Una piattaforma per trovare manodopera agricola in modo rapido e trasparente contro la piaga del caporalato, un gregge di capre giardiniere, classi elementari di robotica, percorsi lenti adottati come stile di vita da intere comunità, arte contemporanea per il recupero di spazi dismessi e accoglienza diffusa contro lo spopolamento di valli e borghi fantasma. Ma anche nuove speculazioni sui fondi della Politica agricola comunitaria (PAC) per il sostegno alla pastorizia in montagna, discariche di rifiuti speciali realizzate vicino a parchi naturali, modifiche peggiorative di leggi sulla caccia a scapito di specie in declino o minacciate a livello globale. Sono alcune delle realtà premiate dalle Bandiere Verdi e segnalate dalle Bandiere Nere 2020, raccontate nel nuovo rapporto di Carovana delle Alpi di Legambiente, che anche quest’anno ha assegnato i suoi vessilli ad attività imprenditoriali, associazioni, comunità, consorzi, Comuni e Regioni dell’arco alpino distintisi in positivo e in negativo in tema di sostenibilità. Non più semplici frammenti di montagna, ma tasselli di un mosaico ben più ampio e variegato che, di anno in anno, si arricchisce di esperienze da cui ripartire o, al contrario, da cui affrancarsi nella ricerca di un equilibrio-uomo ambiente mai percepito così tanto fondamentale come in questo particolare momento storico.
Ben 19 le Bandiere Verdi che hanno premiato pratiche innovative ed esperienze di qualità ambientale e culturale dei territori, due in più rispetto allo scorso anno; 12 (quattro in più rispetto al 2019) le Bandiere Nere che segnalano le lacerazioni del tessuto alpino, caratterizzate spesso da scelte anacronistiche dietro cui si celano controversi interessi economici o modelli lontani da quell’idea di sviluppo sostenibile chiave imprescindibile per immaginare il futuro. Nel complesso, le bandiere sono così distribuite: una Verde in Liguria; cinque Verdi e tre Nere in Piemonte; una Verde e una Nera in Valle d’Aosta; quattro Verdi e due Nere in Lombardia; due Verdi e due Nere in Trentino Alto Adige; due Verdi in Veneto; quattro Verdi e quattro Nere in Friuli Venezia Giulia.
“Negli ultimi cinquant’anni ci siamo allontanati troppo dalla materialità degli ecosistemi, così come dal bisogno di bellezza e di ritmi che ci sono propri. Difficile non accorgersene dopo l’esperienza del Coronavirus – osserva Vanda Bonardo, responsabile nazionale Alpi di Legambiente – Eppure, proprio una maggiore attenzione agli equilibri naturali ridurrebbe il rischio di fenomeni come il dissesto idrogeologico o la possibilità di contrarre epidemie, e mitigherebbe gli impatti dei cambiamenti climatici, che sulle Alpi mostrano i loro effetti più drammatici ed evidenti. Il variegato paesaggio delle nostre montagne, dalle foreste ai pascoli ai terreni coltivati, ben si presta a una ricerca dell’equilibrio uomo-ambiente oggi più che mai avvertito come fondamentale: l’arco alpino ci offre straordinarie opportunità ed esempi di gestione virtuosa, recupero e valorizzazione dell’esistente da cogliere e praticare al più presto”.
“Come da tradizione, anche per il 2020 abbiamo individuato diverse buone pratiche di una montagna in cambiamento, stigmatizzando situazioni che continuano ad allarmare per i danni arrecati all’ambiente e allo sviluppo di territori che meriterebbero una gestione più in linea con le peculiarità dei luoghi, in un’ottica sostenibile dal punto di vista ambientale, socio-culturale, economico – spiega Giorgio Zampetti, direttore generale di Legambiente – Purtroppo dobbiamo rilevare che, accanto alle Verdi, anche le Bandiere Nere quest’anno sono in crescita, esempio di inefficienze, trascuratezza e sciatterie nelle scelte politiche, ma anche d’incapacità nel produrre visioni al passo coi tempi. Al contrario, il nostro vessillo green premia uno spaccato di territorio dinamico, dal significato ancor più pregnante in questo periodo: realtà che puntano su innovazione, riduzione delle emissioni CO2, condivisione di spazi e idee, meritevoli per la grinta nell’affrontare situazioni non facili e per la volontà di esprimere visioni aperte e ottimistiche”.
Vessillo green anche per il Comune di Pomaretto (TO), per l’eroico recupero dei vigneti di Ramiè e dei terrazzamenti per la coltivazione delle viti, tramite fondi derivanti da una quota delle bollette dell’acqua potabile; l’Associazione Movimento Lento di Roppolo (TO), che propone il viaggio lento come stile di vita e lo sviluppo di una rete di percorsi a piedi e in bici, in Italia e all’estero, e consta anche di una Scuola e di una Casa del Movimento Lento, rifugio per viandanti lungo la via Francigena e il Cammino di Oropa; l’ecomuseo del Cusio e del Mottarone in rappresentanza della Comunità del Cusio (VB), impegnata, attraverso il Contratto di lago, nel ripristino delle migliori condizioni possibili del lago d’Orta e nella valorizzazione storica e culturale dei “luoghi del lago”.
Premiate poi le Giunte regionali valdostane in carica dal 2014 a oggi per la realizzazione del percorso escursionistico sostenibile “Cammino Balteo”, sentiero ricco di emergenze storico-architettoniche che attraversa 48 comuni nell’ambito del progetto strategico “Bassa Via della Valle d’Aosta”; la Filiera del Pane bergamasca (BG) per la capacità di costruire inclusione e collaborazione con un progetto di filiera corta lungimirante e resiliente che valorizza le produzioni cerealicole biologiche delle Valli Bergamasche; il bio-distretto Valle Camonica (BS), per il progetto “Coltivare Paesaggi Resilienti” che ha dato vita a una rete di piccoli produttori con forte connotazione comunitaria e permesso il recupero di terreni abbandonati valorizzando la fertilità naturale del suolo e il consumo di prossimità, consentendo anche a forni e mulini di tornare a vivere insieme al sapore dei vecchi grani seminativi di media montagna; il Parco delle Orobie Valtellinesi (SO) per l’impegno nel ripristino dell’ambiente naturale e l’incremento degli habitat in un sito di importanza comunitaria, conseguente allo smantellamento di un impianto sciistico abbandonato; il Comune di Lecco (LC) per le sue iniziative volte a un turismo sostenibile, lo smantellamento di un comprensorio sciistico e la valorizzazione della mobilità verso la montagna, resa accessibile i mezzi pubblici.
Bandiera Verde al Condominio di Comunità di Colletta di Castelbianco (SV), sorto all’interno di un antico borgo medievale tornato a vivere grazie all’ospitalità diffusa e alla condivisione sostenibile degli spazi, modello di sintesi tra tutela ambientale e potenzialità tecnologiche; all’Azienda per il Turismo Valsugana Lagorai (TN), per la promozione di un turismo rispettoso dell’ambiente – dal progetto “Vacanze in Baita” alla valorizzazione degli alpeggi con l’iniziativa “Adotta una mucca” – e l’ottenimento della certificazione GSTC; all’Azienda agricola ‘La Calendula’ di Lisa Cantele (VI) e del padre Antonio, per la ricerca antesignana e la divulgazione (fin dagli anni ’80) sull’utilizzo delle erbe medicinali spontanee e la piantumazione di piante da frutto antiche autoctone, in un territorio che non ha compreso immediatamente l’importanza dell’agricoltura biologica; al Consorzio delle Valli e Dolomiti Friulane, che coniuga valore economico e sociale con rispetto dell’ambiente, coinvolgendo realtà produttive, istituzioni e residenti in un modello che conta 25 aziende agricole, zootecniche e forestali, attento a formazione, inclusione e cura del paesaggio.
Riconoscimento verde anche per il Comune di Pinzano al Tagliamento (PN) per gli interventi di manutenzione e ripristino del paesaggio che permesso di valorizzare siti d’interesse storico, attraverso ad esempio la bonifica da vegetazione aliena, l’impiego di capre “giardiniere” per mantenere la condizione di prato, l’installazione di panchine (recuperate da bancali di scarto) in posizione strategica sui colli di Pinzano. Infine la rete di imprese Abete bianco del Friuli – “FriûlDane”, che aggrega otto imprese della filiera bosco-legno per valorizzare prodotti in abete bianco in una logica di cooperazione, economia circolare e alta sostenibilità ambientale: un progetto pilota di filiera “efficiente”, con ridotte emissioni di CO2.
Bandiere Nere 2020. C’è poi, spiega Legambiente in una nota, “l’altro versante della montagna, quello meno virtuoso, segnalato con le Bandiere Nere, come quella assegnata quest’anno alle Giunte regionali della Valle d’Aosta e amministrazioni comunali di Issogne e Champdepraz in carica negli anni 2014-2019 per avere autorizzato la realizzazione di una discarica per “rifiuti speciali non pericolosi” a due passi dal Parco Naturale del Mont Avic, naturale scrigno di ambienti protetti e biodiversità montana, con ambienti selvaggi, zone umide, laghi d’incomparabile bellezza; alla Regione Lombardia, per lo scarso impegno nell’impedire che gli ingenti sussidi della PAC vengano assegnati agli allevatori della pianura e dei fondovalle a scapito dell’allevamento di montagna e della qualità dei pascoli alpini: una rapina ai danni degli agricoltori di territori svantaggiati e a favore di grandi aziende di allevamento intensivo; al Comune di Premana (LC) per avere realizzato in pochi anni, un tratto per volta e senza chiara pianificazione, numerose strade agro-silvo-pastorali e percorsi d’alta quota su ripidi versanti: interventi destinati a far crescere il rischio idrogeologico.
Bandiera Nera assegnata anche al sindaco di Borgo Lares e Giunta della provincia di Trento (TN) per l’ampliamento dell’area sciistica di Bolbeno, con costruzione di una nuova seggiovia e raddoppiamento dell’impianto di innevamento artificiale a 600 m di quota s.l.m.: un investimento da quattro milioni di euro; al Comune di Cembra Lisignago (TN), per gli interventi che hanno portato alla parziale distruzione di una fascia di praterie umide del lago Santo di Cembra e che, se completati, trasformeranno il lago in una piscina, stravolgendo vegetazione e paesaggio; a Regione Piemonte – Assessorato Agricoltura per avere sostenuto e approvato modifiche peggiorative alla legge regionale sulla caccia, favorendo un’esigua minoranza di cacciatori, a scapito di cittadini, ambiente e diverse specie in declino o “minacciate a livello globale”; Regione Piemonte – Assessorato ai Trasporti, per la non intenzione di riattivare il servizio ferroviario sulla linea Pinerolo-Torre Pellice, nonostante il ripristino sia sostenibile e la regione abbia già impiegato le somme necessarie al riavvio; al Comune di Verbania (VB) per avere avallato il progetto di trasformazione della piana alluvionale di Fondotoce, limitrofa alla Riserva Naturale Speciale di Fondotoce, con la costruzione di impianti ludico-sportivi e aree parcheggio: un pesante intervento strutturale finalizzato al turismo di massa in un crocevia di aree protette.
Spostandosi in Friuli, la Bandiera Nera va all’amministrazione comunale di Pontebba per il sostegno a un progetto privato di sfruttamento idroelettrico del fiume Fella, celebrato, specie un tempo, per il colore delle sue acque: la centrale allontanerebbe definitivamente l’obiettivo di qualità ecologica previsto dalla direttiva acque; alla Parrocchia di Zuglio e al Ministero dei Beni Culturali, per la mancata tutela del Colle e della Pieve di San Pietro, interessate da opere e d’interventi privi di specifica autorizzazione in un sito vincolato dalla Soprintendenza alle Belle Arti, e segnalati da Legambiente. Vessillo nero al Servizio Idraulica della Regione FVG, per i recenti interventi “urgenti” di “protezione civile” sui corsi d’acqua montani, in particolare sul bacino del Tagliamento, eseguiti senza passare il vaglio di uno screening ambientale, con estirpazione, ad esempio, di ogni tipo di vegetazione; in ultimo, alla Direzione Centrale Risorse Forestali della Regione FVG, per i progetti di strade forestali spesso ingiustificate e pesantemente impattanti su luoghi di grande interesse naturalistico, che rischiano di compromettere la stabilità dei versanti, di comportare notevoli spese per la manutenzione, interferire con sentieri esistenti e banalizzare il paesaggio.”