Glicemia alta? Attenzione ai sintomi del prediabete: come riconoscerlo e curarlo per prevenire il diabete

Il tempo, in questo casi, è tiranno: scoprire precocemente una condizione di prediabete è fondamentale per limitare e a volte evitare l’insorgenza del diabete
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La condizione di prediabete, sempre più frequente anche nella popolazione giovane, rappresenta un potenziale campanello d’allarme per l’insorgenza di diabete di tipo 2. Cosa accade nel prediabete? La glicemia, ovvero il livello di glucosio nel sangue, è maggiore del normale e si presente una situazione di iperglicemia. I livelli però non sono così alti da permettere di diagnosticare il diabete.

Il diabete mellito di tipo 2 non arriva mai senza dare prima delle avvisaglie. Non di rado la patologia in questione è preceduta dal “pre-diabete”, ovvero una fase caratterizzata da livelli di glucosio nel sangue superiori alla norma, ma non così elevati da determinare un diagnosi di diabete o livelli elevati di insulina circolante (insulino-resistenza ed iperinsulinemia). Come si legge sul sito web diabete.com, in tutto il mondo moltissime persone presentano, inconsapevolmente, una condizione cosiddetta pre-diabetica.

Come riconoscere il prediabete? Valutare la glicemia a digiuno, con un esame del sangue, è il primo passo da compiere; poi è necessaria la determinazione di una glicemia plasmatica occasionale (anche non a digiuno); infine è opportuno effettuare il test di tolleranza al glucosio orale. Si tratta di analisi in grado di valutare i livelli di glucosio, e dunque anche il metabolismo, per capire appunto se siamo in presenza di una una condizione di prediabete o se siamo già in fase di diabete.

Se la glicemia a digiuno è di norma superiore a 110, ma inferiore a 126 mg/dl (alterata glicemia a digiuno) – consiglia il sito web -, è utile fare il test di tolleranza al glucosio orale, che permette di accertare la presenza di ridotta tolleranza glicidica (si dice che siete intolleranti al glucosio con glicemie dopo 2 ore dal test fino a 199 mg/dl) o di diabete (i vostri valori sono uguali o superiori ai 200 mg/dl dopo 2 ore di prova da carico di glucosio). Va ricordato che tale test da carico andrebbe fatto periodicamente anche in soggetti con altri fattori di rischio noti per il diabete (per es. ultracinquantenni, ipercolesterolemia, ipertrigliceridemia, obesità viscerale, familiarità etc.).

Il tempo, in questo casi, è tiranno: scoprire precocemente una condizione di prediabete è fondamentale per limitare e a volte evitare l’insorgenza del diabete. Inoltre, nella fase di pre-diabete si possono prevenire eventuali complicanze del diabete, come i danni a lungo termine. A risentire maggiormente di questi ultimi in genere è il cuore, e dunque il sistema circolatorio: questi ‘danni’ iniziano a manifestarsi già in fase prediabetica, senza sintomi apparenti o importanti, e senza grandi e chiari campanelli d’allarme, eccetto la glicemia che fa i capricci. Il consiglio degli esperti è quello di chiedere al proprio medico di fare un test della glicemia, in particolare se avete 45 o più anni e/o avete un Indice di Massa Corporea (IMC o BMI, in inglese) ? 25 kg/m2.

Verificate i vostri livelli di glucosio nel sangue – si legge su diabete.com – . Se avete una condizione di “pre-diabete”, tenete conto che potete ricavare moltissimi benefici controllando regolarmente il vostro peso corporeo, i valori pressori, curando la vostra alimentazione, con una dieta equilibrata e sana, associata ad un’attività fisica regolare. Sono consigli che valgono per tutti, per garantirsi una buona qualità di vita. Il vostro medico vi fornirà tutte le raccomandazioni adeguate e personalizzate alle vostre specifiche necessità. Perché siano efficaci, è importante seguirle in modo scrupoloso. È in gioco la vostra salute futura”.

Il prediabete, dunque, è una condizione che non va sottovalutata, ma che si può facilmente arginare, modificando il proprio stile di vita al fine di ridurre al minimo il rischio di sviluppare la malattia, e tutte le complicanze che ne conseguirebbero. Ovvio che, seguire un’alimentazione equilibrata e svolgere adeguata attività fisica, sono i punti chiave dai quali non si può prescindere affinché il prediabete non evolva in diabete di tipo 2.

Sintomi. Come già detto, purtroppo, il prediabete non presenta particolare sintomatologia. E’ stato comunque riscontrato, in diversi pazienti, un aumento della sete, una minzione frequente, fatica e visione offuscata. 

Fattori di rischio. I più comuni sono: sovrappeso, inattività, età superiore ai 45 anni, casi in famiglia di diabete di tipo 2 e pressione alta. Consultare il medico, in questi casi, è il modo migliori per prevenire intervenendo tempestivamente.

Per riassumere, vediamo nello specifico quando possiamo parlare di prediabete

Il termine prediabete è utilizzato nello specifico per due condizioni di iniziale alterazione del metabolismo glucidico (metabolismo degli zuccheri) e precisamente:

  • Alterata glicemia a digiuno: si configura per valori di glicemia tra 100-125 mg/dl e si evidenzia con il semplice prelievo di sangue a digiuno
  • Ridotta tolleranza al glucosio: si valuta tramite curva da carico di glucosio e si evidenzia in caso di glicemia a 120 minuti compresa tra 140-199 mg/dL.

Si parla poi di prediabete anche nel caso di riscontro di emoglobina glicata (Hb glicata) compresa tra 42-48 mmol/mol.

Nel caso delle prime due condizioni siamo in presenza di un’alterazione della glicemia a digiuno e della risposta glicemica dopo stimolo, dunque possono presentarsi isolatamente o essere compresenti. La valutazione di queste iniziali alterazioni del metabolismo glucidico – come si legge su nurse.24 – prevede il dosaggio periodico della glicemia plasmatica a digiuno e/o della Hb glicata; inoltre tale indagine si completa con l’esecuzione della curva da carico di glucosio allo scopo di escludere la presenza di diabete fino ad allora misconosciuto, in particolare in presenza di altri fattori di rischio di diabete (obesità, familiarità per diabete, etc).

Se la glicemia a digiuno è in genere superiore a 110, ma inferiore a 126 mg/dl (alterata glicemia a digiuno), è utile fare il test di tolleranza al glucosio orale, che permette di accertare la presenza di ridotta tolleranza glicidica (si dice che si è intolleranti al glucosio con glicemie dopo 2 ore dal test fino a 199 mg/dl) o di diabete (i valori sono uguali o superiori ai 200 mg/dl dopo 2 ore di prova da carico di glucosio). Il test da carico andrebbe fatto periodicamente anche in soggetti con altri fattori di rischio noti per il diabete, come soggetti ultracinquantenni, o con ipercolesterolemia, ipertrigliceridemia, obesità viscerale, familiarità, etc.

Prevenzione

Come spiega ancora Nurse.24, per riportare la glicemia alla normalità è possibile:

  • migliorare la qualità dell’alimentazione, privilegiando pane e pasta integrali e limitando drasticamente i dolci
  • diminuire le calorie e la quantità di grassi nella dieta in caso di sovrappeso
  • aumentare l’attività fisica

In caso di sovrappeso sarà indispensabile perdere anche solo il 10% del proprio peso. E’ poi fondamentale:

  • diminuire le porzioni di cibo
  • quando si mangia fuori, ordinare la porzione più piccola oppure condividere l’antipasto
  • scegliere acqua o bevande ipocaloriche, anziché bevande normali o succhi di frutta
  • scegliere le versioni light degli alimenti preferiti (controllare le etichette per vedere se le calorie diminuiscono proporzionalmente)
  • cuocere al forno, alla griglia o al vapore: usare padelle e pentole antiaderenti per ridurre il consumo di olio e soprattutto burro
  • mangiare più verdure e più alimenti integraliù

Per prevenire il prediabete è infine fondamentale aumentare l’attività fisica partendo da piccoli accorgimenti:

  • fare le scale anziché prendere l’ascensore
  • parcheggiare l’automobile non proprio vicino al luogo di destinazione
  • trovare un’attività che piaccia e soddisfi (ad esempio giardinaggio o ciclismo)
  • abituarsi a fare una passeggiata al giorno, fino a raggiungere mezz’ora di passeggiata veloce 5 giorni a settimana. In alternativa, suddividere i 30 minuti in due o tre passeggiate di durata inferiore
  • provare a fare un allenamento per la forza, sollevando pesi leggeri diverse volte al giorno.
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