Terapie alternative o complementari contro il diabete? Una “cura” efficace esiste: lo spiega Giada Savini su “Dottore, ma è vero che?“, la piattaforma anti fake-news della Federazione nazionale degli Ordini dei medici (Fnomceo).
“Il controllo del diabete ci offre la possibilità di riflettere su quella che davvero possiamo considerare una terapia complementare o, in qualche caso, “alternativa”: l’esercizio fisico.
Oltre alle diverse terapie nutrizionali e farmacologiche, a giocare un ruolo fondamentale nel controllo del diabete è proprio l’attività fisica, i cui benefici sono innumerevoli e ben noti per chiunque, anche e in particolar modo per chi soffre di alcune malattie, come il diabete. L’attività fisica – si legge su Dottore, ma è vero che? – aiuta a controllare il peso, abbassare la pressione sanguigna, ridurre il colesterolo LDL (quello “cattivo”) e i trigliceridi dannosi, aiuta ad aumentare il colesterolo HDL (quello “buono”), aiuta a rinforzare i muscoli e le ossa, alleggerire il peso dei disturbi d’ansia e migliorare il benessere generale. Per le persone che soffrono di diabete ci sono ulteriori benefici: l’esercizio fisico abbassa i livelli di glucosio nel sangue e aumenta la sensibilità del corpo all’insulina [1].
“Non esistono limitazioni allo svolgimento dell’attività sportiva, sia amatoriale che agonistica, per chi soffre di diabete di tipo 1, ma ovviamente bisogna osservare alcuni accorgimenti. Sono consigliati sport di tipo aerobico, mentre sono da evitare attività anaerobiche che prevedono esercizi di forza (i cosiddetti esercizi “isometrici”). Sono quindi sconsigliati sport da combattimento con contatto fisico e nei pazienti affetti da retinopatia diabetica le attività che comportano frequenti scuotimenti del capo come la corsa in discesa e la mountain bike [2]. Secondo il professore Giacinto A.D. Miggiano, direttore del Centro di ricerca in Nutrizione umana, presso la Facoltà di Medicina e chirurgia dell’Università cattolica del Sacro Cuore di Roma, in particolare sono fortemente sconsigliati, oltre agli sport che richiedono una particolare prontezza di riflessi, anche quelli subacquei che prevedono tempi di immersione obbligati, che non consentono di gestire le crisi ipoglicemiche.”
“La maggior parte dei pazienti con diabete di tipo 1 – si spiega sul sito Fnomceo – è giovane e naturalmente vuole dedicarsi all’attività fisica con maggiore intensità. In questo caso però è consigliabile l’uso del cardiofrequenzimetro e che si presti particolare attenzione nella cura dei piedi e nell’uso di calzature adeguate. Chi soffre di diabete, infatti, può andare incontro a complicanze ai piedi e alle caviglie, una patologia conosciuta come “piede diabetico”. Dunque, nella vita di tutti i giorni, e soprattutto quando si fa attività sportiva, bisogna fare molta attenzione nello scegliere le scarpe da indossare: né troppo larghe né troppo strette, senza bordi o cuciture irregolari. Ancora, per prevenire la patologia, si raccomanda la rimozione dei calli, la protezione delle vesciche, il trattamento di unghie incarnite o ispessite.
Inoltre è opportuno programmare l’attività fisica ed effettuare una misurazione della glicemia prima e dopo l’esercizio per evitare rischi dovuti a episodi di ipo o iperglicemia, adattando la terapia insulinica e l’assunzione di carboidrati al tempo e al calendario che prevediamo per l’esercizio [2].”
A far eco a Del Toma è anche Alberto Aglialoro, diabetologo presso la SSD Endocrinologia diabetologia e malattie metaboliche dell’ospedale Villa Scassi, ASL 3 di Genova, che in una recente intervista afferma che “dobbiamo diffondere la cultura dell’attività fisica sin dall’esordio della malattia poiché è la terapia più accessibile, economica e salutare” [7]. L’attività fisica è un efficace strumento di prevenzione perché dà la possibilità di ridurre la comparsa della malattia diabetica e di altre malattie, in particolare quelle cardiovascolari e cardiometaboliche. Purtroppo però, prosegue Aglialoro, nonostante le evidenze scientifiche, “la prescrizione dell’attività fisica in modo strutturato non è ancora entrata nel bagaglio di conoscenze applicate alla pratica clinica del diabetologo”.
“Se il diabetico di tipo 2 fa attività fisica costante può guarire. Se si corre un’ora il metabolismo fa scendere la glicemia, che può restare bassa per diverse ore a seconda dell’intensità, fino a 24-48 ore. Nel secondo giorno il vantaggio si perde un po’. L’attività aerobica serve per aumentare la muscolatura e quindi l’ingresso di più glucosio nelle cellule anche durante la fase di riposo” consigliano dalla Fondazione Umberto Veronesi [8]. L’attività fisica è uno dei fattori fondamentali che possono condizionare la vita del diabetico – spiega Livio Luzi, endocrinologo e ricercatore, attualmente professore ordinario di Endocrinologia alla facoltà di Scienze motorie dell’Università degli Studi di Milano – ma non bisogna trascurare altre abitudini che possono influire sulla condotta della terapia, come la dieta, il fumo di sigaretta, l’assunzione eccessiva di alcol e lo stress sia lavorativo sia psicologico” [8].
“Dieta ed esercizio fisico hanno, pertanto, l’importante compito di supportare nel controllo della glicemia chi ha il diabete, migliorando la circolazione sanguigna e favorendo l’ossigenazione dei tessuti dell’organismo, di contribuire alla prevenzione delle complicanze caratteristiche del diabete. I cambiamenti nello stile di vita e l’aderenza al trattamento farmacologico sono essenziali per migliorare la prognosi nel diabete, oltre che fondamentali per evitare di dover ricorrere a trattamenti più invasivi e complessi [9].
Le stime dell’Organizzazione Mondiale della Sanità prevedono che il diabete sarà una delle principali cause di morte e disabilità nel prossimo quarto di secolo. Nel 1985 erano 30 milioni le persone a cui era stato diagnosticato il diabete, 10 anni dopo il numero era salito a 135 milioni e al ritmo attuale i casi arriveranno a 300 milioni entro il 2025 [10]. In Italia, nel 2016 erano oltre 3 milioni 200 mila le persone affette da diabete, il 5,3% della popolazione totale. L’aumento è dovuto sia all’invecchiamento della popolazione che ad altri fattori, tra cui l’anticipazione delle diagnosi (che porta in evidenza casi prima sconosciuti) e l’aumento della sopravvivenza dei malati di diabete. Nell’ultimo decennio, infatti, la mortalità per diabete si è ridotta di oltre il 20% in tutte le classi di età [11].
Un più frequente e relativamente più intenso esercizio fisico – conclude Giada Savini – può davvero rivelarsi una “medicina alternativa” per prevenire o controllare la malattia diabetica“.
- Bibliografia
1 . Harvard Health Publishing. “The importance of exercise when you have diabetes”. Ultimo accesso 27 luglio 2020
2. Miggiano GAD, “La nutrizione nelle malattie del metabolismo”. Roma: Il Pensiero Scientifico editore, 2016
3 . Morabia A, Costanza M, “Does walking 15 minutes per day keep the obesity epidemic away? Simulation of the efficacy of a population wide campaign”. Am J Public health 2004; 94:437-40
4 . Hamasaki H, “Daily physical activity and type 2 diabetes: A review”. World J Diabetes. 2016;7(12):243-251
5 . Colberg SR, Sigal RJ, Yardley JE, et al. “Physical Activity/Exercise and Diabetes: A Position Statement of the American Diabetes Association”. Diabetes Care. 2016;39(11):2065-2079
6. Del Toma E, “La dieta si fa contando i passi”. Roma: Il Pensiero Scientifico Editore, 2011
7 . Associazione medici diabetologi. “La ‘medicina’ migliore per il diabete? L’attività fisica…”. Ultimo accesso 27 luglio 2020
8 . Stucchi E, “Contro l’alta glicemia la miglior medicina è l’attività fisica”. Fondazione Umberto Veronesi, 2 luglio 2014
9 . L’Angolo del Diabetico. “Il ruolo dell’aderenza terapeutica nella prevenzione delle complicanze del diabete”. Ultimo accesso 27 luglio 2020
10 . Pandey A, Tripathi P, Pandey R, et al. “Alternative therapies useful in the management of diabetes: A systematic review”. J Pharm Bioallied Sci. 2011;3(4):504-512
11 . Istat. “Il diabete in Italia”. 20 luglio 2017 . Istat. “Il diabete in Italia”. 20 luglio 2017