Copernicus: gli incendi nell’Artico durante l’estate 2020 hanno causato un nuovo record di emissioni

L’estate degli incendi che hanno colpito il Circolo Polare Artico ha causato un superamento del record di emissioni dello scorso anno con nuvole di fumo che hanno coperto una superficie equivalente a più di un terzo del Canada
MeteoWeb

Gli scienziati di Copernicus Atmosphere Monitoring Service (CAMS) presso il Centro europeo per le previsioni meteorologiche a medio termine (ECMWF) hanno rivelato che gli incendi nel Circolo Polare Artico sono la causa del superamento del record di emissioni di CO2 raggiunto lo scorso anno, mentre il sud-ovest degli Stati Uniti d’America ha registrato un elevato numero di incendi durante il mese di agosto.

L’estate degli incendi che hanno colpito il Circolo Polare Artico ha causato un superamento del record di emissioni dello scorso anno con nuvole di fumo che hanno coperto una superficie equivalente a più di un terzo del Canada, secondo gli scienziati di Copernicus Atmosphere Monitoring Service (CAMS).

Gli scienziati di CAMS, che è implementato dal Centro europeo per le previsioni meteorologiche a medio termine (ECMWF) per conto della Commissione Europea, monitorano giornalmente gli incendi su scala globale, basandosi su osservazioni satellitari della loro intensità ed estimate emissioni. Questo processo dà la possibilità a CAMS di costruire un quadro a lungo termine dell’attività degli incendi.

Utilizzando i dati forniti da CAMS Global Fire Assimilation System (GFAS), gli scienziati hanno stimato che quest’anno le emissioni CO2 dal Circolo Polare Artico sono incrementate di più di un terzo in confronto al 2019. Dal 1 gennaio al 31 agosto 2020, le stime per le emissioni di CO2 nella regione erano di 244 magatonnelate, in confronto alle 181 magatonnellate dell’interno anno 2019.

L’incremento più significativo di incendi è stato osservato nella Repubblica di Sakha, decimando milioni di ettari di campi e creando un picco nelle emissioni di CO2 da 208 megatonnellate nel 2019 a 395 megatonnellate nel 2020. Sebbene le cause rimangono incerte e difficili da individuare, si ritiene che alcuni degli incendi all’inizio della stagione siano stati causati dai cosiddetti ‘incendi zombie’ che potrebbero essere rimasti attivi sotto terra durante i mesi invernali.

Secondo quanto riportato dai dati di CAMS GFAS, mentre il picco delle emissioni causate dagli incendi nell’Artico si è verificato a luglio e inizio agosto, nella Repubblica di Sakha e nell’Oblast autonomo di Chukotka è stata registrata ancora un’intensità di incendi totali giornalieri superiori alla media di agosto. Tra giugno e agosto, gli incendi nel Distretto Orientale Federale Russo hanno emesso approssimativamente un totale di 540 megatonnellate di CO2, che supera il precedente picco di emissioni totali, per il set di dati di GFAS. Contemporaneamente, un’ampia regione del sud-ovest degli Stati Uniti d’America ha registrato problemi con incendi dovuti all’ondata di caldo, con grandi nubi di fumo in movimento verso est attraverso i Grandi Laghi verso l’Atlantico del Nord. La California in particolare ha registrato un gran numero di incendi, tra i quali il secondo e il terzo peggior incendio nella storia dello stato.

Principalmente divampati tra California e Colorado, questi incendi particolarmente intensi e diffusi si pensa abbiano avuto origine dai fulmini. I dati contenuti nel data set di CAMS GFAS mostrano che per il Colorado, l’intensità per l’intero mese di agosto è stata maggiore della media tra 2003-2019, mentre in California, l’intensità ha raggiunto il picco nella seconda metà del mese.

Mark Parrington, Senior Scientist ed esperto di incendi a CAMS, commenta: “Gli incendi nell’Artico stanno bruciando da metà giugno e hanno già sorpassato per intensità e di conseguenza per emissioni di CO2 quelli del 2019. Grazie ai dati forniti dal nostro servizio parallelo presso ECMWF, Copernicus Climate Change Service (C3S), sappiamo che le condizioni climatiche di caldo e secco sono state nuovamente prevalenti durante questa estate. Il nostro monitoraggio è fondamentale per comprendere l’impatto sull’atmosfera, in termini di inquinamento dell’aria, esercitato dalle dimensioni e dall’intensità di questi incendi. Questo permette anche la diffusione in tutto il mondo di informazioni utili per gli scienziati, i politici e per tutti gli enti rilevanti”.

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