Nella prognosi di una polmonite bilaterale influiscono “certamente l’età del paziente e la co-mordibità, cioè le malattie che il paziente porta con sé e che sono quindi ‘intorno’ alla polmonite“: patologie concomitanti che “però incidono maggiormente a seconda di quanto sono controllate“. Di conseguenza, “in un paziente come Silvio Berlusconi, che certamente è seguito molto strettamente, è probabile che i rischi legati alle co-morbidità siano più bassi rispetto a una persona non controllata adeguatamente“: lo ha spiegato all’Adnkronos Salute Francesco Blasi, direttore del Dipartimento di Medicina interna e della Uoc di Pneumologia del Policlinico di Milano, e past president della Società italiana di pneumologia, in riferimento al ricovero del leader di Forza Italia risultato positivo.
La polmonite, prosegue l’esperto, “è di per sé una malattia potenzialmente importante, in generale caratterizzata da una mortalità intorno al 5-6%. Quando la sua gravità richiede il ricovero in ospedale questa percentuale sale al 10-15% e se si va in terapia intensiva si arriva al 30-50%. E’ evidente però che questa mortalità dipende dalle condizioni di base del paziente, ovvero dalla co-mordibità e dall’età. La mortalità è infatti più alta nel bambino molto piccolo e nell’anziano, e cresce con l’aumentare dell’età, dunque in una fascia di età superiore a 80 anni il rischio è potenzialmente più elevato. Ma tutto questo dipende anche dal tipo di virus o di batterio implicato, dalla risposta immunitaria del paziente e dalle gravità delle malattie concomitanti. Che però incidono maggiormente a seconda di quanto sono controllate“.
Blasi non si sbilancia, e precisa di “non conoscere la situazione clinica di Berlusconi, non avendo visto una sua Tac né avendolo visitato“: “Posso dire solo che in astratto un paziente di 84 anni con co-morbidità cardiovascolari e altre patologie che ci sono ma che io non conosco, è sicuramente più alta di un giovane di 30 anni con la stessa polmonite“.
Nella Covid-19 “la fase infiammatoria oltre che infettiva è molto importante, e se presa in tempi rapidi,” prosegue Blasi, che aggiunge: “Da quello che ho letto, Berlusconi non è in questo momento ventilato, né invasivamente né non invasivamente” e ciò “abbassa sicuramente i rischi“. Inoltre “ci attendiamo che le terapie che abbiamo a disposizione funzionino nel prevenire l’ulteriore sviluppo della malattia, fermo restando ovviamente che ognuno risponde in maniera diversa ai farmaci e che bisogna vedere qual è la carica virale che ha infettato, così come altri parametri di cui però non sono a conoscenza“. “Abbiamo imparato moltissimo sulla gestione di Covid-19: sappiamo cioè che è importante scoagulare il paziente, utilizzare il cortisone, abbiamo un farmaco antivirale come il remdesivir che non è altamente efficace ma che ci aiuta, quindi siamo in una situazione un po’ diversa da quella di marzo-aprile. Abbiamo delle armi che possono aiutarci, e abbiamo imparato a conoscere la malattia. Dunque l’attesa di tutti è una mortalità più bassa nel prossimo futuro“.