Caldo, l’esperto in monitoraggio infrastrutturale: “Ondate di calore in aumento, da qui al 2050 rischio per le infrastrutture”

Di fatto aumentano di frequenza e di durata le ondate di calore che con il passare degli anni diventano sempre più estreme
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E’ un fine settimana di fuoco quello descritto dal bollettino sulle ondate di calore del Ministero della Salute: la massima allerta è prevista questo fine settimana in ben 14 città italiane che passano ad un’allerta di livello 3. Il ‘bollino rosso’ riguarda le città di Bologna, Bolzano, Brescia, Campobasso, Firenze, Frosinone, Latina, Perugia, Pescara, Rieti, Roma, Torino, Verona e Viterbo. Ed il problema riguarda anche le infrastrutture.

“Nel momento in cui vennero ideati, i ponti del Belpaese sono stati costruiti benissimo ed anche la manutenzione è stata efficiente ed adeguata. Oggi però le nuove tecnologie consentono di fare di più: il monitoraggio dinamico deve prendere il posto di quello statico”, sottolinea Niccolò De Carlo, ceo e co-fondatore di Sensoworks, startup specializzata in monitoraggio infrastrutturale già attiva a livello globale, con uffici anche a Boston e monitoraggi in molti Paesi europei, includendo anche la Francia.

Di fatto aumentano di frequenza e di durata le ondate di calore che con il passare degli anni diventano sempre più estreme.

Nel Mediterraneo dal 1980 ad oggi si sono aggiunti 6,5 giorni di Caldo estremo ogni decennio, una situazione che si aggraverà nel ventennio 2030-2050.

“Da qui al 2050 il riscaldamento globale metterà a rischio la sicurezza delle infrastrutture a livello mondiale” avvisano gli esperti di Sensoworks. E non è solo il Caldo ma anche il conseguente incremento dei periodi di alluvione, delle tempeste e degli uragani. Fenomeni climatici che sono aumentati in quasi ogni parte del mondo, sia in frequenza che in durata.

Secondo il Centre of Excellence for Climate Extremes (CLEX), centro di ricerca a cui aderiscono 5 università australiane, il Consiglio Nazionale delle Ricerche del governo australiano (ARC) e numerose organizzazioni internazionali, la somma delle anomalie di temperatura rispetto una determinata soglia durante i giorni di ondata di calore (calore cumulativo) sta aumentando in media a livello globale in una forbice che varia da 1 a 4,5 gradi Celsius ogni decennio. Ma in Medio Oriente ed in certe zone dell’Africa e del Sud America l’aumento raggiunge anche i 10 gradi Celsius.

“Nella peggiore stagione delle ondate di calore – secondo i dati del Clex – in Australia si sono verificati addirittura 80 gradi Celsius di calore cumulativo in più e la situazione è ancora peggiore nel Mediterraneo dove il calore cumulativo ha superato i 200 gradi Celsius.” Lo studio coordinato da Sarah Perkins-Kirkpatrick dell’Università di Sydney insieme a Sophie Lewis dell’Università di Canberra è stato pubblicato questo mese su Nature Communications.

“Sottovalutare questa situazione sarebbe un errore. Ma con il monitoraggio dinamico sarà possibile risolvere fin d’ora il problema infrastrutturale“, spiega Niccolò De Carlo. “I ponti italiani sono stati costruiti a regola d’arte ed anche la manutenzione è stata nella maggior parte dei casi adeguata. Oggi – tuttavia – le nuove tecnologie consentono di fare di più: di prevedere il futuro e prevenire un evento infrastrutturale prima che accada” puntualizza De Carlo, sottolineando la necessità di passare da un monitoraggio statico delle nostre infrastrutture (“quello caratterizzato da ispezioni tecniche sporadiche realizzate da tecnici in carne ed ossa“( ad un monitoraggio dinamico, consentendo così di avere un controllo costante ed in tempo reale attraverso strumenti tecnologici all’avanguardia.

Insomma . chiariscono – mediamente i ponti non sono a rischio, basta monitorarli adeguatamente. “Ma è proprio il monitoraggio l’aspetto critico per il futuro – prosegue De Carlo – perché seppure progettato alla perfezione e manutentato con grande impegno dagli enti e dalle società preposte, bisogna anche considerare che il patrimonio infrastrutturale italiano è stato ideato tenendo conto di una determinata sismicità che poi è variata nel tempo, così come è cambiato anche il contesto climatico”.

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