Oggi l’inaugurazione del Ponte San Giorgio: “era una scena di guerra”, il ricordo dei Vigili del fuoco a 2 anni dalla tragedia del Ponte Morandi

La reazione del Corpo Nazionale dei Vigili del fuoco al crollo del ponte Morandi fu immediata
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Il 3 agosto 2020, quasi due anni esatti dopo il crollo del ponte Morandi, s’inaugura il nuovo viadotto sul Polcevera.

La reazione del Corpo Nazionale dei Vigili del fuoco al crollo del ponte Morandi fu immediata. Fin da subito, infatti, dispose la mobilitazione dai comandi provinciali delle regioni più vicine come Piemonte, Lombardia, Emilia-Romagna, Toscana a quelle più lontane come Veneto, Friuli-Venezia Giulia, Marche, Lazio, fino al Molise, all’Umbria e alla Campania. Il dispositivo di soccorso raggiunse, già poche ore dopo la tragedia, un dispiegamento di circa 400 unità, oltre a ben 44 cani-soccorritori certificati.

Il Centro Operativo Nazionale, regia di tutte le emergenze per i Vigili del fuoco, inviò subito da Lombardia, Toscana e Piemonte 100 unità USAR (Urban Search and Rescue) per la ricerca di dispersi in macerie, e 44 unità cinofile che portarono avanti ininterrottamente più cantieri di ricerca e salvataggio nelle tre zone interessate dal crollo. La ricerca e il salvataggio tra le macerie si avvalse di mezzi operativi speciali di scavo e demolizione; furono attivati i gruppi operativi speciali di movimento terra e mobilitati altri mezzi speciali, quali autogrù, autoscale, autopompe-serbatoio, fuoristrada, gruppi faro, con circa trentacinque unità operative. In considerazione della particolarità dell’evento, con il possibile interessamento di condotte, impianti, serbatoi e veicoli contenenti sostanze pericolose, furono inviati da Piemonte e Lombardia i Nuclei NBCR (Nucleare, Biologico, Chimico e Radiologico), le unità specializzate e attrezzate per l’intervento in presenza di tali rischi.

Il salvataggio e il recupero in quota richiese l’impiego di personale esperto in tecniche SAF (Speleo Alpino Fluviali) e l’impiego di tre elicotteri AB412 Drago, da Torino, Bologna e Arezzo, in supporto al Reparto Volo di Genova.

L’enorme sforzo profuso dai Vigili del fuoco in uno scenario di “guerramai visto prima portò al salvataggio di numerose persone bloccate sopra e sotto le macerie all’interno dei propri veicoli, che al momento della tragedia stavano percorrendo i 1.100 metri del viadotto Morandi.

Presenti fino alla fine della demolizione del ponte, i Vigili del fuoco hanno garantito la sicurezza nel cantiere durante lo smontaggio controllato e l’esplosione delle ultime pile del viadotto.

Alcuni ricordi dei vigili del fuoco primi intervenuti

Era una scena di guerra”, ricorda Maurizio Volpara, uno della squadra di Genova che salvò Gianluca Ardini, rimasto appeso nel furgone a venticinque metri d’altezza. “Evitammo che cadesse nel vuoto, un intervento complesso. Ricordo di aver detto a Sergio Gazzo, che si stava calando con le corde per raggiungerlo, che la salvezza di quell’uomo era nelle sue mani. Riuscimmo a salvarlo, sapemmo poi che aspettava un figlio“.

Bruno Guida, elisoccorritore del reparto volo di Genova, atterrò con il Drago nel mezzo del torrente in secca. “Appena sceso sentii subito un uomo e una donna che si lamentavano. Ricordo che stavano a testa all’ingiù nell’auto schiacciata e rovesciata, senza possibilità di muoversi”. Guida lavorò con i suoi colleghi per due ore e li tirò fuori, usando cesoie e divaricatore e sempre attenti a non provocare crolli che li avrebbero sepolti.

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