Il bidet (sembrerà strano a chi ancora non lo sa) è stato inventato in Francia, ovvero uno dei luoghi dove meno si è diffuso. Viene dunque spontaneo chiedersi come mai proprio i francesi non lo abbiano mai accettato di buon grado e una risposta, o forse più di una, pare ci sia. Quando Monsieur Alphonse Bidet, valdostano emigrato a Parigi, ideò la sua innovativa invenzione corse subito a presentarla alla Corte del Re Sole, ma Sua Maestà Luigi gli diede un bel due di picche: benché comprendesse bene – come gli fece sapere – l’essenziale utilità dello strumento, il Re non reputava necessario trattare il proprio fondoschiena come se fosse una faccia, ovvero dandogli importanza e cure particolari.
Il signor Bidet, in ogni caso, non era francese bensì valdostano. L’invenzione, guardata con disprezzo dai nostri ‘cugini’ d’Oltralpe, ebbe invece in seguito fortuna in Italia, grazie al nipote del suo inventore, tale Antoine Bidet, tenente di fureria nelle truppe napoleoniche. Furono poi alcuni discendenti di Bidet a proporre l’invenzione alla Regina Vittoria, ma anche la Gran Bretagna rifiutò l’offerta, perché Sua Maestà trovò scomodo quell’oggetto.
A fare (quasi) fortuna con l’invenzione del valdostano fu invece un francese, tale Christophe Des Rosiers, che ne acquisì i diritti e prese a commercializzarlo, facendo cadere nell’oblio il nome di Bidet, tanto che ancora oggi c’è che ritiene che la parola “bidet” derivi da “pony“, per via della somiglianza fra la postura che si assume sul sanitario e la posizione di quando si è seduti sul cavallino. Ad ogni modo anche per Des Rosiers non fu semplice convincere i re ad adottarne l’utilizzo. A Versailles ne vennero montati un centinaio, ma furono dismessi tutti nel giro di pochi anni perché ritenuti inutili. I pochi esemplari utilizzati finirono nelle case d’appuntamenti, per ovvie ragioni.
L’igiene personale, come è noto, non era prioritaria per i reali francesi. Si dice che il Re Sole, anche dietro consiglio dei medici, si lavasse raramente, per paura di contrarre malattie. Da questa abitudine assai diffuse, pare, sia nata l’arte profumiera francese: tentare di coprire con il profumo il cattivo odore era l’unico modo per poter vivere in società, per quanto l’usanza fosse diffusa e conclamata. Solo le prostitute si lavavano frequentemente. E’ così che, anche nel ‘900, il bidet è rimasto un oggetto sgradito, tanto che dagli anni ’70 si è deciso di eliminarlo dalle abitazioni, per ragioni economiche e di spazio.
In Italia il bidet si diffuse capillarmente dalla seconda metà del Settecento, quando la Regina di Napoli, Maria Carolina d’Asburgo – Lorena pretese un bidet nel suo bagno personale alla Reggia di Caserta, senza preoccuparsi che l’etichetta francese considerava il bidet “strumento di lavoro da meretricio“. Grazie a questa scelta il sanitario si diffuse in Italia, partendo dal Regno delle Due Sicilie per poi estendersi al resto della Penisola. Dopo l’Unità d’Italia, nella Reggia di Caserta i funzionari sabaudi si trovarono di fronte al bidet che non conoscevano e nel redigere l’inventario degli oggetti presenti, lo indicarono come “oggetto per uso sconosciuto a forma di chitarra”.