Gli attacchi di mal di testa sono molto temuti, ed infatti “i pazienti spesso cercano di evitare quei fattori che associano all’arrivo del dolore. C’è chi chiama in causa i dolci, un particolare tipo di vino, o il formaggio. E lo elimina dalla dieta per un po’, trovando all’inizio qualche beneficio. Peccato però che dopo un po’ l’emicrania ritorni“: lo ha dichiarato Messoud Ashina, neurologo dell’University of Copenhagen, in occasione del 13° Congresso dell’European Headache Federation, tenutosi ad Atene lo scorso anno. L’esperto ha puntato il dito su due elementi: “Mancanza di sonno e turni di lavoro sballati. In questo caso non abbiamo dubbi che favoriscano gli attacchi“.
“Non ci sono evidenze, invece, se non aneddotiche, per quanto riguarda dolci, formaggio e vino. C’è però il fatto che, quando sta per arrivare un attacco di emicrania, in genere si ha voglia di mangiare qualcosa di dolce. Se lo si fa, e poi arriva il dolore, ecco che si finisce per associare l’attacco“. “E’ chiaro che sulle cause del mal di testa, e di questa particolare forma che si manifesta spesso con un dolore laterale, nausea, vomito, fastidio nei confronti di luce, rumori e odore, dobbiamo saperne di più“.
Secondo il neurologo, le donne sono più colpite anche perché “un ruolo importante è giocato dalle fluttuazioni ormonali del ciclo mestruale, tanto che spesso stanno meglio una volta in menopausa“.
“C’è anche la questione della predisposizione genetica di cui tenere conto. In generale, però – ha concluso Ashina – sappiamo che la mancanza di sonno favorisce l’emicrania, patologia che colpisce in particolare chi fa turni di notte e ha un’alimentazione irregolare, o lavora nel weekend: è il caso delle infermiere, ad esempio“.
Mal di testa: malattia a sé o “sintomo di qualcos’altro”? Come escludere altre patologie?
Il mal di testa, o cefalea colpisce soprattutto persone in età adulta (soprattutto le donne), può essere un disturbo occasionale, ma può anche essere frequente e grave, tale da incidere sulla qualità della vita.
La cefalea – spiega Humanitas Salute, edito dall’Humanitas Research Hospital, ospedale ad alta specializzazione, centro di Ricerca e sede di insegnamento universitario – può essere sintomo e malattia insieme: non è sempre facile capirne la causa e, in caso di mal di testa frequente o particolarmente intenso, si possono fare alcuni esami che potrebbero aiutare nella diagnosi ed escludere certe patologie in favore di altre.
Di seguito l’approfondimento di Humanitas Salute, che ha consultato il dottor Vincenzo Tullo, neurologo e Responsabile dell’Ambulatorio sulle Cefalee di Humanitas.
Nella maggioranza dei casi “il mal di testa può essere diagnosticato e trattato in seguito a una normale visita medica: attraverso l’anamnesi, infatti, si può riconoscere il tipo di cefalea (se primaria o secondaria) e inquadrare la patologia.
In caso di cefalea primaria siamo di fronte a una patologia a sé; in caso di cefalea secondaria, il mal di testa è sintomo della presenza di qualcos’altro, che va quindi indagato e affrontato.
Il neurologo potrà individuare i fattori che scatenano gli attacchi, consigliare precauzioni e identificare la terapia idonea, e richiedere altri esami, come la Risonanza Magnetica encefalica, la TAC al cranio, l’elettrocardiogramma, l’elettroencefalogramma, la radiografia al cranio, gli esami di laboratorio, la polisonnografia e altro.”
Attraverso la radiografia, “è possibile visualizzare le componenti dure della scatola cranica. Il paziente, in piedi, viene fatto appoggiare a una parete dietro la quale è posizionata una lastra, sulla quale si impressionano i raggi X.
L’esame non è pericoloso e può essere utile per determinare un sospetto danno all’osso, così come la presenza di alcuni tumori, o una più semplice sinusite: il mal di testa potrebbe derivare da una di queste patologie.”
L’elettroencefalogramma (EEG) “è un esame diagnostico che, attraverso l’utilizzo di alcuni elettrodi posizionati sul cuoio capelluto, misura l’attività elettrica cerebrale e la riproduce su uno schermo, sotto forma di una serie di onde. L’esame non è invasivo, né doloroso: il paziente viene fatto accomodare su una poltrona o lettino per favorire il rilassamento, e vengono applicati circa una ventina di elettrodi, ognuno dei quali adibito alla registrazione di informazioni di una determinata area del cervello: grazie a questa caratteristica, l’EEG è in grado di fornire informazioni non solo su attività elettriche anomale, ma anche sulla loro localizzazione. È indicato nelle crisi di cefalea particolarmente brevi, in caso di alterazioni della coscienza, di crisi epilettiche, di deficit neurologici focali e di emicrania basilare.”
La Tomografia Assiale Computerizzata “è un esame radiologico che sfrutta i raggi X per “vedere” all’interno dell’organismo.
Il paziente viene fatto sdraiare su un lettino che si muove orizzontalmente all’interno di un tubo aperto; deve restare immobile per cinque minuti, che è circa la durata media dell’esame.
L’esame produce delle immagini (scansioni) del cervello, creando una mappa geografica che evidenzia le strutture presenti. È preferibile alla Risonanza in pochi casi, in particolare nell’urgenza: emorragia cerebrale e trauma cranico. Si ricorre alla TAC in caso di controindicazioni alla risonanza: clips ferromagnetiche sui vasi, pace-maker cardiaco, claustrofobia.”
La risonanza magnetica nucleare (RMN) “si basa sull’applicazione di un campo magnetico di elevata intensità e onde di radiofrequenza (simili alle onde radio) alla parte del corpo da esaminare (in questo caso, la scatola cranica). A differenza della TAC non impiega radiazioni ionizzanti. Consente di creare immagini a tre dimensioni.
Il paziente viene fatto sdraiare su un lettino ed entrare nel tubo del macchinario; può richiedere la somministrazione in vena di un mezzo di contrasto e necessita dell’immobilità del paziente per tutta la durata dell’esame: più sarà immobile, migliori saranno le immagini e inferiore sarà la durata dell’esame stesso.
La RMN all’encefalo può essere utile in caso di cefalee con elementi atipici, deficit neurologici a insorgenza improvvisa, demenze, tumori primitivi o metastasi, patologie demielinizzanti come la sclerosi multipla o patologie infettive tipo encefalite o meningite.
A causa del campo magnetico, i portatori di pacemaker o di altri dispositivi ad attivazione magnetica non possono sottoporsi all’esame; in caso di dubbi sulla presenza nel corpo di parti metalliche (come punti di sutura, clip, protesi) il paziente dovrà informare il personale medico.”
La Polisonnografia “è un esame diagnostico strumentale a cui vengono sottoposti gli individui con disturbi del sonno e spesso con cefalea notturna o del risveglio. Rileva numerosi parametri durante il sonno del paziente come il russare, l’ossigenazione del sangue, la frequenza cardiaca, i movimenti del corpo, i microrisvegli, la qualità del sonno, ecc.”
L’Eco Color Doppler dei vasi del collo (tronchi sovraortici) “è un’indagine diagnostica non invasiva che permette il monitoraggio della circolazione arteriosa diretta verso il cervello attraverso le carotidi e le arterie vertebrali. Si tratta di un’ecografia arricchita da valori visivi (Color) e acustici (Doppler) per valutare i vasi e il flusso del sangue al loro interno. L’esecuzione dell’ecocolordoppler dei tronchi-sovraortici non presenta alcuna controindicazione. È l’indagine di prima scelta per la diagnosi delle malattie cerebrovascolari (tra cui alcune cefalee) e per il loro screening.”
Emicrania, esperta: “La paura dell’attacco porta a fare attenzione ai 5 fattori che potrebbero scatenarlo”
I 6 milioni di italiani che soffrono di emicrania vivono spesso una vita sospesa tra un attacco e la costante paura del successivo: è quanto emerso da una ricerca promossa dall’azienda farmaceutica Teva Italia e condotta da Elma Research, presentata nel seminario web “Emicrania: bisogni da soddisfare e sfide da vincere. Fremanezumab, una nuova opportunità per i pazienti“.
L’indagine ‘A deep dive into migraine’ ha seguito per tre mesi le giornate di pazienti emicranici, raccogliendo i dati con strumenti differenti, dalla community web ai focus group, allo smartphone diary, con testimonianze video prodotte dai pazienti stessi. Gli effetti dell’emicrania sono stati indagati in 4 ambiti: nella sfera privata, in quella pubblica, nella percezione del giudizio degli altri e nel tipo di reazione nei confronti della malattia. Sono 4 anche i principali tipi di impatto messi in evidenza: limitazione, isolamento, senso di colpa, difficoltà nella progettualità.
“L’emicrania – ha spiegato Cristina Anfossi, direttore di ricerca di Elma Research – pervade tutte le dimensioni della vita di una persona. La paura dell’attacco porta a fare attenzione a ogni elemento che potrebbe scatenarlo: l’alimentazione, il sonno, la temperatura, la luce, il rumore. Le persone, in particolare le donne, finiscono per percepirsi come ‘difettosi’, si sentono in colpa perché la malattia sottrae tempo da dedicare ai figli, al partner, agli amici“. E nel mondo del lavoro i problemi peggiorano. “L’ambiente lavorativo – continua Anfossi – spesso non aiuta: open space in cui c’è rumore, luce inadeguata, ore al pc, odori. Oltre questo ci sono i pregiudizi da affrontare. Spesso quindi si finisce a non raccontare a colleghi e superiori la propria malattia con le difficoltà di conciliare gli attacchi invalidanti con il lavoro“.
“Il senso di colpa e l’impossibilità di fare progetti sono temi centrali della vita delle persone emicraniche, come mette bene in evidenza questa indagine“, osserva Simona Sacco dell’università de L’Aquila, direttore di Neurologia all’ospedale di Avezzano.
“Un aspetto da non sottovalutare, infatti, è l’angoscia di chi vive costantemente nel timore della prossima crisi, spesso avendo già tentato diversi farmaci con effetti collaterali che rendono la quotidianità non sempre semplice“.
Mal di testa, sintomo di altra malattia? Tutte le patologie associate e quando è necessario rivolgersi al medico
Ci sono sintomi, come forti mal di testa, che costituiscono un campanello d’allarme su cui indagare, perché, nel caso più temuto, potrebbero essere spia di altre patologie, più o meno gravi.
Con “mal di testa” in genere si indica qualsiasi dolore localizzato alla testa, di varia intensità e natura. Il termine meno popolare per indicare il mal di testa è “cefalea” o “cefalgia” (dal greco kefal, che significa testa).
Il mal di testa è una condizione medica che può essere uno dei sintomi di malattie cerebrali o di altra natura (febbre, stress, otite, sinusite, tumori cerebrali, meningite, nevralgia), come accade nelle cosiddette “cefalee secondarie” o “cefalee sintomatiche“, ma può anche essere sintomo e malattia allo stesso tempo, come accade nelle cosiddette “cefalee primarie” o “cefalee essenziali” (che devono essere considerate come malattie vere e proprie).
Il dolore può essere più o meno intenso, continuo o intermittente, manifestarsi in modo cronico o episodico e può essere accompagnato da ipersensibilità a luci e suoni, nausea, vomito, lacrimazione più o meno diffusa. Può interessare tutto il capo o risultare circoscritto a una specifica area della testa.
Quali malattie si possono associare al mal di testa?
Le patologie che possono risultare associate al mal di testa – secondo l’Humanitas Research Hospital, ospedale ad alta specializzazione, centro di Ricerca e sede di insegnamento universitario – sono le seguenti (l’elenco non è esaustivo ed è sempre bene chiedere consulto al proprio medico):
- Acetonemia
- Acidosi metabolica
- Acromegalia
- AIDS
- Allergie respiratorie
- Ambliopia
- Anafilassi
- Anomalie vascolari
- Apnee notturne
- Artrosi cervicale
- Astigmatismo
- Aterosclerosi
- Bruxismo
- Cefalea
- Cheratocono
- Colite
- Dengue
- Ebola
- Emicrania
- Fuoco di Sant’Antonio
- Gastroenterite
- Glaucoma
- Herpes zoster oftalmico
- Ictus
- Indigestione
- Influenza
- Insufficienza renale
- Intolleranze alimentari
- Intossicazione da monossido di carbonio
- Ipermetropia
- Ipertensione
- Leucemia
- Lupus eritematoso sistemico
- Malaria
- Malattia da graffio di gatto
- Malattia di Chagas
- Malattia di Wilson
- Meningite
- Miopia
- Mollusco contagioso
- Mononucleosi
- Morbo di Paget
- Otite
- Parotite
- Pitiriasi rosea
- Policitemia vera
- Poliomielite
- Poliposi nasale
- Polmonite
- Pre-eclampsia
- Presbiopia
- Rabbia
- Raffreddore
- Retinoblastoma
- Rinite
- Rosolia
- Scarlattina
- Scialoadenite
- Sepsi
- Sifilide
- Sinusite
- Strabismo
- Tetano
- Tifo
- Toxoplasmosi
- Trauma
- Tripanosomiasi africana
- Tumori cerebrali (approfondimento di seguito)
- Vaiolo
- Varicella
- Vene varicose
Per approfondire:
- Mal di testa, irritabilità e fiato corto: potrebbe essere anemia da carenza di vitamine, sintomi e cause
- Mal di testa: ecco la bevanda che allevia il dolore dell’attacco acuto di emicrania
- Emicrania: c’è un rimedio efficace per combattere il mal di testa, fondamentale per tenere a bada diabete e pressione alta
- Tumore al cervello: sintomi e approcci terapeutici
- I segnali del tumore: dalla stanchezza alla febbre, dalla tosse al prurito. I sintomi del cancro che non dobbiamo trascurare
Quali sono i rimedi contro il mal di testa?
Quando il mal di testa è sintomo della presenza di altre patologie (come otiti, nevralgie, sinusiti, tumori cerebrali, ecc) per mettere a punto un trattamento idoneo è necessario scovare la patologia che ne è alla base e lavorare su questa (si parla in questo caso di cefalee secondarie o sintomatiche). Quando, invece, il mal di testa è esso stesso una malattia (cosa che accade nelle cefalee primarie o essenziali) i rimedi atti a lenire la condizione dipenderanno da diversi fattori – tipo e frequenza del mal di testa, sintomi accusati, patologie coesistenti, fattori scatenanti. In diversi casi il riposo può favorire il recupero. In ogni caso è sempre bene chiedere un consulto del medico, soprattutto in caso di forte trauma o se si è in presenza (o a rischio) di malattie diagnosticate in precedenza.
Mal di testa e il tumore al cervello
Per tumore al cervello si intende una proliferazione abnorme di cellule nel cervello: si può trattare di neoformazioni benigne (es. meningioma, neuroma acustico, adenoma pituitario) o maligne (es. astrocitoma, ependinoma, glioblastoma ecc).
Il sistema nervoso centrale – riporta l’Associazione Italiana per la Ricerca sul Cancro – è costituito da due parti: l’encefalo e il midollo spinale. Insieme controllano sia i movimenti e le azioni volontarie, come camminare, parlare eccetera, sia le funzioni involontarie, quali la respirazione, la digestione e così via. Il sistema nervoso centrale è anche alla base delle funzioni sensoriali (la vista, l’olfatto, il tatto, l’udito e il gusto), delle emozioni e di tutte le attività superiori quali la memoria e l’apprendimento.
L’encefalo è un organo spugnoso e soffice, suddiviso in tre parti: il cervello, il cervelletto e il tronco cerebrale.
Il cervello è la parte più voluminosa, divisa in due porzioni simmetriche chiamate emisferi (destro e sinistro), che controllano ciascuna le funzioni della metà opposta del corpo. Ogni emisfero è organizzato in quattro lobi: il frontale, il parietale, l’occipitale e il temporale, adibiti a compiti specifici. Vi sono, poi, strutture profonde come l’ipofisi, l’ipotalamo, l’ippocampo e l’amigdala che controllano diverse funzioni, tra cui quelle emotive.
Il cervelletto è più piccolo dell’encefalo ed è situato sotto di esso e posteriormente. È responsabile dell’equilibrio e della coordinazione e controlla attività complesse come parlare e camminare.
La terza parte del cervello, detta tronco cerebrale, collega l’encefalo al midollo spinale e regola molte delle funzioni fondamentali del corpo come la respirazione, il mantenimento della temperatura corporea e della pressione sanguigna.
Il midollo spinale è composto da un insieme di nervi, cellule e fibre nervose che corrono dalla testa fino alla zona lombare all’interno del canale vertebrale. Il suo compito è trasferire gli stimoli dalla periferia al cervello e, in senso inverso, i messaggi del cervello ai vari organi.
Il sistema nervoso è la parte più delicata e importante di tutto l’organismo umano e, per questo, è protetto da una serie di barriere. Tra queste vi sono le meningi, membrane che lo avvolgono per tutta la sua lunghezza e che attutiscono gli urti, insieme a un liquido chiamato liquor, prodotto in una zona cava dell’encefalo suddivisa in quattro ventricoli. Il liquor deve anche rifornire il cervello con le sostanze nutritive provenienti dal sangue e portare via le sostanze di rifiuto.
Un’ulteriore protezione è assicurata dalle strutture ossee presenti lungo tutto il sistema nervoso, dalla scatola cranica alle vertebre.
Forme tumorali possono colpire qualsiasi parte del cervello, del cervelletto o del sistema nervoso e anche le meningi che lo rivestono.
I tumori del sistema nervoso centrale sono abbastanza rari e rappresentano circa l’1,6 per cento di tutti i tumori (dati AIOM AIRTUM 2017).
Più frequenti sono invece i tumori che si formano all’interno del cervello, ma che hanno origine da cellule metastatiche provenienti da altri distretti, come per esempio il seno, la cute e il polmone. In questo caso la massa tumorale è composta da cellule che non originano dal sistema nervoso, ma che interferiscono comunque con il suo funzionamento.
Sintomi
Le manifestazioni di un tumore cerebrale dipendono soprattutto dalla sua localizzazione e dalle dimensioni della massa. Poiché ogni zona è responsabile di una funzione specifica – spiega l’AIRC – sarà quella stessa funzione a essere più o meno compromessa, con una grande varietà di sintomi. Per esempio, le neoplasie del lobo frontale sono caratterizzate da una grande debolezza e incapacità di muovere una parte del corpo, disturbi dell’umore e confusione.
I tumori del lobo parietale, invece, si manifestano genericamente con convulsioni, paralisi, impossibilità a compiere movimenti complessi come scrivere o manipolare un oggetto. Quelli che partono dal lobo occipitale provocano disturbi visivi fino alla cecità, allucinazioni e convulsioni, mentre le neoplasie che interessano il lobo temporale si manifestano con disturbi dell’equilibrio e del senso dello spazio, incapacità a comprendere e svolgere comandi molto semplici, convulsioni e difficoltà o impossibilità di parlare. Se il tumore colpisce il cervelletto, il malato ha molte difficoltà a mantenere l’equilibrio e a coordinare i movimenti, soffre di forti cefalee, nausea e vomito.
I tumori dell’ipotalamo provocano disturbi emotivi e della percezione del freddo e del caldo; se il malato è un bambino ritardano la crescita e interferiscono con l’appetito e la nutrizione.
In generale, e con l’eccezione delle malattie del cervelletto, se una neoplasia colpisce una parte del cervello (per esempio la sinistra) il sintomo si manifesta nella parte opposta (la destra). Questo è dovuto al fatto che ogni emisfero cerebrale governa la parte controlaterale del corpo.
Infine, via via che il tumore cresce invade i tessuti circostanti, ma nel cervello lo spazio a disposizione è molto ridotto e si ha presto la formazione di liquido che comprime le parti ossee, generando forti mal di testa che non passano con i farmaci analgesici o gli antinfiammatori. Il mal di testa intrattabile è, quindi, uno dei sintomi più comuni, insieme alle crisi epilettiche, dovute all’effetto irritante della massa tumorale.
Prevenzione, diagnosi, fattori di rischio
Oltre a un esame neurologico completo, che valuti il deficit cognitivo e motorio, la diagnosi oggi viene fatta tramite gli strumenti di visualizzazione del cervello quali la TC e, soprattutto, la risonanza magnetica.
Le più recenti tecniche chirurgiche consentono di asportare tumori che un tempo venivano giudicati inoperabili. Per i tumori benigni, come i meningiomi o gli astrocitomi pilocitici, la neurochirurgia è spesso risolutiva. Per i tumori maligni, invece, la prognosi rimane insoddisfacente.
L’unico legame accertato con fattori di rischio è quello con le radiazioni ad alto dosaggio. Raramente alcuni tipi di neoplasie del sistema nervoso ricorrono nell’ambito di una stessa famiglia. In questi casi è probabile che vi sia una componente genetica ereditaria, anche se non è ancora chiaro quali siano i geni interessati né come le alterazioni si trasmettano e siano poi in grado di causare la malattia.
Le malattie ereditarie più frequentemente associate a tumori del sistema nervoso sono la neurofibromatosi di tipo 1, di tipo 2 e la sindrome di Li Fraumeni.
Tipologie
Una degenerazione cancerosa può colpire qualunque parte del sistema nervoso centrale e, per questo, esistono molti tipi di tumore.
Gliomi
I più frequenti sono i gliomi, che rappresentano circa il 40 per cento di tutti i tumori cerebrali primitivi. Essi si sviluppano dalle cellule di supporto del sistema nervoso centrale (cellule gliali) deputate a svolgere importanti funzioni, come per esempio produrre la mielina, la sostanza bianca che riveste i nervi permettendo che l’impulso nervoso si trasmetta.
I gliomi comprendono alcuni sottotipi che spesso prendono il nome dal tipo di cellula colpita: essi sono nominati qui di seguito.
- Astrocitomi diffusi: derivano dagli astrociti, cellule chiamate così perché a forma di stella. Rappresentano circa il 15 per cento di tutti i gliomi. L’età media dei soggetti colpiti è di 30-40 anni.
- Astrocitomi pilocitici: tumori molto rari, rappresentano circa il 5 per cento dei gliomi. Sono però i più comuni nei bambini e, in questa fascia d’età, in più della metà dei casi il tumore è localizzato nel cervelletto. A differenza di altri gliomi, solo raramente si trasformano in un tumore più aggressivo e nella maggioranza dei casi la chirurgia è curativa.
- Astrocitomi anaplastici: sono costituiti principalmente da cellule immature (anaplasia significa differenziazione delle cellule avvenuta parzialmente o regredita). Colpiscono principalmente persone tra i 30 e i 50. Nel tempo tendono a trasformarsi in gliomi più aggressivi.
- Glioblastomi: rappresentano circa il 15 per cento di tutti i tumori cerebrali; sono composti da cellule scarsamente differenziate. Sono la forma più maligna dei gliomi e colpiscono prevalentemente persone tra i 45 e i 75 anni di età.
- Oligodendrogliomi: derivano da un secondo tipo di cellule gliali, gli oligodendrociti. Rappresentano circa il 5 per cento dei tumori cerebrali. Comprendono tumori di diverso grado e aggressività. Di solito hanno un’evoluzione lenta e rispondono bene alle terapie.
- Gliomi misti: sono costituiti da una popolazione mista di cellule gliali (astrociti e oligodendrociti). Sono tumori di II o III grado con una evoluzione molto variabile. Si riscontrano più frequentemente in pazienti di età media.
- Ependimomi: originano dalle cellule ependimali che svolgono funzione di rivestimento dei “canali” cerebrali dove è conservato il liquor che protegge cervello e midollo spinale. Sono tumori poco comuni e rappresentano infatti solo il 2,3 per cento dei tumori intracranici. Di solito si presentano nei bambini nei primi dieci anni di vita, dove la frequenza aumenta fino al 15 per cento e più raramente in giovani adulti. Per il 65 per cento si presentano in fossa cranica superiore e in circa il 10 per cento dei casi hanno maggior grado di malignità e si diffondono lungo gli spazi liquorali.
Medulloblastomi
Tumori maligni tra i più frequenti in età infantile o nell’adolescenza, possono colpire anche giovani adulti. Si originano nel cervelletto ma possono diffondersi anche in altre aree dell’encefalo. Iniziano da cellule primitive e poco differenziate, che di norma scompaiono dopo la nascita.
Meningiomi
Originano nelle meningi, ovvero nelle membrane che avvolgono e proteggono il cervello. Rappresentano circa il 30 per cento delle neoplasie del sistema nervoso centrale. In molti casi si tratta di riscontri occasionali: piccoli meningiomi vengono infatti osservati in TC cerebrali o RM cerebrali eseguite per altri motivi, per esempio dopo un incidente stradale. Sono comuni nelle persone di età media e negli anziani, e sono più frequenti nelle donne. Hanno crescita molto lenta e solo una parte modesta di essi, inferiore al 15 per cento, ha caratteri atipici o maligni. La probabilità che il meningioma si riformi dopo l’intervento chirurgico dipende dal grado istologico del tumore e dall’entità dell’asportazione.
Emangioblastomi
Sono tumori molto rari di solito benigni e a crescita lenta. Si originano nelle cellule dei vasi sanguigni. Si osservano sia forme sporadiche sia forme familiari associate alla malattia di von Hippel Lindau.
Germinomi
Sono tumori rari che rappresentano circa il 3 per cento dei tumori primitivi cerebrali e originano dalle cellule germinali. Sono tipici dell’adolescenza e del sesso maschile e sono più comuni nelle popolazioni asiatiche.
Neurinomi
Sono tumori benigni che colpiscono soprattutto il nervo acustico e il trigemino. Originano dalle cellule di Schwann (da cui deriva il nome di schwannoma) che ricoprono le fibre nervose e hanno il compito di sintetizzare la mielina (la guaina protettiva che avvolge ogni cellula nervosa).
Craniofaringiomi
Sono tumori benigni che derivano da residui embrionali. Fra i tumori primitivi dell’encefalo essi rappresentano lo 0,7 per cento e il 5-13 per cento dei tumori encefalici dei bambini. Più della metà di essi colpisce soggetti con più di 16 anni.
Linfomi primitivi
Si tratta di tumori che derivano da linfociti, ma a differenza dei linfomi sistemici, la neoplasia è limitata al sistema nervoso centrale e non ha colpito altri organi. Sono particolarmente maligni e comuni nei soggetti immunodepressi. Rappresentano il 3,1 per cento di tutti i tumori primitivi encefalici; l’incidenza, a causa della diffusione dell’AIDS, sta lentamente aumentando.
Come si cura
L’intervento chirurgico – riporta l’AIRC – è il metodo di cura dei tumori cerebrali più diffuso. In generale la neurochirurgia serve a ridurre la pressione che il tumore esercita all’interno del cranio e a diminuire così i sintomi. Inoltre consente un’esatta analisi istologica del tumore e quindi è indispensabile per pianificare una terapia specifica per quel tipo di tumore cerebrale.
Esistono anche tecniche di chirurgia dei tumori che utilizzano raggi e quindi sarebbero più correttamente ascrivibili alla radioterapia. Si tratta degli interventi con cyber knife o gamma knife: il tumore viene studiato e localizzato attraverso tecniche di imaging cerebrale come la risonanza magnetica. La sua posizione esatta viene determinata con l’aiuto di un casco stereotassico che consente di inviare alla parte di tessuto malato un raggio che ne provoca la distruzione, senza dover aprire la scatola cranica. Gli interventi stereotassici a scatola cranica chiusa sono effettuabili solo se il tumore è di dimensioni medio-piccole e se il numero di lesioni è limitato (in genere massimo tre).
Oggi è possibile eseguire, anche per alcuni tumori cerebrali, analisi molecolari che consentono una prognosi più precisa e permettono di scegliere terapie sempre più mirate.
La radioterapia completa l’intervento chirurgico e il trattamento è finalizzato a ridurre il rischio di recidiva. Può essere utilizzata da sola o in associazione alla chemioterapia.
Di solito la chemioterapia e la radioterapia sono riservate ai tumori che mostrano una certa aggressività.
Per molti anni si è discusso sulla reale utilità della chemioterapia nei tumori cerebrali, perché è difficile raggiungere il cervello con i farmaci, proprio per la presenza di una naturale barriera agli agenti esterni. La ricerca ha fatto grandi passi avanti in questo settore, aggiungendo nuove molecole come la temozolomide e nuovi assortimenti di farmaci già in uso. Oggi, nei gliomi di alto grado, la chemioterapia è considerata un trattamento di provata efficacia. Sono, inoltre, interessanti i risultati ottenuti dai farmaci inibitori dell’angiogenesi (la formazione dei vasi che alimentano il tumore) nei tumori cerebrali di grado più elevato.
Infine, conclude l’AIRC, risultati incoraggianti sono stati ottenuti anche con forme di immunoterapia, basate sull’uso di particolari cellule del sistema immunitario sensibilizzate verso il tumore oppure con peptidi sintetici.
Si tenga presente che le informazioni presenti in questa pagina sono di natura generale e a scopo divulgativo e non sostituiscono in nessun caso il parere del medico, il primo punto di riferimento a cui ricorrere per avere informazioni, chiarimenti, e a cui affidarsi per consigli o esami.