviene nel caso del diabete di tipo 2.

I sintomi dell’iperglicemia- spiega l’ISS – sono:

  • necessità di bere frequentemente
  • secchezza della bocca e della gola
  • visione offuscata
  • sensazione di stanchezza
  • necessità di urinare più frequentemente del solito, in particolare di notte
  • perdita di peso inspiegabile
  • infezioni ripetute, come infezioni della vescica (cistite) e infezioni cutanee
  • mal di testa

Iperglicemia: le cause della glicemia alta

La causa principale dell’iperglicemia è senza dubbio il diabete – spiega l’Istituto Superiore di Sanità – tanto da essere considerata un indicatore della presenza della malattia.
I fattori che possono causare un aumento del livello di zucchero nel sangue nelle persone con diabete in terapia, includono:

  • stress
  • una malattia, anche un semplice raffreddore
  • mangiare troppo (o non seguire il piano di alimentazione consigliato)
  • scarso esercizio fisico
  • disidratazione
  • saltare una dose del farmaco per il diabete, o assumerne una dose sbagliata
  • dose eccessiva di farmaci per aumentare la glicemia (in caso di un episodio di ipoglicemia)
  • assunzione di farmaci steroidei

Episodi occasionali di iperglicemia possono verificarsi anche nei bambini e nei giovani adulti durante il picco di crescita.

Vi sono, anche se più rare, altre malattie e condizioni che possono causare l’aumento dei livelli di glucosio nel sangue:

  • acromegalia, sindrome clinica dovuta a elevati livelli circolanti di ormone della crescita o growth hormone (GH)
  • stress acuto (in risposta ad un forte trauma, come ad esempio a seguito di un infarto o un ictus)
  • malattie renali a lungo termine
  • sindrome di Cushing
  • farmaci, tra cui: corticosteroidi, antidepressivi triciclici, diuretici, adrenalina, estrogeni (pillola anticoncezionale e terapia ormonale sostitutiva[TOS]), litio, fenitoina (Dilantin), aspirina
  • eccessiva assunzione di cibo
  • ipertiroidismo
  • cancro del pancreas
  • pancreatite
  • infezioni o infiammazioni

Iperglicemia: come abbassare la glicemia alta

Le persone con diabete, se manifestano i sintomi tipici dell’iperglicemia, devono seguire i consigli del team diabetologico presso cui sono in cura per ridurre i livelli di glucosio nel sangue, consiglia l’ISS. Le raccomandazioni del team diabetologico includono:

  • modificare la dieta, ad esempio evitare i cibi che aumentano i livelli di glucosio nel sangue, come torte o bevande zuccherate
  • bere molti liquidi che non contengano zucchero, ciò può aiutare a ripristinare il giusto livello di idratazione, se disidratati
  • praticare esercizio fisico regolare, svolgere un’attività fisica di moderata intensità come, ad esempio, camminare veloce può ridurre i livelli glicemici e facilitare la perdita di peso
  • modificare il dosaggio di insulina sotto la supervisione del team diabetologico

Si potrebbe anche ricevere il suggerimento di controllare più frequentemente la glicemia o di misurare la presenza di chetoni (associati a chetoacidosi diabetica) nel sangue o nelle urine.

Fino a quando la glicemia non è di nuovo sotto controllo, si consiglia di fare attenzione alla manifestazione di ulteriori sintomi che potrebbero rappresentare il segnale di una malattia più grave.

Quando rivolgersi al medico

L’ISS consiglia di rivolgersi immediatamente al medico se sono riscontrati livelli elevati di glucosio nel sangue e/o si manifestano i seguenti sintomi:

  • sensazione di stanchezza
  • mal di stomaco
  • difficoltà respiratorie
  • segni di disidratazione, come mal di testa, pelle secca e un debole e rapido battito cardiaco
  • difficoltà a rimanere svegli

Questi sintomi potrebbero essere il segno di una iperglicemia severa fino alla chetoacidosi diabetica o alla iperglicemia iperosmolare (vedi sopra) che richiedono un immediato ricovero in ospedale per essere curate.

Come prevenire l’iperglicemia

Ci sono modi semplici per ridurre il rischio di iperglicemia grave o prolungata:

  • prestare attenzione all’alimentazione: bisogna essere consapevoli che gli spuntini, i cibi zuccherati o i carboidrati possono influire sulla glicemia
  • attenersi al piano terapeutico: è importante prendere i farmaci per il diabete secondo le indicazioni del team diabetologico
  • essere il più attivi possibile: praticare esercizio fisico regolare può aiutare a controllare la glicemia ma è importante consultare il proprio medico di famiglia, o il team diabetologico, se si stanno assumendo farmaci per il diabete perché potrebbe essere necessario modificare la terapia per mantenere la glicemia costante
  • consultare il team diabetologico in caso di comparsa di altre malattie: il team diabetologico può fornire alcune indicazioni che consentono di mantenere la glicemia sotto controllo durante una malattia
  • monitorare la glicemia: il team diabetologico può consigliare l’uso di un misuratore di glicemia (glucometro) per controllare i livelli di glucosio nel sangue a casa e poter intervenire rapidamente in caso di variazioni glicemiche

Prevenire gli episodi di iperglicemia e mantenere i livelli di glucosio nel sangue il più possibile vicini ai valori normali è possibile mantenendo uno stile di vita corretto, in particolare, segnala l’ISS:

  • seguire una dieta povera di zuccheri e ricca di sostanze vegetali (frutta e verdura)
  • praticare regolarmente una moderata attività fisica
  • tenere sotto controllo il peso corporeo
  • verificare i livelli di zucchero nel sangue

Nelle persone a rischio è necessario un costante monitoraggio della glicemia abbinato a una dieta ipoglicemica (povera di zuccheri).

Iperglicemia: conseguenze e complicanze della glicemia alta

L’iperglicemia non curata può determinare la comparsa di altri importanti problemi di salute e causare complicanze anche a lungo termine (croniche) che includono:

  • malattie cardiovascolari
  • danni al sistema nervoso (neuropatie)
  • danni ai reni (nefropatia diabetica) o insufficienza renale
  • danni alla retina (retinopatia diabetica) che possono portare alla cecità
  • cataratta
  • problemi ai piedi che possono portare a ulcerazioni e, in casi gravi, anche all’amputazione
  • problemi alle ossa
  • infezioni di vario tipo

Inoltre, livelli di glucosio nel sangue molto elevati per periodi prolungati possono causare complicanze gravi come la chetoacidosi diabetica. Si tratta di una condizione grave in cui le cellule, non essendo in grado di utilizzare il glucosio, utilizzano i depositi di grasso e il muscolo come fonte alternativa di energia provocando un accumulo di corpi chetonici acidi nel sangue che può causare vomito, disidratazione, perdita di coscienza e persino la morte.

Iperglicemia: come tenere sotto controllo la glicemia alta

Per evitare episodi di iperglicemia e mantenere una buona qualità della vita è fondamentale tenere sotto controllo i livelli di glucosio nel sangue ed effettuare periodicamente tutti i controlli che il medico indicherà.
Per mantenere entro valori normali la glicemia – sottolinea l’ISS – è importante seguire alcune semplici regole:

  • mangiare in modo sano ed equilibrato
  • non eccedere nelle quantità di cibo
  • evitare cibi e bevande zuccherate
  • praticare regolarmente attività fisica
  • tenere sotto controllo il peso
  • limitare il consumo di bevande alcoliche
  • smettere di fumare

Abbassare colesterolo, glicemia e pressione alta con le tisane: tante bevande gustose con infiniti benefici

Un aiuto per abbassare i livelli di colesterolo, di glicemia e la pressione alta,  può arrivare dai rimedi naturali: tenendo sempre a mente l’importanza di un’alimentazione sana e bilanciata e dell’attività fisica, si sono alcune particolari tisane che possono diventare alleate per tenere a bada ipertensione, iperglicemia e ipercolesterolemia.

Abbassare il colesterolo con la tisana al carciofo

Dal carciofo si ricavano dei rimedi naturali depurativi per il fegato e per contrastare l’inibizione dell’ossidazione del colesterolo LDL e la biosintesi del colesterolo stesso. Possiede inoltre spiccate proprietà depurative e contribuisce all’eliminazione delle tossine da parte dell’organismo. Aiuta molto nella digestione e rappresentano un diuretico naturale che migliora la produzione dei succhi digestivi.

I principali benefici del carciofo sono: abbassare il colesterolo, depurare l’organismo e soprattutto il fegato, favorire la diuresi, migliorare la digestione, porta benefici per i reni e la cistifellea e alleggerisce il carico di lavoro del fegato. Gran parte delle proprietà sono dovute alla presenza della cinarina, un polifenolo che rende il carciofo un ottimo drenante e un valido alleato per chi soffre di cattiva digestione.
Per la preparazione della tisana occorre un gambo del carciofo intero e si toglie la parte esterna del frutto. Le foglie (circa 30 g) vengono immesse in acqua bollente e bisogna lasciarle bollire per per circa 15 minuti. Una volta pronto l’infuso è meglio filtrare il tutto prima di bere in modo da eliminare gli eventuali residui solidi del carciofo. Nel caso in cui non si ha tempo nel preparare la tisana si può comprare in erboristeria le bustine di tisana al carciofo monodose (da circa 100 gr), da inserire nell’acqua in ebollizione.

Tisana al ginseng: abbassa il colesterolo e i livelli di zuccheri nel sangue

Preparare la tisana al ginseng è semplice: occorrono solo 1 radice di ginseng, 1 limone, 1 cucchiaino di miele, una manciata di foglie di menta. Fate bollire un pentolino d’acqua e, nell’attesa, affettate sottilmente la radice. Una volta tolto dal fuoco, mettetela in infusione per 5 minuti nell’acqua, insaporendola con un cucchiaino di miele e una manciata di foglioline di menta per rendere la tisana più gustosa e rinfrescante, smorzando il sapore intenso dl ginseng. La tisana al ginseng è nota per combattere ansia, stress, depressione, assicurando un corretto funzionamento del sistema nervoso, oltre che per i suoi effetti tonici e dimagranti, consentendo di bruciare rapidamente i grassi in eccesso.

Regolarizza i livelli di zuccheri nel sangue, riduce il colesterolo cattivo, assicura la salute di vene e arterie, rallenta l’invecchiamento cellulare grazie alla sua azione antiossidante, contrastando i radicali liberi. Inoltre stimola il metabolismo, rafforza le difese immunitarie, è consigliata contro influenza, raffreddore e altri malanni di stagione; è indicata dopo un’intensa attività sportiva, per gli studenti alle prese con ritmi mentali serrati e per convalescenti, oltre che dopo lunghe degenze ospedaliere, accelerando il processo di guarigione.

Tisana zenzero e curcuma: un rimedio contro diabete e colesterolo

La tisana zenzero e curcuma è antinfiammatoria, antiossidante, antidolorifica, antitumorale, previene il diabete di tipo 2, agisce positivamente sul sistema nervoso, calmando ansia, stress e nervosismo, previene i mali di stagione, in particolar modo raffreddore, febbre, mal di gola, ma anche congestione nasale, catarro, sinusite. La tisana abbassa i livelli di colesterolo cattivo nel sangue, riduce il reflusso gastroesofageo e attenua la sindrome del colon irritabile, esercita un’azione anticoagulante, evitando la comparsa di trombi, stimola le difese immunitarie. Depurativa, disintossicante soprattutto per il fegato, favorisce la perdita di peso. La sua azione dimagrante è dovuta alle proprietà termogeniche: riattivando il metabolismo, aiuta l’organismo a bruciare più calorie. Inoltre agevola la cicatrizzazione e rigenera i tessuti lesi.

Per preparare la tisana occorrono 1 cucchiaino di radice di zenzero grattugiato, 1 cucchiaino di radice di curcuma grattugiata ed una tazza d’acqua: riscaldate l’acqua in un pentolino, portando a bollore; abbassate la fiamma, versando le radici grattugiate e lasciate bollire per 5 minuti per poi filtrare e bere. Lo stesso procedimento può essere effettuato con lo zenzero e la curcuma in polvere, adoperando, però, mezzo cucchiaino di curcuma e mezzo cucchiaino di zenzero. Se il sapore intenso della tisana non vi piace, insaporitela con del succo di limone o un pizzico di cannella.

Tisana allo zenzero e limone, alleata contro il colesterolo cattivo

La tisana allo zenzero e limone è una bevanda molto nota e apprezzata, e sono numerose le proprietà benefiche: disintossicante, depurativa, elimina scorie e tossine, contrasta la ritenzione idrica, stimola la diuresi, accelera il metabolismo e rappresenta un ottimo alleato contro i chili in eccesso, fungendo da ottimo brucia grassi naturale.

Zenzero e limone, oltretutto, aiutano a purificare il sangue, contrastano il colesterolo cattivo, rafforzano il sistema immunitario, proteggono dal tumore al colon retto, facilitano la digestione e rappresentano un ottimo spezza fame. La tisana, dall’azione espettorante, antibiotica, antinfiammatoria, allevia mal di gola, tosse, raffreddore, rendendo la pelle più elastica e giovane, oltre a contrastare l’alito cattivo.

Per preparare la tisana occorrono 1 litro di acqua minerale, 20 fette di zenzero fresco sbucciato, succo di 1 limone, dolcificante naturale a piacere. In un pentolino portate ad ebollizione 1 litro di acqua, aggiungete le fette di zenzero fresco, lasciate bollire per qualche minuto per poi spegnere il fuoco. Fate riposare l’infuso per circa 10-15 minuti, filtratelo e versatelo in una bottiglia di vetro, aggiungendo il succo di un limone. Meglio consumarla a digiuno, due volte al giorno, dolcificando con del miele.

Tisana alla cannella, una bevanda contro colesterolo cattivo, diabete e iperglicemia

La tisana alla cannella è una bevanda dagli infiniti benefici: anticoagulante naturale, migliora la circolazione sanguigna, combatte i dolori articolari, rafforza la memoria e la capacità cognitiva, placa gli impulsi legati alla fame nervosa, aumenta il senso di sazietà. Essa, inoltre, riduce il colesterolo cattivo, ha proprietà antibatteriche, antifungine, antisettiche, è indicata contro Escherichia coli e candida, per stimolare il sistema immunitario, contro diabete e iperglicemia. La tisana alla cannella riduce la formazione di gas addominali, facilita la digestione, sgonfia la pancia e, data la sua azione termogenica, aiuta a bruciare più in fretta i grassi, per cui facilita la perdita di peso.

Per preparare la tisana occorrono solo una stecca di cannella o un cucchiaino di cannella in polvere e 125 ml d’acqua. In un pentolino, portate ad ebollizione l’acqua, per poi spegnerla, aggiungendo la stecca di cannella o il cucchiaino di cannella in polvere. Lasciate in infusione per 10 minuti, filtrate e bevete la tisana ancora calda, dolcificando con un cucchiaino di miele o con 1 cucchiaino di stevia, aggiungendo una rondella di arancia o di limone.

Diabete e glicemia alta: dalla salvia un valido alleato per tenerli sotto controllo

La glicemia alta, la cui condizione cronica porta all’insorgenza di diabete di tipo 2, può essere controllata con una corretta, sana e bilanciata alimentazione. In quest’ottica una delle erbe aromatiche più utili a controllare la glicemia, secondo diversi studi, è la salvia.

La salvia è una pianta aromatica appartenente alla famiglia delle Lamiaceae, utilizzata in genere come aroma in cucina e per il trattamento di diversi disturbi in fitoterapia, ma anche come “rimedio della nonna” e dunque di tradizione popolare. Tra le sue più importanti proprietà degna di nota è l’azione antiossidante, antinfiammatoria e antibatterica. Ha anche importanti e positivi effetti sulla memoria e sui malesseri da ciclo mestruale e da menopausa.

Diabete mellito: le tre bevande poco note che aiutano a tenere a bada la glicemia e il colesterolo

Il sito britannico Express ha stilato un elenco di 3 bevande molto utili per tenere a bada la glicemia e dunque l’insorgenza di diabete:

  • Il tè nero. Secondo uno studio pubblicato sul Journal of Agricultural and Food Chemistry, che ha preso in esame i casi di tipo diabetici nutriti con tè nero e tè verde, è stato scoperto che queste bevande hanno un effetto ipoglicemizzante. Come hanno scritto i ricercatori: “Il tè nero e verde rappresentano un agente potenzialmente poco costoso, non tossico e, di fatto, piacevole per abbassare lo zucchero nel sangue. Il tè può essere un mezzo semplice ed economico per prevenire o ritardare il diabete umano e garantire complicazioni”.
  • Il kombucha. Si tratta di un alimento fermentato ricco di probiotici e batteri benefici che hanno un ruolo importante nel mantenimento della salute dell’intestino. In una revisione di diversi studi si è scoperto che il consumo di probiotici ha un effetto sull’ipertensione. Altri esempi di cibi fermentati sono yogurt naturale, kimchi, miso e tempeh.
  • Il succo di pomodoro secondo alcuni studi potrebbe ridurre la pressione sanguigna e il colesterolo nelle persone a rischio di malattie cardiache, e dunque migliorare i livelli di glicemia nel sangue. Il licopene contenuto nei pomodori, infatti, contrasta lo stress ossidativo e il rischio cardiovascolare, in genere alto nei soggetti con diabete di tipo 2.

Come abbassare la pressione e la glicemia alta con un anti-diabetico naturale: non solo ricco di proteine, aiuta anche a dimagrire

E’ un alimento spesso definito la “carne dei vegetariani“: è un legume ricco di proteine, da tempo oggetto di ricerca in campo nutraceutico, con numerose proprietà terapeutiche, ed ha anche dimostrato di abbassare la glicemia alta.
Il lupino presenta il più alto contenuto di proteine vegetali, importanti per le proprietà benefiche che apportano al nostro organismo.
I lupini sono ricchi di vitamine e minerali, hanno il 40% in più di proteine rispetto a tutti gli altri vegetali come ceci, soia e lenticchie.

In particolare, qualche tempo fa è stato condotto uno studio in Italia sull’alimento, sotto la guida dei gruppi di ricerca dell’Università degli Studi di Milano, coordinati dal professor Marcello Duranti.

Sono le proteine del lupino a possedere le caratteristiche più importanti: una di queste, infatti, la gamma-conglutina, riduce lo zucchero nel sangue se assunta anche in dosi di pochi grammi al giorno,” ha spiegato Duranti: ciò rende il legume un componente ottimo nella dieta di persone diabetiche. “La ricerca è stata condotta su ratti resi iperglicemici, nutriti per tre settimane con alimenti derivati dal lupino. Il risultato è stato molto soddisfacente: gli effetti concreti di un’alimentazione a base di lupino sono la riduzione dell’incremento del peso corporeo, l’assorbimento del cibo e una riduzione della concentrazione di glucosio nel sangue“.

Un altro aspetto interessante è dato dal fatto che la farina che si ricava dal lupino è totalmente priva di glutine, perciò non irrita l’intestino ed è ideale per chi soffre di celiachia. Questa farina, inoltre, ha “eccellenti proprietà nutrizionali, perché contiene un alto quantitativo di proteine, paragonabile a quello di carne e uova“.

Il lupino ha una lunga storia, “dalla dieta dei soldati romani – hanno spiegato gli esperti – che affrontavano lunghi viaggi portando grandi scorte di lupino per ricavare una pasta da assumere come componente proteica assieme a pane e vino, alle moderne tecniche agricole e produttive, che consentono di non assumere più i semi di lupino trattati e conservati per mezzo di concentrazioni di sale, che aumentano il rischio di pressione alta. Si può invece produrre pane, pasta, ma anche altri prodotti con quantità crescenti di proteine di lupino, come i gelati o addirittura delle bistecche ‘milanesi’ dal gusto eccellente“.

Tante le varietà di lupino esistenti, come “l’albus (il classico lupino bianco giallognolo dell’area mediterranea), l’angustifolius (che cresce prevalentemente in Australia) e il luteus (che cresce a diverse latitudini)”. Tra queste varietà, ci sono differenze interessanti: “Alcune sono più ipocolesterolemiche, altre più antidiabetiche, altre possono esercitare effetti diversi, per esempio sulla pressione o anche sull’aumento di peso. Le proteine del lupino possono agire sul sistema del ‘freno ileale’, un meccanismo intestinale di risposta a diverse componenti dietetiche che porta a ridotta contrazione gastrica, ridotto appetito e perdita di peso“.

Lupini: un legume nobile ricco di storia e virtù

I lupini sono i semi del Lupinus albus, appartenenti alla famiglia delle Leguminose.
Vantano origini antichissime tanto che gli archeologici li hanno ritrovati all’interno delle piramidi egizie e nelle tombe Maya. Sappiamo anche che erano ben noti e conosciuti da Greci e Romani, tanto da essere menzionati nelle opere di Ippocrate e nelle epistole di Orazio. Nutrienti, energetici, accelerano il transito intestinale, prevenendo la stitichezza, favoriscono la proliferazione della microflora intestinale probiotica, promuovono l’abbassamento del colesterolo cattivo nel sangue, preservano il corretto funzionamento del sistema cardiovascolare, tengono sotto controllo la pressione alta.
Combattono diabete e insulino-resistenza, donando un rapido senso di sazietà, aiutando a dimagrire nel quadro di un dieta complessivamente bilanciata.

I lupini, ricchissimi di proteine, possono essere paragonati a carne e uova. Non mancano i benefici cosmetici in quanto essi donano elasticità ai tessuti cutanei, prevenendo l’invecchiamento e la formazione di rughe. A causa del loro forte sapore amaro, non possono essere cucinati tradizionalmente ma necessitano di essere bolliti e poi tenuti in acqua e sale per almeno tre ore prima di essere mangiati. La farina di lupini, molto utilizzata dagli intolleranti al glutine, viene impiegata per la preparazione di pane, pasta, biscotti, polpette, frittate, crackers, insaccati, carne in scatola.

La ricetta della frittata di lupini

I lupini possono essere utilizzati come base di ingredienti per molte ricette (primi, dolci e secondi piatti). Utilizzando la farina di lupini beneficeremo non solo delle sue elevate proprietà nutrizionali ma otterremo dei piatti originali e molto gustosi. Le frittata con farina di lupini è un secondo sfizioso da gustare, può essere apprezzato anche dalle persone che soffrono di celiachia, essendo priva di glutine. La farina di lupino è ricca di proteine, può essere miscelata nei prodotti da forno e nel pane nella misura dal 10 al 30%. Il suo sapore ricorda la nocciola e il suo colore giallo donerà un bell’aspetto alla vostra frittata. La cottura può avvenire al forno o in padella; per ottenere questa deliziosa frittata occorrono:

Ingredienti

  • 1 tazza di farina di lupini
  • 200 gr. di latte vegetale
  • 1 pomodoro
  • mezza cipolla
  • origano
  • olio e sale q.b.

Preparazione

Tagliate il pomodoro a tocchetti, e tritate la cipolla. A parte unite il latte e la farina di lupini, mescolando bene con una frusta per evitare la formazione di grumi. Aggiungete la cipolla, il pomodoro e l’origano, mescolando il tutto. Ungete una padella, meglio se antiaderente, scaldatela e versateci il composto. Cuocete a fuoco lento per 30-40 minuti, con il coperchio. A metà cottura girate la frittata in modo che si cuocia uniformemente.


Si tenga presente che le informazioni presenti in questa pagina sono di natura generale e a scopo divulgativo e non sostituiscono in nessun caso il parere del medico, il primo punto di riferimento a cui ricorrere per avere informazioni, chiarimenti, e a cui affidarsi per consigli o esami.

Condividi