Coronavirus, Sileri: “Con questi numeri non rischiamo un nuovo lockdown ma l’Italia rischia di fermarsi per le troppe quarantene”

"I numeri stanno crescendo molto lentamente e la situazione è sotto controllo. Sono più preoccupato dai controlli dei focolai e ancora di più dalle quarantene"
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Con i numeri attuali non stiamo rischiando una chiusura completa, un lockdown come in marzo. I numeri stanno crescendo molto lentamente e la situazione è sotto controllo”. Lo ha detto il viceministro Pierpaolo Sileri, intervenendo alla trasmissione “Fuori dal coro”, in onda questa sera su Rete 4, spiegando che “il problema non è la soglia ma la velocità con cui si arriva a questa soglia“. “Noi oggi, in Italia, abbiamo circa 1.600 positivi con una crescita estremamente lenta. E non mi preoccupano. Se io vedessi da un giorno all’altro, per due giorni successivi – sostiene il viceministro – un incremento del 20 o 30% mi preoccuperei anche dei 1.600 casi. Mentre non mi fanno paura 10mila casi, fra tre mesi, che saremo riusciti a controllare, isolando tutti focolai e non gravando sul servizio sanitario nazionale”.

sileriNoi abbiamo un vantaggio rispetto agli altri Paesi: abbiamo avuto un lockdown più lungo e abbiamo spento eventuali focolai secondari, poi – ricorda – abbiamo iniziato a utilizzare la mascherina prima degli altri. Basti pensare alla Gran Bretagna dove stanno cominciando a usarla obbligatoriamente solo ora“. E ancora, per Sileri, anche se a macchia di leopardo “i nostri ospedali sono pronti“, a fronteggiare anche situazioni più impegnative. “Abbiamo i posti in terapia intensiva, abbiamo sicuramente i posti di medicina interna e malattia infettive che sono aumentati di 6 o 8 volte in questi mesi. La disponibilità di posti letto c’è. Sono preoccupato, però, di ciò che non è Covid in questo momento. Perché una attenzione maggiore dobbiamo darla per trattare quelle malattie che colpiscono quotidianamente i nostri cittadini e che purtroppo rimangono indietro”, spiega.

Per vedere gli effetti della ripresa della scuola serviranno almeno due settimane, ci saranno sicuramente dei focolai, in realtà già ce ne sono, ma questa è la nuova normalità. In realtà io sono più preoccupato dai controlli di questi focolai. E lo sono ancora di più dalle quarantene perché noi rischiamo che quando si trova un ragazzo positivo finisce in isolamento un discreto numero di persone. E poi può succedere che con la concomitanza della sindrome influenzale, l’Italia possa fermarsi non per il lockdown ma per la moltiplicazione delle quarantene”, ha concluso Sileri.

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