19 settembre, San Gennaro: a Napoli si ripete il miracolo, il sangue era già sciolto quando l’ampolla è stata prelevata

Fazzoletto bianco: il sangue di San Gennaro si è sciolto anche oggi, ancora prima che l'ampolla venisse prelevata dalla teca
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Oggi è il 19 settembre, giorno di San Gennaro e a Napoli si è ripetuto il prodigio del ‘miracolo’ del santo partenopeo. L’annuncio della liquefazione del sangue è stato dato alle 10.02 in un Duomo semi-vuoto, per via delle misure anti Covid-19. Ad accoglierlo l’applauso dei fedeli presenti. Il sangue era già sciolto nel momento in cui l’ampolla è stata presa dalla teca. “Con gioia e commozione – ha detto cardinale Crescenzio Sepe, arcivescovo metropolita di Napoli – il sangue del nostro santo patrono è sciolto“,  mentre il presidente della deputazione, il duca don Riccardo Carafa d’Andria, sventolava il fazzoletto bianco. Il ripetersi del ‘miracolo’ è sempre vissuto come un buon auspicio per Napoli e la Campania. Quest’ultimo avviene tre volte l’anno: a settembre, nel giorno di S.Gennaro, nel sabato che precede la prima domenica di maggio, a dicembre.

Presenti in cattedrale, il sindaco di Napoli, Luigi de Magistris, il presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca, il deputato di Iv, Gennaro Migliore, oltre al prefetto di Napoli, Marco Valentini, e ai vertici di magistratura e forze dell’ordine. Ma questo 19 settembre è stato particolare, non solo per la ridotta processione con la quale l’ampolla contenente il sangue del martire cristiano e’ stata portata dalla Cappella all’altare, con il cardinale e tutti i presenti che indossavano la mascherina, o per l’accesso in Cappella cosentito solo alle ‘patute’ o ‘parenti’ per le invocazioni di rito. Le misure anticontagio hanno consentito ad appena 200 persone di sedere negli scranni del duomo, ad altre 100 di essere nell’annessa basilica di Santa Restituta e a 300 di seguire la cerimonia dal sagrato in sedie ben distate.

Vietato l’accesso nel tratto di strada a ridosso di piazza del Duomo, con forze dell’ordine e protezione civile a occuparsi del filtraggio degli accreditati muniti di biglietto di invito e misurazione della temperatura. “Questa ricorrenza l’abbiamo attesa piu’ di altre volte – conferma il cardinale Sepe nell’omelia – ci siamo avvicinati a essa con un’emozione tutta particolare, che abbiamo visto crescere, giorno dopo giorno, perche’, come sempre, San Gennaro e’ stato con noi e ci ha accompagnato in questo tempo che ha sconvolto il mondo perche’ segnato dalla pericolosita’ di una terribile pandemia da coronavirus che, purtroppo, continua ad essere una minaccia e ci impone restrizioni e stili di vita, rigorosi e assolutamente necessari”. Napoli e il mondo affrontano dunque “un tempo di prova e di sofferenze non riconducibile a nessun altro triste evento”. “In questo quadro cosi’ preoccupante, possiamo dire che San Gennaro non e’ stato a guardare“, aggiunge. La pandemia però “apre per Napoli un capitolo tutto nuovo e di prospettiva; oggi tocca a noi trovare insieme la via per uscire da questa crisi piu’ forti e a testa alta“. Il lockdown “ha messo in ginocchio l’economia. Abbiamo visto crescere, in una realta’ gia’ critica, nuove fasce di poverta’, mentre i poveri sono diventati piu’ poveri”. 

LA TRADIZIONE, TRA FEDE E LEGGENDA

Di San Gennaro, Santo Protettore e Patrono della città di Napoli, non si hanno molte notizie certe: ripercorriamo le tappe della sua vita, dalla nascita alla decapitazione, passando per il miracolo della liquefazione del suo sangue. Si celebra oggi, 19 settembre, la festa di San Gennaro, Protettore e Patrono della città di Napoli. Gli storici sono concordi nell’affermare che Ianuarius fosse il vero nome di San Gennaro e che la sua famiglia, discendente da quella gentilizia romana (Gens Januaria), sacra al dio bifronte Janus (Giano), si fosse trasferita da Roma in Campania.

Gennaro, nato a Napoli nella seconda metà del III secolo, è eletto vescovo di Benevento. Viene decapitato per ordine di Diocleziano il 19 settembre del 305. Durante l’esecuzione una nobildonna di nome Eusebia riesce a raccogliere in due ampolle il sangue di san Gennaro, custodendolo con molta venerazione. Dopo l’editto di Costantino un vescovo di Napoli fa traslare solennemente le ossa di san Gennaro da Pozzuoli alle catacombe della sua città. Durante il tragitto Eusebia regala al vescovo anche le due ampolle con il sangue del martire.

Il fenomeno, che ormai da secoli si ripete, è la liquefazione del suo sangue. La notizia più antica si trova in un autore siciliano, il quale racconta che il 17 agosto del 1389 ”fu fatta una solenne processione per il miracolo che il Signor nostro Gesù Cristo ci mostrò nel sangue del beato Gennaro, che era in un’ampolla e si liquefece come se nel giorno stesso fosse uscito dal corpo del Beato”. Il fatto si ripete ogni anno nell’anniversario del martirio, il 19 settembre, quindi nel primo sabato di maggio, in cui si ricorda la prima traslazione da Pozzuoli a Napoli, e il 16 dicembre, anniversario della terribile eruzione del Vesuvio arrestata, secondo la credenza dei napoletani, per intercessione del loro patrono.

Come avviene esattamente? E’ davvero un prodigio?

E’ uno dei fenomeni più conosciuti al mondo etichettato dalla concezione collettiva come il miracolo di San Gennaro, ma come funziona esattamente? La caratteristica della reliquia partenopea conservata all’interno del Duomo napoletano è che tre volte l’anno, il 16 dicembre, il sabato precedente la prima domenica di maggio (ricorrenza del trasferimento del corpo del santo da Pozzuoli a Napoli) e il 19 settembre, durante la festa del santo, la sostanza da solida si trasforma in liquida, un fenomeno considerato miracoloso dai fedeli.

Alcuni studiosi del CICAP diretti da Luigi Garlaschelli, attratti dal prodigio, hanno rivolto la loro attenzione sullo strano fenomeno, conducendo un rilevante studio riportato anche dalla celebre rivista Nature. I ricercatori hanno mostrato di avere ottenuto una sostanza dal colore del sangue utilizzando molisite (minerale presente sul Vesuvio), sale da cucina e carbonato di calcio.

L’origine del prodigio di San Gennaro affonderebbe le sue radici nella capacità della sostanza ricreata di liquefarsi dallo stato solido se agitata: “Il comportamento del sangue di San Gennaro però è imprevedibile”, spiega l’abate Vincenzo De Gregorio, che da 12 anni maneggia le ampolle durante le cerimonie. “A volte si liquefa subito all’uscita dalla cassaforte o addirittura dentro. Davanti a papa Ratzinger ritengo di avere mosso a sufficienza le ampolle, ma il sangue non si è sciolto. Ed era il papa”.

Seppur una spettrometria indica che all’interno delle ampolle c’è sangue, il fisico francese Michel Mitov, ipotizza che le ampolle contengano spermaceti e altre particolari sostanze facilmente sensibili a manipolazioni e temperatura. In realtà però tutt’oggi non è pervenuta alcuna verifica effettiva sulla reliquia e per i fedeli il prodigio resta ancora privo di spiegazioni.

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