Il 31 ottobre 2020 tutti con il naso all’insù per salutare la “Luna Blu“: ad Halloween il nostro satellite brillerà come sempre del suo solito colore argentato, ma la circostanza sarà speciale, perché si tratterà del 2° plenilunio in uno stesso mese, un evento non molto comune che nel mondo anglosassone viene chiamato appunto “Blue Moon“.
E’ considerata “Luna Blu” sia la 2ª luna piena che cade nello stesso mese, che la 3ª luna piena di una stagione che ne conta 4.
Il mese lunare dura circa 29 giorni e mezzo, e di conseguenza ogni 2 o 3 anni si contano 13 lune piene l’anno.
Dal punto di vista astronomico non è un fenomeno particolarmente interessante perché la luce diretta impedisce di fatto l’osservazione minuziosa dei dettagli, ma sarà senz’altro un’occasione imperdibile per catturare immagini suggestive e spettacolari del nostro satellite.
Inoltre, il 30 ottobre il nostro satellite verrà a trovarsi nel punto più lontano dalla Terra lungo la sua orbita (apogeo, 406392 km) e di conseguenza la Luna apparirà “micro” all’osservatore, un po’ più piccola della norma.
Perché “Blue Moon”?
Complesso e leggendario è il motivo per cui si parla di “Luna Blu”. Antichi detti e leggende si rincorrono, ecco cosa spiega Nasa Science in merito: se si dicesse ad uomo dell’epoca di Shakespeare che qualcosa accade “once in a Blue Moon“, cioè ogniqualvolta c’è la Luna Blu, spiega Nasa Science, questa persona non penserebbe affatto ad un fenomeno astronomico, bensì semplicemente a qualcosa di raro e assurdo. Eppure, da allora il significato è cambiato.
Nel Maine Farmer Almanac, l’almanacco degli agricoltori americani, nel 1940 si cercò di dare una spiegazione, un po’ contorta, alla definizione di Luna Blu, “così contorta -spiegano gli esperti di Nasa Science- che gli astronomi non capirono nulla“. Con l’obiettivo di spiegare le Lune Blu ai profani, ‘Sky & Telescope’ nel 1946 ha pubblicato un articolo intitolato “Once in a Blue Moon”: l’autore James Hugh Pruett citò la dicitura del Maine Farm Almanacco del 1937 che aveva parlato appunto di Luna Blu interpretando così che la “seconda Luna piena in un mese si chiama Blue Moon“. Naturalmente, sottolinea Nasa Science, “non è corretto, ma almeno sembrò chiaro” e la definizione è rimasta. Come dire, la moderna definizione di Luna Blu è nata così. Diverso è il piano scientifico.
“La maggior parte delle Lune Blu – spiega Nasa Science – hanno un aspetto grigio chiaro e nero, proprio come la Luna che osserviamo ogni notte e, anche se si verifica una doppia Luna piena in un mese, la seconda non cambia il suo colore“. Tuttavia, avvertono gli scienziati, “in rare occasioni la Luna può davvero diventare blu“, ma dipende da “un’eruzione vulcanica“. Nel 1883, per esempio, è stata osservata una Luna Blu quasi ogni sera dopo che il vulcano indonesiano Krakatoa esplose con la forza di una bomba nucleare da 100 megatoni. Pennacchi di cenere sono saliti fino sull’atmosfera terrestre e la Luna è diventata blu. Dunque il motivo è stato la cenere del Krakatoa. Alcuni dei pennacchi, sottolinea Nasa Science, erano pieni di particelle di larghezza di un micron, circa la stessa lunghezza d’onda della luce rossa. Le particelle di queste dimensioni speciali disperdono fortemente la luce rossa, consentendo contemporaneamente il passaggio della luce blu. Insomma, le nuvole prodotte dall’eruzione del Krakatoa hanno “agito come un filtro blu“. Lune di colore blu sono state osservate nel 1983 dopo l’eruzione del vulcano El Chichon, in Messico e segnalazioni di Lune Blu sono arrivate anche dopo l’eruzione del Monte Sant’Elena nel 1980 e del Pinatubo nel 1991. Anche gli incendi boschivi possono “fare questo trucco” ed un esempio famoso è stato l’imponente incendio del settembre 1953 ad Alberta, in Canada.