Coronavirus, Ilaria Capua: “La prima pandemia nell’era di big data, l’Italia colga l’occasione”

"Guardiamo a un lato positivo: la pandemia distrugge, è vero. Ma è anche generatrice di informazioni. E quella che stiamo vivendo è la prima pandemia che avviene in epoca di big data, misurazioni e sensori"
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“Guardiamo a un lato positivo: la pandemia distrugge, è vero. Ma è anche generatrice di informazioni. E quella che stiamo vivendo è la prima pandemia che avviene in epoca di big data, misurazioni e sensori. Cogliamo l’occasione. L’Italia colga l’occasione“. E’ l’invito che arriva dalla virologa Ilaria Capua, responsabile negli Usa dell’One Health Center of Excellence alla University of Florida. Il tema della cascata di informazioni generate su Covid-19 è stato oggetto di una riflessione affrontata dalla scienziata nei giorni scorsi in occasione di un webinar promosso dalla Fondazione Bracco.

Noi – ribadisce la virologa all’Adnkronos Salute – con i nostri apparecchi stiamo filmando e studiando un fenomeno biologico di proporzioni epocali. La pandemia è un evento di grande trasformazione e noi ci siamo in mezzo non solo in modo passivo ma attivo”, fa notare l’esperta che invita a sfruttare questi dati per “studiare la malattia sotto lenti diverse”. “Possiamo misurare per la prima volta tutto. Dal 1900 al 1999 ci sono state 4 pandemie di influenza. Allora non c’era certamente la stessa velocità di movimento delle persone che portano il virus che vediamo oggi. Ma non c’era neanche questa velocità delle informazioni, a volte giuste a volte sbagliate. Questa pandemia ci porta una quantità di dati pazzesca“, conferma.

E per cogliere questa opportunità ci vuole la massima condivisione delle informazioni, sottolinea. “E’ chiaro che il futuro è in ‘open access’ – osserva Capua – Insieme con Fabiola Gianotti” che guida il Cern di Ginevra “abbiamo lanciato un’iniziativa sulla piattaforma del Cern che si chiama Zenodo per avere un archivio strutturato e accessibile per questi dati che dobbiamo studiare e non possiamo più far finta che non ci sono. Sarà pure ora di incrociare sul serio ad esempio l’inquinamento con Covid, sarà pure ora di vedere l’impatto di tutte queste misure di sanità pubblica sulle infezioni ospedaliere”.

Insomma, l’esperta fa notare che “ci sono ramificazioni che dobbiamo studiare e comprendere e potremmo risparmiare tantissimo facendolo. La sanità non può permettersi un’altra pandemia e la sanità italiana non può permettersi di buttare soldi per malattie evitabili. Vogliamo mettere in atto misure di sanità pubblica che riducano il costo sulla sanità? Per farlo dobbiamo mettere tutti i pezzi insieme e serve un cambio di mentalità”. Il Cern, conclude, “ci sta aiutando con l’infrastruttura e sarebbe fantastico che l’Italia diventasse leader. Siamo stati un Paese colpito così duramente” da Sars-Cov-2 “abbiamo implementato determinate norme, abbiamo una sanità pubblica e possiamo offrire conoscenza e mettere in campo la nostra esperienza per far avanzare anche quelli che non hanno avuto le nostre sfortune. Perché la pandemia – conclude Capua – non è un problema della Regione Lombardia, o dell’Italia, ma di tutto il mondo”.

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