Le tempeste solari sono flussi ad alta velocità di particelle radioattive lanciate dal sole, che rappresentano una minaccia per le infrastrutture e le industrie nazionali e per la popolazione generale. Ora un progetto portato avanti dai “cittadini scienziati” consente di migliorare le previsioni delle tempeste solari: il progetto Solar Stormwatch aiuterà a prevenire i danni ai satelliti, alle reti elettriche, e potenzialmente a proteggere gli astronauti dalle radiazioni dannose.
Pubblicato sulla rivista AGU Advances, lo studio e’ stato supervisionato dai fisici dell’Universita’ di Reading, che hanno aiutato ad analizzare le espulsioni di massa coronale (CME), potenti espulsioni di particelle cariche magnetiche che raggiungono la Terra. “Le CME – spiega Luke Barnard, meteorologo presso l’Universita’ di Reading – possono arrivare sul nostro pianeta in meno di 15 ore, e possono danneggiare le apparecchiature elettriche, satelliti in orbita e reti energetiche terrestri”. L’esperto cita un evento del 1859, noto come Carrington Event, che ha provocato danni alla rete del telegrafo, causando scosse agli operatori sui tralicci. “Prevedere quando si verificano queste tempeste con precisione – continua il ricercatore – potrebbe aiutare i governi e le aziende a proteggere i satelliti, la rete elettrica e le infrastrutture di comunicazione dalle sovratensioni. Il rilevamento delle condizioni atmosferiche nello spazio e’ importante anche per la salvaguardia della salute degli astronauti”.
L’esperto aggiunge che la difficolta’ della rilevazione dipende dal fatto che velocita’ e direzione dei CME variano notevolmente, sono influenzati dal vento solare e cambiano forma mentre viaggiano nello spazio. Il team ha usato modelli computerizzati e analisi dei membri del pubblico coinvolti nel progetto Solar Stormwatch. “Questi modelli possono eseguire fino a 200 simulazioni diverse – commenta ancora Barnard – con una precisione aumentata del 20% rispetto alle precedenti previsioni, basate sull’osservazione di espulsioni di massa coronale, che pero’ presentano un elevato tasso di incertezza”. Lo scienziato precisa che i dati dei volontari hanno portato a una seconda fase di osservazioni. “L’unica cosa piu’ imprevedibile del tempo britannico e’ il meteo spaziale – scherza Caroline Harper, dell’Agenzia spaziale britannica – per fortuna, la maggior parte dei brillamenti solari non sono diretti verso la Terra e in ogni caso impiegano da uno a tre giorni per raggiungerci“.
Gli autori sottolineano che sono gia’ due le missioni progettate per analizzare il Sole e i brillamenti, Solar Orbiter dell’Agenzia spaziale europea, e Parker Solar Probe della NASA. “Grazie all’aiuto dei cittadini scienziati – conclude Barnard – miglioreremo la previsione delle tempeste solari, il che significa migliore protezione per astronauti, satelliti e infrastrutture vitali per la nostra vita quotidiana”.