C’è una “Fascia di Immunità” al Coronavirus nell’area delle civiltà più antiche: tra il mar Mediterraneo e il Golfo Persico, in una vastissima area geografica che va dallo Stretto di Gibilterra allo Stretto di Hormuz, la pandemia di Covid-19 è molto meno grave rispetto al resto del mondo, nonostante sia arrivata provocando un alto numero di casi. Abbiamo analizzato i dati di tutti i Paesi compresi in questa fascia, escludendo soltanto la Siria che non comunica il numero di tamponi e la Libia che ne ha comunicati pochissimi. I dati dei due Paesi che hanno una forte instabilità politica con guerre civili in corso non sarebbero stati attendibili. Ci siamo così focalizzati su tutti gli altri Paesi che comprendono la stragrande maggioranza del loro territorio nell’area di riferimento, escludendo quindi anche Spagna, Turchia, Egitto, Arabia Saudita e Iran che hanno soltanto un piccolo sbocco nel Mediterraneo o nel golfo Persico e un territorio in prevalenza continentale, lontano dal mare (proprio nelle zone interne, da Madrid al Cairo fino a Teheran, si sono registrati i più grandi focolai del contagio di questi Paesi, che invece mantengono numeri molto contenuti nelle zone costiere).
Ecco, invece, la situazione alla luce degli ultimi dati disponibili (aggiornati al 14 Luglio 2020) nella “Fascia di Immunità” del Coronavirus:
- Qatar – 104.533 casi – 150 morti – 420.649 tamponi (2 milioni 800 mila abitanti)
- Oman – 59.568 casi – 273 morti – 244.831 tamponi (5 milioni 100 mila abitanti)
- Kuwait – 56.174 casi – 396 morti – 441.143 tamponi (4 milioni 250 mila abitanti)
- UAE – 55.573 casi – 335 morti – 4.000.000 tamponi (9 milioni 880 mila abitanti)
- Israele – 42.813 casi – 375 morti – 1.317.362 tamponi (9 milioni 200 mila abitanti)
- Bahrain – 34.078 casi – 111 morti – 685.318 mila tamponi (1 milione 700 mila abitanti)
- Marocco – 16.097 casi – 257 morti – 915.140 mila tamponi (36 milioni 900 mila abitanti)
- Grecia – 3.883 casi – 193 morti – 386.307 tamponi (10 milioni 400 mila abitanti)
- Sicilia – 3.115 casi – 283 morti – 238.702 tamponi (5 milioni abitanti)
- Libano – 2.451 casi – 37 morti – 184.425 tamponi (6 milioni 800 mila abitanti)
- Sardegna – 1.374 casi – 134 morti – 94.052 tamponi (1 milione 600 mila abitanti)
- Tunisia – 1.306 casi – 50 morti – 79.144 tamponi (11 milioni 800 mila abitanti)
- Calabria – 1.216 casi – 97 morti – 106.176 tamponi (1 milione 900 mila abitanti)
- Giordania – 1.198 casi – 10 morti – 477.448 tamponi (10 milioni 200 mila abitanti)
- Cipro – 1.023 casi – 19 morti – 167.394 tamponi (1 milione 200 mila abitanti)
- Malta – 674 casi – 9 morti – 108.553 tamponi (450 mila abitanti)
Complessivamente abbiamo analizzato un’area in cui vivono 120 milioni di persone, in cui abbiamo avuto 385 mila casi e soltanto 2.700 morti. Numeri di gran lunga sproporzionati rispetto al resto del mondo e soprattutto alle aree più colpite, tutte con differenti connotati geografici e climatici. Basti pensare alla Lombardia, dove ci sono stati 16.760 morti su 10 milioni di abitanti, o al Belgio che ha avuto 9.800 morti su 12 milioni di abitanti, al Canada che piange 8.800 vittime su 37 milioni di abitanti, o ancora rispetto allo Stato USA di New York dove ci sono stati addirittura 32.500 morti su 19 milioni di abitanti.
Tra i Paesi dell’area compresa tra Mediterraneo e Golfo Persico abbiamo, in linea di massima, un’alta evoluzione tecnologica e sanitaria: il numero dei tamponi, infatti, è molto alto ovunque, soprattutto negli Emirati Arabi Uniti, ma anche in Bahrain, in Israele, in Giordania, a Malta, a Cipro, in Qatar, in Kuwait. Tra tutti questi Paesi, i dati dei tamponi effettuati nelle Regioni italiane che fanno parte della fascia (Sicilia, Calabria e Sardegna) sono in linea con quelli di Marocco, Grecia, Libano e Tunisia, di gran lunga inferiori rispetto agli altri Paesi sopra menzionati, ma comunque superiori rispetto a molte altre aree del mondo.
Emerge chiaramente come il Coronavirus non dilaghi in termini di contagio: soltanto in Qatar, il Paese che tra due anni ospiterà i mondiali di calcio, il numero di casi è elevato (oltre 100 mila), ma dal punto di vista demografico è un Paese anomalo in quanto solo una piccola percentuale degli abitanti è qatariota, a fronte dell’85% dei residenti che sono indiani, nepalesi, filippini, bengalesi, cingalesi e pakistani, quindi provenienti da altre aree geografiche. Questo particolare ci porta a ipotizzare quanto l’aspetto genetico possa avere un suo ruolo nell’incidenza della malattia: nella Fascia di Immunità, la popolazione ha pelle olivastra e capelli scuri, com’è tipico delle tipologie caucasoidi mediterranea e arabica, che hanno un fenotipo molto simile.
Certamente anche il fattore geografico e climatico è determinante nell’evoluzione della pandemia: continuiamo a vedere giorno dopo giorno come il contagio sia fortemente condizionato dalla stagionalità, con l’Europa che ha visto crollare il numero di casi in tutti i Paesi, a prescindere dal tipo di misure adottate per fronteggiare l’emergenza, con l’arrivo dell’estate mentre al contrario in tutto l’emisfero australe, dall’America Latina all’Oceania passando per l’Africa meridionale, il contagio è aumentato in tutti i Paesi con l’arrivo dell’inverno, anche lì dove i Governi avevano adottato il lockdown. Il clima Mediterraneo–Persico è un clima caldo–secco che chiaramente ostacola la diffusione del virus, anche grazie allo stile di vita delle popolazioni favorite dalle condizioni meteorologiche a trascorrere molto tempo all’aperto.
Tra tutti i Paesi presi in esame, spicca il record della Giordania che con oltre 10 milioni di abitanti, si ritrova ad avere appena 1.198 casi e 10 morti: è il dato migliore al mondo in assoluto. La Giordania è il Paese che, trovandosi nel contesto ambientale di cui sopra, ha adottato i provvedimenti più stringenti rispetto agli altri Paesi della stessa “Fascia di Immunità“: già da Febbraio aveva disposto chiusure molto rigide nei confronti dei Paesi in cui c’era l’epidemia come la Cina, l’Iran e l’Italia. Ha evacuato rapidamente tutti i turisti presenti e il 17 marzo ha completamente chiuso tutti gli aeroporti di fatto isolando il Paese dal resto del mondo. Aeroporti che tuttora rimangono chiusi. Il governo del Paese ha disposto un severissimo lockdown il 18 marzo, riaprendo gradualmente tutte le attività economiche e restituendo ai cittadini le libertà di movimento in modo graduale tra metà maggio e inizio giugno. Un po’ come ha fatto l’Italia, ma con tempistiche differenti che si sono rivelate decisive nel bilancio della pandemia:
- la Giordania ha chiuso tutto prima che nel Paese scoppiasse l’emergenza, prendendo molto sul serio ciò che accadeva all’estero, a differenza dell’Italia che ha pagato il ritardo di aver sottovalutato quanto si verificava da mesi in Cina, Giappone, Corea del Sud, Iran etc.
- la Giordania ha chiuso prima di tutto i propri confini con l’estero, e successivamente ha disposto le limitazioni interne per esaurire i focolai esistenti, una volta accertato che non potevano arrivare nuovi casi da fuori
- la Giordania ha fatto un lockdown vero: nessuno poteva uscire di casa per alcun motivo, neanche per il cibo. L’esercito consegnava le provviste ad ogni famiglia in un regime di letterale coprifuoco.
- la Giordania ha riaperto tutte le attività un po’ prima dell’Italia (ha iniziato il lockdown dieci giorni dopo e ha riaperto le attività commerciali e la mobilità interna negli stessi identici giorni del nostro Paese, quindi il lockdown è durato un paio di settimane in meno) ma ancora adesso tiene chiusi tutti i propri confini con l’estero, compresi gli aeroporti che rimangono blindati. Nessuno può entrare, nessuno può uscire
Al netto delle scelte estreme della Giordania, che vive di turismo e sta avendo gravissime ripercussioni sociali ed economiche per scelte così estreme, in tutta la fascia mediterranea e persiana il Coronavirus non ha attecchito ne’ dilagato come nel resto del mondo. E’ un dato di fatto acclarato dai numeri, anche se la scienza non è ancora oggi in grado di dare una spiegazione precisa al motivo di questa “Fascia di Immunità” proprio in quest’area. Certamente il fattore meteo-climatico e quello genetico possono essere ipotesi importanti, su cui gli studiosi stanno lavorando seguendo il metodo scientifico per confermare, o eventualmente smentire, tali teorie.