Un’utopia che da sempre attraversa e attrae la mente umana. Un desiderio che gli uomini hanno fin dalla notte dei tempi, o quasi. L’unico viaggio per il quale, probabilmente, ognuno di noi sarebbe disposto a pagare qualsiasi prezzo: viaggiare nel tempo. Nel corso del ‘900 sono stati numerosi gli scrittori, i registi o i semplici appassionati che hanno teorizzato o semplicemente romanzato ipotesi e modi, pittoreschi o meno, di viaggiare attraverso i secoli. Ma si può fare? La scienza direbbe di no. O quasi, visto che proprio alcuni scienziati hanno scoperto che in futuro potrà davvero accadere, se i loro calcoli sono giusti. Il prof. Seth Lloyd, docente di meccanica quantistica al MIT di Boston, è convinto che si viaggi nel tempo quotidianamente. E a farlo sono i satelliti che compongono il sistema GPS, i cui orologi integrati vanno più veloci di 38 millisecondi al giorno rispetto a quelli terrestri. Nulla di fantascientifico, dunque, ma un’ottime base dalla quale partire: si tratta di un fenomeno che si fonda sulla teoria della relatività di Einstein.
Paul Amadeus Dienach
Chi è Paul Amadeus Dienach? Un uomo, come tanti. O forse no. Lui dice, e ne è sicuro, di aver vissuto nell’anno 3906. Ma andiamo con ordine. Anzi, andiamo prima nel futuro perché Dienach è convinto che in una valle tra Grecia e Macedonia inizierà il nuovo rinascimento dell’umanità, che arriverà dopo un periodo buio e oscuro come non mai. Quando? Fra 850 anni circa. A noi per scoprire se è vero non resta che aspettare, ma intanto nell’attesa è quanto mai affascinante e interessante leggere il diario segreto di quest’uomo che dice di aver visto il futuro. Partiamo da una domanda importante: è credibile? A quanto pare sì, visto che finché è stato in vita non ha rivelato ad anima viva di questo suo viaggio, e il tutto si è scoperto dopo la sua morte, con una serie di diari segreti.
Amadeus era nato nel 1884 a Zurigo ed era insegnante di francese e tedesco. In amore fu sfortunato: la donna che amava decise di sposare un altro, perché ricco, e dopo due anni morì di tubercolosi. Dopo qualche anno, nel 1917, si ammalò anche Dienach di una malattia misteriosa e incurabile, comparsa intorno al 1915 e praticamente sparita (o quasi) nel 1924, l’encefalite letargica. Si tratta di un sonno improvviso e profondo che affligge i malati, i quali dormono solo per qualche minuto oppure per qualche giorno, fino ad arrivare a intere settimane e mesi, restando in uno stato comatoso dal quale qualcuno non si risveglierà mai.
Papachatzis decise di pubblicare i diari cinquant’anni dopo averli ricevuti in regalo. Una delle prime cose che balzano agli occhi leggendoli è che Dienach, consapevole dell’importanza di quanto racconta, spiega più volte in alcune note a margine dei diari che lui non è uno scrittore, né uomo dotato di fantasia, ma sta semplicemente raccontando un’esperienza vissuta in quell’anno di coma.
La storia
Racconta che il XX e XXI secolo sono attraversati da guerre mondiali, dall’oppressione dell’uomo sull’uomo e dal mancato rispetto della natura. I valori cambiano e il consumismo senza limiti distrugge il pianeta e le coscienze degli uomini. Sono anni dove “il potere economico e politico è detenuto da un Nuovo Ordine del Mondo“. Dilagano violenza e povertà, soprattutto in Africa e in Asia. Il pianeta è sovrappopolato e Marte diventa la meta di una colonia terrestre, ma dopo circa sessant’anni dal primo insediamento accade una catastrofe: un evento estremo uccide i 20 milioni di persone che vi abitano.
Dopo il ‘rinascimento’, secondo Dienach, tutto cambia. Gli uomini sono diversi: lavorano solo per due anni, tra i 19 e i 21 anni, poi ognuno si dedica a ciò che più gli piace. Il concetto di proprietà privata non si sa più cosa sia, perché è lo stato ad occuparsi dei bisogni delle persone. Non esiste più il matrimonio e le relazioni sono libere: solo la procreazione resta ‘affar di stato’ e chi vuole avere un figlio deve avere l’autorizzazione del governo, per evitare la sovrappopolazione. Le religioni, completamente rinnovate, sono tutte tollerate, ma unificate in un solo credo: il Samith, ovvero il tutto che comprende tempo e spazio.
Utopia? Invenzioni di un ‘folle’ genio? Fantasia galoppante? Forse. Ma se lo stesso Dienach non ne ha fatto parola con nessuno finché è stato in vita e ha affidato i suoi diari ad un suo allievo, resta da chiedersi se non abbia ‘visto’ qualcos’altro, qualcosa che gli abbia fatto comprendere che non stava sognando. Quel che è certo è che Amadeus scriveva negli anni ’20 del 900, e a leggere oggi le sue parole quanto di presente ci troviamo dentro? Tanto.