C’è anche un’italiana tra i 137 morti delle esplosioni a Beirut, in Libano. Fonti della Farnesina comunicano che si tratta di una 92enne, mentre è di una decina il bilancio degli italiani feriti. Il bilancio dei feriti delle esplosioni che hanno raso al suolo la zona del porto nella capitale libanese è di 5.000, mentre è ancora provvisorio quello delle vittime.
L’italiana morta era Maria Pia Livadiotti, nata a Beirut nel 1928 e iscritta al registro anagrafico di Roma dei cittadini residenti all’estero. A quanto si apprende dall’ambasciata, la 92enne e’ morta in casa, probabilmente a causa di un trauma cranico dovuto alla forza d’urto dell’esplosione. Sul suo corpo non vi erano segni di ferite da schegge o lamiere. Maria Pia Livadiotti era una delle piu’ longeve italiane di Beirut e aveva quasi sempre vissuto nella capitale libanese. Era vedova di Lutfallah Abi Sleiman, gia’ medico di fiducia dell’ambasciata d’Italia a Beirut. Il figlio della donna ha detto di esser stato anche lui lievemente ferito in strada, di aver trovato, al suo ritorno a casa, la madre riversa a terra e di aver capito che purtroppo era gia’ morta.
L’esplosione del 4 agosto ha fatto chiudere tre ospedali, mentre due sono parzialmente danneggiati con una perdita notevole di posti letto. Lo scrive l’Oms in un comunicato che annuncia l’arrivo nella capitale libanese di 20 tonnellate di aiuti. I pazienti feriti sono trasferiti in altri ospedali del paese, scrive l’Organizzazione, e molte strutture sono gia’ piene. Il carico, partito da Dubai e gia’ atterrato a Beirut, contiene materiale per il soccorso di 1000 traumi e per effettuare 1000 interventi chirurgici. “I nostri cuori e le nostre preghiere sono con le persone colpite da questi eventi tragici – afferma il rappresentante dell’Oms Iman Shankiti -, mentre continuiamo la nostra missione per fornire alla popolazione servizi essenziali per la salute. Lavoriamo in stretto contatto con le autorita’ nazionali per identificare i bisogni e assicurare supporto immediato”. Intanto, l’Unione degli ospedali del Libano fa sapere che non c’e’ una vera e propria necessita’ di allestire ospedali da campo, come fatto dalla Russia e come si appresta a fare l’Iran, perche’ il picco della pressione sugli ospedali e’ gia’ superato.
Il Grande Ayatollah Ali Al-Sistani, la massima autorità religiosa dell’Iraq, ha rivolto un appello alla popolazione mondiale affinché si mostri solidale con i libanesi. ”Chiediamo a tutti i credenti e alle persone altruiste nel mondo di stare fortemente dalla loro parte in questo momento difficile e di aiutarli con tutti i mezzi a disposizione per mitigare gli effetti di questa catastrofe”, si legge in una nota diffusa dall’ufficio di al-Sistani. ”L’autorità religiosa suprema della città santa di Najaf esprime il suo più profondo dolore per il tragico incidente a Beirut dopo la tremenda esplosione accaduta nel suo porto”, recita la nota.
Intanto, il ministro degli Esteri libanese Charbel Wehbe’ ha annunciato alla radio francese Europe 1 che una commissione d’inchiesta avra’ “quattro giorni per fornire un rapporto dettagliato sulle responsabilita’ della doppia devastante esplosione di Beirut. A manifestare il suo sostegno al Libano ferito anche il presidente francese Emmanuel Macron, arrivati stamani a Beirut: “Vogliamo sapere le cause dell’esplosione”, ha detto il capo dell’Eliseo. Il quale ha assicurato che proporra’ ai dirigenti libanesi un “nuovo patto” politico, per far fronte alla rabbia della popolazione, gia’ stremata dalla crisi economica. E’ necessario “un cambio di sistema”, ha ribadito Macron, che si e’ recato nel quartiere cristiano di Gemmayzeh, dove e’ stato accolto da una folla che inneggiava a una “caduta di regime”. “Sono qui anche per lanciare una nuova iniziativa politica. Questo e’ cio’ che diro’ questo pomeriggio alle forze politiche libanesi”, ha annunciato Macron rivolgendosi alla folla, precisando che chiedera’ “di attuare riforme per cambiare il sistema, per fermare la divisione del Libano, per combattere la corruzione”.
Intanto, sono state arrestate 16 persone in relazione alle indagini sulla duplice esplosione, ha affermato il procuratore del tribunale militare Fadi Akiki, secondo quanto riportato dai media libanesi. Da parte sua, il procuratore generale presso la corte di cassazione, Ghassan Oueidate, ha vietato a sette funzionari (ex o attualmente in serivizio) del porto di Beirut e delle dogane libanesi di lasciare il Libano e i loro conti bancari sono stati congelati. Il divieto di viaggio riguarda l’ex direttore generale della dogana, Chafic Merhi, il suo successore, Badri Daher, il direttore generale del porto di Beirut, Hassan Koraytem, cosi’ come Nayla el-Hage, Moustapha Farchoukh, Michel Nahoul e Nehme’ Brax.