Occhi puntati sulla Caserma Serena dove si sono verificati diversi casi di positività al coronavirus in seguito agli sbarchi di migranti. Sono 117 in più nelle ultime 24 ore i casi di positività registrati in Veneto, riconducibili al focolaio che si è aperto al Centro di accoglienza di Casier nel Trevigiano.
Lo dice il governatore del Veneto Luca Zaia, dando l’aggiornamento della situazione che in parte tiene conto anche dei dati forniti ieri riguardo agli ospiti della caserma. Complessivamente sono stati fatti 1.228.224 tamponi nella Regione finora e il totale dei positivi da inizio pandemia ha raggiunto quota 20.120. Le persone in isolamento sono 3.740, 136 in piu’ rispetto a ieri. I ricoverati sono 117 (31 positivi, i restanti negativi), in terapia intensiva restano 6 persone e i morti sono cresciuti di una unita’ rispetto a ieri (il totale e’ di 2.074). I dimessi, infine, sono 6 in più.
Ieri sera, giovedì 30 luglio, alcuni di loro hanno danneggiato l’infermeria lanciando una brandina, dei mobili e un computer per manifestare il loro diniego alla quarantena obbligatoria che li aspetta. La tensione è nata dalla decisione di bloccare all’interno della struttura tutti i migranti, non solo quelli risultati positivi ai tamponi svolti dagli operatori dell’Usl 2.
Le verifiche su chi entra e chi esce sono accuratissime e il monitoraggio sulle condizioni di salute dei 131 ospiti e un mediatore culturale della ex caserma “Silvio Serena”, di Casier, individuati ieri come positivi asintomatici al Covid-19, è continuo.
Il focolaio di infezione che ha coinvolto circa un terzo dei richiedenti asilo e un operatore che vivono all’interno della vecchia struttura militare trasformata in centro di accoglienza, alle porte di Treviso, è sorvegliato dal personale sanitario dell’azienda Ulss 2 Trevigiana che ha disposto la separazione all’interno del gruppo dei positivi (tutti asintomatici) dagli altri in ambienti distinti e preventivamente sanificati. Una seconda verifica con tampone sara’ condotta fra una settimana.
“E’ un effetto che si poteva prevedere – rileva un negoziante di Casier – e che si ripeterà qui o altrove si scelga di affrontare i problemi collegati ai migranti concentrandoli in gran numero in luoghi ristretti. Che si tratti di una ex caserma, di una casa di riposo o di una discoteca – aggiunge – il virus non vede differenze. Un po’ ce l’aspettavamo, ma sono certo che l’emergenza sarà gestita nel migliore dei modi dalle istituzioni. Certo – conclude – se dai palazzi del Governo ci fosse rivolta un po’ più di attenzione…”. Uno studente che transita in bicicletta di fronte alla ex caserma sembra altrettanto tranquillo. “La questione a mio giudizio veramente importante – sottolinea – è il saper distinguere la dimensione sanitaria dalle altre considerazioni sulle migrazioni. A mente serena e con sangue freddo, senza stabilire un collegamento necessario, peraltro facile da smontare, che avrebbe l’unico effetto di scaldare inutilmente gli animi”.