Tumori: gravidanza dopo il cancro al seno, sicura anche per donne con geni Jolie

Una notizia importante per tutte le giovani che hanno affrontato un tumore al seno associato alla mutazione genetica Brca
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Gravidanza sicura anche per le donne che hanno affrontato un tumore al seno e sono portatrici di mutazioni dei geni Brca (noti anche come ‘i geni Jolie‘). E’ quanto emerge da uno studio pubblicato dai ricercatori dell’Ospedale Policlinico San Martino di Genova sul ‘Journal of Clinical Oncology’. Un lavoro coordinato da Matteo Lambertini, medico e ricercatore rispettivamente presso la Clinica di Oncologia Medica e il Dipartimento di Medicina Interna e Specialità Mediche dell’Università degli Studi di Genova.
I risultati dello studio, condotto dal Policlinico in collaborazione con 29 centri europei, americani e israeliani, rappresentano una notizia importante per tutte le giovani che hanno affrontato un tumore al seno associato alla mutazione genetica Brca che intendono portare avanti una gravidanza al termine delle cure oncologiche. Il carcinoma mammario rappresenta, infatti, la neoplasia più frequente nelle donne: in Italia, sono circa 53.000 le donne colpite ogni anno dal cancro al seno. Si contano 3.500 casi sotto i 40 anni, tra questi il 10% ha carattere ereditario, correlato alla ‘mutazione Jolie’ (di cui l’attrice ha raccontato di essere portatrice).
A preoccupare, la possibilità che una gravidanza potesse peggiorare la prognosi della paziente e il rischio che la pregressa esposizione a trattamenti oncologici potesse avere effetti nocivi sulla futura gravidanza. Di conseguenza, prima dei risultati di questo studio, alle pazienti con pregresso carcinoma mammario e portatrici di mutazione Brca veniva spesso sconsigliata una gravidanza, per paura di recidive o di ripercussioni negative sul feto. “Questi risultati dimostrano quanto sia importante sostenere la ricerca per continuare a migliorare le opportunità terapeutiche ma anche più in generale la gestione della qualità di vita delle pazienti durante e dopo le cure stesse“, afferma Antonio Uccelli, direttore scientifico dell’Ospedale Policlinico San Martino.
L’idea di condurre questo studio è nata proprio dall’assenza di evidenze scientifiche – spiega Matteo Lambertini – per poter rassicurare queste pazienti e i loro medici curanti su un tema così importante. Lo studio – prosegue – è stato condotto grazie anche ai fondi del 5×1000 destinati al Policlinico, e ha permesso di raccogliere dati da tutto il mondo per oltre 3 anni su 1.252 donne con mutazione genetica Brca e diagnosi di carcinoma mammario prima dei 40 anni. Di queste pazienti, negli oltre 8 anni di follow-up, 195 hanno avuto una gravidanza dopo il completamento delle cure oncologiche“.
Lo studio – continua Lambertini – ha dimostrato chiaramente che avere una gravidanza è sicuro sia per la madre sia per i neonati. Non è, infatti, stato osservato alcun peggioramento della prognosi per le pazienti che hanno avuto una successiva gravidanza; inoltre, il tasso di complicanze della gravidanza e di anomalie congenite sono risultati sovrapponibili a quelli attesi nella popolazione generale“.
Questi risultati hanno importanti implicazioni cliniche, perché ci permettono di affermare che, al termine delle cure oncologiche e dopo un periodo di osservazione adeguato, le donne con pregresso carcinoma mammario portatrici di mutazione Brca possono condurre a termine con successo una gravidanza. Restituire queste speranze e possibilità alle giovani pazienti, rappresenta un importante passo avanti in oncologia per rendere la vita dopo la malattia sempre più libera, non solo dal cancro stesso, ma anche dalle sue possibili complicanze“, conclude Lucia Del Mastro, responsabile della Breast Unit dell’Ospedale Policlinico San Martino.

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