“La ‘stella barbuta’ di Nostradamus è il Coronavirus”: svelato l’enigma del 666 della ‘Bestia’ dell’Apocalisse

L'estoille chevelue, identificata nel Coronavirus, sembra legarsi all’avverarsi del primo dei «tre Guai» (Ap. 9,1-12), dopo il quale rimangono ancora due «guai»
MeteoWeb

Lui si chiama Gaetano Barbella, ed è nato a Bolzano nel 1938, da genitori originari di Caserta. Come si legge in uno dei suoi curriculum scovati online, nel luglio 1997 Dario Spada, attraverso il periodico fiorentino Giornale dei Misteri, lo ha intervistato, definendolo “un originale ricercatore dell’insolito”. Si occupa di esoterismo, di misteri, di astrologia. A Spada, Bardella presentò una sua teoria secondo la quale, attraverso originali cartografie ricavate dalla topografia terrestre, fra centri urbani e località in genere, si può giungere alla comprensione della corrispondente supposta vita e posizione astrale. Secondo Bardella i riferimenti astrali sono connessi, per esempio, alle scritture bibliche.

La ricerca di Barbella, ormai da vent’anni a questa parte, si è concentrata sulla piramide di Cheope: lo studioso ha scoperto concezioni geometriche nuove, che spiegherebbero la disposizione dello spazio interno delle tombe del re e della regina. “La cosa sorprendente – si legge nella sua scheda biografica –, che deriverebbe dallo sviluppo della suddetta geometria che ha chiamato «Geometria Cheopiana», è, per esempio, la possibile comprensione dello scettro nelle mani degli dei e re dell’antico Egitto, così come risulta dalle rappresentazioni relative dei numerosi noti reperti archeologici egizi. Procedendo le ricerche in questa direzione Barbella ha formulato concezioni geofisiche, per esempio, emergenti dal noto papiro della «Pesatura del cuore di Ani» conservato presso il British Museum di Londra”.

Barbella ha poi condotto studi approfonditi sulla Divina Commedia di Dante Alighieri, giungendo a teorizzarne una straordinaria trama crittografica connessa con la fisica meccanica. Ha anche decifrato, sempre sulla storica opera dantesca, l’astruso verso in numeri che i commentatori hanno emblematizzato col termine di «DVX». Non di meno si è occupato di decifrare le profezie del veggente del 1500 Michel Nostradamus, producendo in merito una bibliografia divenuta punto di riferimento per il settore.

Apocalisse

Gaetano Barbella ha ora inviato alla redazione di MeteoWeb un suo recente studio con il quale dichiara di essere riuscito a svelare “l’enigma del numero seicentosessantasei della bestia dell’Apocalisse. Se scomposto in sei cento e sessanta, e sei cento e sei, indirizza alle Centurie (cento) di Nostradamus VI-60 e VI-6. La prima parla di un Principe tradito (il Principe del mondo: Satana); la seconda parla del segno di una stella che predispone la morte della “città grande” (la “grande prostituta”). È l’estoile chevelue (la stella barbuta), il virus Covid-19 meglio noto come coronavirus che sta tenendo in scacco il mondo intero. Infatti l’aspetto di questo virus sembra una sfera “barbuta”“.

Riportiamo quasi integralmente le considerazioni inviateci da Gaetano Barbella, che fanno seguito ad uno studio approfondito e minuzioso:

La crittologia nell’Apocalisse di Giovanni
Siamo nel pieno tempo della pandemia del coronavirus di questo cruciale anno 2020 e un gran numero di giornali online, nel mese luglio scorso, hanno pubblicato articoli gareggiando fra loro sul tema della fine del mondo, tirando in ballo interpretazioni profetiche derivanti dal calendario di Maya. Naturalmente non sono mancati interpretazioni sul solito tema dell’Apocalisse di Giovanni, che è immancabile in questi ultimi anni, specie oggi in relazione al covid-19, secondo nome corrente del coronavirus, per non parlare della bestia dell’Apocalisse e del suo fatidico numero 666, che «rappresenta un nome d’uomo». In verità, a parte il tema sul calendario dei Maya, in merito al tema sull’Apocalisse di Giovanni, si tratta di interpretazioni profetiche, piuttosto deludenti che potrebbero essere definite “profezie-fake-news” in cui si parla di tutto e incertamente, ma non di vaticini rilevati alla fonte di questo testo sacro. Ma se pure fosse fatto in tal modo neanche si riuscirebbe a tangere, almeno in qualche modo, l’enigma per eccellenza, quello che più di altri si vorrebbe capire, il fatidico numero 666 della bestia dell’Apocalisse, poiché si ritiene che questa bestia causerà la fine del mondo. Perché no? Perché l’Apocalisse di Giovanni, per penetrarla, non va letta solo da attenti studiosi – mettiamo – da esegeti, ma anche, e soprattutto, da chi è dotato di quella “sapienza”, cui si riferiscono i versetti dell’Apocalisse relativo al numero 666. Cioè:
«Faceva sì che tutti, piccoli e grandi, ricchi e poveri, liberi e schiavi ricevessero un marchio sulla mano destra e sulla fronte; e che nessuno potesse comprare o vendere senza avere tale marchio, cioè il nome della bestia o il numero del suo nome. Qui sta la sapienza. Chi ha intelligenza calcoli il numero della bestia: essa rappresenta un nome d’uomo. E tal cifra è seicentosessantasei».

Dunque una sapienza che, oltre a risultare profetica, comporta per conseguenza una esperienza di vita da intravederla in un mistico o in un iniziato agli studi, per esempio, di alchimia.

Ma se è nella bestia questa sapienza prima di tutto, di conseguenza per contro, questo lascia intravedere in essa una diversa realtà, normalmente dipinta a tinte fosche che un alchimista – mettiamo – sa distinguere non lasciandosi impressionare da ciò. Lui sa del rischio che corre nell’approccio alla bestia, che per lui è Ouroboros, e rappresenta un serpente o un drago che si morde la coda, ma è necessario che ciò avvenga. Ecco che la sua profezia (della bestia) se pur “falsa”, poi diventa “veritiera”, perché questo è lo scopo dell’alchimista, depurarla e renderla luminosa. Dunque è da qui che si parte col piede giusto, con l’approccio alle scritture dell’Apocalisse per condurci all’enigma del sud- detto numero 666. Ed ecco per progredire, che l’enigma di Giovanni dell’Apocalisse ci indirizza ad altro genere di profezie, non sacre però, per esempio quella di un profeta abbastanza grande, Michael Nostradamus con le sue Centurie, da qui già dei numeri si profilano per incoraggiarci a procedere in tal modo, esaminando le sue profezie, di cui una buona metà è ancora da decifrare.

Ho accennato ai numeri, perché 666 della “bestia” dell’Apocalisse si può considerare un numero matrice chiave di partenza per una certa sapienza (profetica) che fa conto sui numeri. Ma perché proprio Michael Nostradamus? Perché molte sue profezie espresse in quartine, cinquine e sestine, raccolte in Centurie, con i versi introduttivi fanno riferimento a dei numeri come se fossero dei codici di accesso. Ma non basta perché sia le profezie di Giovanni, con la sua Apocalisse, che le profezie di Nostradamus, vanno considerate alla stregua di crittografie. Da questo punto di vista, quasi a ritenerlo scientifico, allora non fa tanta differenza se la sacralità è messa provvisoriamente in disparte, con tutto il rispetto dovuto. L’apocalisse di Giovanni, infatti è tempestato di ricorsi criptici che fanno leva sui numeri.

La macchina Enigma

La crittografia o criptografia (dal greco ?????ó? [kryptós], “nascosto”, e ?????? [graphía], “scrittura”) è la branca della crittologia che tratta delle “scritture nascoste”, ovvero dei metodi per rendere un messaggio “offuscato” in modo da non essere comprensibile/intelligibile a persone non autorizzate a leggerlo. E sappiamo dalla storia di una nota macchina chiamata “Enigma”, usata dai nazisti nell’ultima guerra mondiale, quante sottigliezze hanno permesso di decriptarla. “Inconsapevolmente gli stessi Tedeschi aiutarono i Britannici a decifrare Enigma. Per esempio: i messaggi spesso cominciavano con lo stesso testo di apertura molti cominciavano con la parola Spruchnummer (messaggio numero), e molti messaggi dell’aeronautica cominciavano con la frase An die Gruppe (al gruppo). Messaggi cifrati spesso riportavano informazioni di routine come rapporti sul tempo e frasi quali Kienebesondere Ereignisse (niente da segnalare). I messaggi spesso terminavano con Heil Hitler. I Tedeschi spesso trasmettevano più di una volta lo stesso messaggio, con una diversa versione di cifratura”.

Detto questo passiamo ad un esempio delle profezie di Nostradamus fra le tante (la citerò in francese d’origine e in italiano, e in seguito farò così anche per tutte le altre che saranno analizzate). Esaminiamo perciò a campione la quartina XI-19 che riguarda l’avvento di un personaggio che farà tremare il mondo, ma non interessa per ora entrare nel merito di questa cosa, solo capire il primo e secondo verso espresso appunto in numeri.

«Six cens et cinq, six cens et six et sept, Nous monstrera iusques l’an dixept,
Du boutefue l’re, hayne et envie,
Soubs l’olivier laisez long temps caché,
Le Crocodril sur la Ter acacché,
Cw qui estoit mart, sera pour lors en vie.»

«Sei cento e cinque, sei cento e sei e sei cento e sette, A noi si mostrerà all’anno diciassette
Dal buttafuoco, l’ira, l’odio e invidia,
Sotto l’Ulvio seduto lungo tempo nascosto.
Il Cocodrillo sopra la terra l’ha nascosto
Quello che stava morto, sarà per allora in Vita.»

Dico subito che finora tutti i traduttori delle profezie di Nostradamus – mettiamo -, per il caso in questione della prima parola sei cento, l’hanno fatta diventare seicento e così anche il resto di seguito, ed è qui che è stato fatto un grande e fondamentale sbaglio. Mentre la giusta versione è con le parole di- staccate, e adesso spiego perché, ricordandoci sempre che si tratta di messaggi crittografici.

Sei cento è un codice che rimanda alla VI Centuria e il cinque che vi fa seguito, rimanda a sua volta alla corrispondente quartina. Poi vi fa seguito ancora sei cento legato a sei per dire ancora VI Centuria e quartina 6.
Infine ancora sei cento legato a sette per ripetere ancora VI Centuria e quartina 7.
Perché tutto questo? Semplice, per trasformare le quartine, cinquine e sestine di tutte le Centurie, messe apparentemente alla rinfusa, in modo ordinato, e così permettere poi di decifrarle meglio, risultando una legata alle altre. Poi saranno altri nessi a perfezionare questo legame e di conseguenza ottenendo una corretta e probabile decifrazione. Le Centurie di Nostradamus non sono un’esposizione di frammenti ma di puzzle che si ha modo di mettere insieme per dar luogo a un discorso lineare. E ciò che conta che ogni quartina, cinquina o sestina che compongono l’insieme delle Centurie, da solo non possono es- sere decifrate in modo coerente. Ritornando alla quartina XI-19 in esame, riguardo poi alla secondo versetto, “A noi si mostrerà all’anno diciassette” va fatto questo ragionamento.

La prima ipotesi è che Giovanni può aver fatto la parte di spirito guida – mettiamo – di Nostradamus e questo spiegherebbe l’intesa che lega le sue profezie con quelle dell’Apocalisse. Ma c’è un altro nesso che li accomuna, quella del ricorso agli animali che caratterizzano i due lavori profetici. Oltre a ciò va esaminato il lato della decifrazione a posteriori delle profezie nostradamiche che sono scritte in francese e il caso dell'”anno diciassette” sembra rivelarci chi possa essere l’interprete contemporaneo designato (almeno per questa profezia e altre correlate), cioè un italiano. “An” (in francese) non si presterebbe ad essere anagrammato perché “na” non dice nulla, ma tradotto in italiano invece si, perché l’anagramma che vi deriverebbe è “nona”. Di qui IX Centuria è la decifrazione e “17” è la quartina di riferimento. È un’ipotesi risolutiva, ma analizzandola si riscontrerà che effettivamente ciò che vi rivela è illuminante da essere presa sul serio come quella buona.

A questo punto il lettore potrà fare il resto andando a scovare le quartine or ora rilevate attraverso i suddetti codici. Intanto veniamo allo scopo di questa illuminazione sui codici di accesso perché ragionando, allo stesso modo testé descritto, si può procedere per interpretare il numero 666 dell’Apocalisse e vediamo come.
Sono possibili due casi, di cui il primo è scomposto in seicento sessantasei, il secondo seicento sessanta e seicento sei, allo stesso modo praticato da Nostradamus, per dare:
VI Centuria, quartina 60, e VI Centuria, quartina 6 oppure,
VI Centuria, quartina 66.

Primo caso della decifrazione di 666 1 Nostradamus Centuria VI, quartina 60

«Le Prince hors de son terroir Celtique
sera trahy, deceu par interprete:

Ruan, Rochelle par ceux de l’Armoirique
Au port de Blaue par moyen et prestre.»

«Il Principe fuori del territorio Celtico
sarà tradito, deluso per l’interprete
Ruan, Rochelle, per quelli dell’Armorica
Al porto di Blayle decaduti per mezzo prete.»

È un messaggio in codice diretto al futuro per chi vivrà al tempo giusto perché cominciano ad attuarsi i fatti preconizzati nell’Apocalisse di Giovanni, che la quartina VI-6 successiva perfeziona. Ricordo che si tratta messaggi critto- grafici basati spesso su giochi di parole privi, a volte, di razionalità.

La duchessa di Berry

Ruan, Rochelle, come in molti altri casi simili non riguardano le relative città, ma le loro iniziali che in questo caso sono R.R. E qui altra prodezza interpretativa per capire che si tratta del noto acronimo delle poste per significare ricevuta di ritorno. Dunque è un messaggio, naturalmente per quelli dell’Armorica, proseguendo la frase, ed è la Bretagna, la terra dei Celti, ossia dei Galli, che compaiono in un’altra quartina nostradamica che vedremo poi, come voler “comunicare” criptamente va tutto O.K..
Indagando sul “porto di Balyle” si scopre che certi progetti della duchessa di Berry per l’erede al trono di Francia, il Principe, saranno “traditi” perché è fatta prigioniera, appunto “Al porto di Blayle” nel 1833. Il “mezzo prete” sta per “pastore protestante”: i protestanti presero possesso di questo porto nel 1568. Probabilmente si tratta di una chiave per legarla in modo avverso al progetto del citato “Principe” considerato che siamo in piena area del numero 666 della “bestia di terra”. Perciò in modo traslato è il Principe del mondo, cioè Satana.

Ricordo questa citazione dell’Apocalisse di G. (Ap 13,11):
“Vidi poi salire dalla terra un’altra bestia, che aveva due corna, simili a quelle di un agnello, che però parlava come un drago”. Quindi la presenza del “mezzo prete” è coerente, e lo è solo per metà perché poi ci si renderà conto che la “bestia di terra” diventerà l’Agnello ed ecco che anche la “sapienza” che vi si lega, da “falsa” (dei protestanti) che era diventa veritiera.
E proseguendo nell’interpretazione della N. VI-60:
Al Principe, contrapposto al territorio Celtico, cioè i Galli, non gioveranno le lettere del grande Profeta giunte in mano sbagliate, “l’interprete”, di cui si parla nella quartina di N. II-36 che segue:

« Du grand Prophete lees lettres seront prinses, Entre les mains du thiran deviendront,
Frauder son Roy seront ses enterpronses,
Mais ses rapines bien tost le troubleronr. »
« Del grande Profeta le lettere saranno prese, Tra le mani del tiranno giungeranno,
Per frodare il suo Re, saranno le sue imprese, Ma le sue rapine bentosto lo rovineranno.»

Nostradamus Centuria VI, quartina 6

«Apparoistra vers Septentrion
Non loing de Cancer l’estoille chevelue
Suze, Sienne, Boece, Eretrion,
Mourra de Rome grand, la nuict disparue.»

«Apparirà verso il Settentrione
Non lungo del Cancro la stella barbuta:
Susa, Siena, Boemia, Eretrion,
Morirà di Roma la grande, la notte, dissolta.»

Si tratta di un segno che da l’avvio all’interpretazione della quartina Centuria VI, quartina 60 che vi precede, quella della R.R., cioè la ricevuta di ritorno, un messaggio di intesa, come se fra le forze inferiche della «bestia» vi fosse un “infiltrato”.
Viene in mente un racconto del filosofo austriaco Rudolf Steiner, fondatore dell’Antroposofia, che si sofferma sulla forza solare cristica che si distacca dal Sole per far parte della forza lunare di Ahrimane. Si tratta del dio Jahvè che contrasta le intenzioni antispirituali di Ahrimane, cioè Satana. Ahrimane vuol dire dunque Morte spirituale.

«Morirà di Roma grande, la notte dissolta». “Roma grande” va intesa in due modi.

  • Primo, come Amore, l’anagramma che vi corrisponde comunemente accettato. E allora cosa vi è più grande dell’Amore? Niente, perché con Amore germoglia la vita e senza di lei tutto muore. Pertanto non potendo assolutamente morire, chi muore al suo posto? Si dissolve la Morte legata alla notte, cioè viene a mancare per opera e virtù della “stella barbuta”, «l’estoille chevelue!»
  • Secondo come la «città grande» (Ap 17,18), la «grande prostituta» (Ap 17,1), e così si dissolve la Morte confermando l’altra versione interpretativa. Infine per il terzo verso « Susa, Siena, Boemia, Eretrion », Nostradamus ricorre, come già è avvenuto per il caso precedente della quartina di N. VI-60, alle iniziali maiuscole che nel nostro caso sono tre città, ma non di Eretrion di cui non si sa nulla. Ma per Erection il significato può essere costruzione, erezione, montaggio.

Tutte parole che sembrano legate a una possibile macchina. Nasce l’idea di puntare l’attenzione sulle iniziali SSB, l’acronimo relativo alle iniziali delle tre città suddette. Di qui nulla di tanto arduo che far la relativa ricerca su Startpage.com, ottenendo questo risultato con due possibili acronimi fra i diversi:

  • Siluro San Bartolomeo – sommergibile tascabile italiano
  • Submersible Ship Ballistic: sigla HCS per identificare il sottomarino convenzionale lanciamissili balistici.

Questi due acronomi sembrano legarsi coerentemente al sistema della macchina Enigma con cui sembrano dialogare di nascosto l’ipotetico infiltrato steineriano della «bestia», con le forze solari del Cristo, cioè Jahvè che può accostarsi alla figura di Saturno.

Tanto è che la quartina III-91 di N. celebra la sua rinascita:

«L’arbre qu’estoit par log temps mort sechè, Dans una nuict viendra à reverdir:
Cron Roy malade, Prince pied estaché, Criant d’ennemis fera voile bondir.»

«L’albero che stava lungo tempo morto secco, In una notte verrà rinverdire
Crono re malato, Principe in piedi eretto Timore di nemici, farà volo bonificare.»

Senza contare tutto ciò di cui si parla nella quartina di N. VI-60. E se fosse l’estoille chevelue, cioè la stella barbuta, il virus Covid-19 meglio noto come coronavirus che sta tenendo in scacco il mondo intero? Infatti l’aspetto di questo virus sembra una sfera “barbuta”.

La Covid-19 – conosciuta anche come malattia respiratoria acuta da SARS-CoV-2 o malattia da coronavirus 2019 o anche morbo da coronavirus 2019 – è una malattia infettiva respiratoria causata dal virus denominato SARS-CoV-2 appartenente alla famiglia dei coronavirus. I primi casi sono stati riscontrati durante la pandemia di COVID-19 del 2019-2020. Al 13 luglio 2020 il suo tasso apparente di letalità è del 4,4%. Rinforza questa ipotesi il fatto che l’estoille chevelue appare a settentrione, cioè nella parte alta del corpo, cioè i polmoni.

L’estoille chevelue sembra legarsi all’avverarsi del primo dei «tre Guai» (Ap. 9,1-12):

«Il quinto angelo suonò la tromba e vidi un astro caduto dal cielo sulla terra. Gli fu data la chiave del pozzo dell’Abisso; egli aprì il pozzo dell’Abisso e salì dal pozzo un fumo come il fumo di una grande fornace che oscurò il sole e l’atmosfera. Dal fumo uscirono cavallette che si sparsero sulla terra e fu dato loro un potere pari a quello degli scorpioni della terra. E fu detto loro di non danneggiare né erba né arbusti né alberi, ma soltanto gli uomini che non avessero il sigillo di Dio sulla fronte. Però non fu concesso loro di ucciderli, ma di tormentarli per cinque mesi, e il tormento è come il tormento dello scorpione quando punge un uomo. In quei giorni gli uomini cercheranno la morte, ma non la troveranno; brameranno morire, ma la morte li fuggirà.
Queste cavallette avevano l’aspetto di cavalli pronti per la guerra. Sulla testa avevano corone che sembravano d’oro e il loro aspetto era come quello degli uomini. Avevano capelli, come capelli di donne, ma i loro denti erano come quelli dei leoni. Avevano il ventre simile a corazze di ferro e il rombo delle loro ali come rombo di carri trainati da molti cavalli lanciati all’assalto. Avevano code come gli scorpioni, e aculei. Nelle loro code il potere di far soffrire gli uomini per cinque mesi. Il loro re era l’angelo dell’Abisso, che in ebraico si chiama Perdizione, in greco Sterminatore.

Il primo «guai» è passato. Rimangono ancora due «guai» dopo queste cose.

Dell’astro caduto sulla Terra e il pozzo dell’Abisso se ne troverebbe il possibile riscontro nella definizione RAYPOZ della profezia di Nostradamus, la IX- 44 citata in precedenza. È comprensibile che RAYPOZ sia interpretato come un misterioso raggio legato ad un pozzo che è poi una versione non tanto diversa dai tanti interpreti nostradamici, i quali l’hanno legato al laboratorio degli esperimenti sui raggi di protoni di Ginevra (CERN, ndr), intravista in Genesuè, un luogo o un nome di persona tutto da capire ancora.

Mi chiedo in proposito, se l’interpretazione su Ginevra sia concepibile, perché Nostradamus si prende tanta pena per la « gente » di questa città, ammesso che sia anche riferibile agli svizzeri o in modo più allargato agli europei. Che hanno di speciale rispetto al resto del mondo per meritarsi tanta preoccupazione? O forse Genesuè si riferisce in modo simbolico ad un “popolo a campione” – mettiamo – di quel Giosuè personalità biblica, la cui storia è narrata nella Bibbia, dal libro omonimo e dal Libro dell’Esodo. Giosuè è venerato come santo dalla Chiesa Ortodossa, e quale patriarca dalla Chiesa cattolica. Giosuè, figlio di Nun della tribù di Efraim, succedette a Mosè come capo degli Israeliti. Guidò le dodici tribù ebraiche nelle prime conquiste in terra di Israele, dopo l’esodo dall’Egitto. Ed è in questo senso che può essere intravisto Genesuè, inteso come “genesi”, cioè come di una nuova nazione da mettere in salvo.

Esaminando le finali delle due parole Genesuè e genesi, risulta: suè e sin.
Allora, in inglese sue = colpa e sin = peccato,
Perciò per il loro significato l’una equivale all’altra, e per il fatto che si riferisce alla lingua inglese si potrebbe pensare che è negli anglosassoni il germe del peccato da cui “migrare”.

Tuttavia accettando l’ipotesi che si tratta del coronavirus, «Migrate, migrate» è come dire “allontanatevi, allontanatevi”, … almeno di “un metro” riferendo l’avviso alle norme sanitarie in vigore in Italia per evitare il contagio del virus suddetto.
Ritornando alla possibile ipotesi che Genesuè si riferisca ad una città Nostradamus ha incluso fra le sue profezie delle Centurie una che parla della città di Genova, II-64.

«Seicher de faim, de soif,
gent Genevoise, Espoir prochian viendra au deffallir,
Sur point treblant sera loy Gebenoise,
classe au grand port ne se peu acueillir.»

«Prosciugata per fame e da sete, gente Genovese,
La speranza di aiuto nelle vicinanze verrà a fallire:
Sul punto di tremore sarà la legge di Ginevra,
La flotta nel grande porto non può essere ricevuta, o non può raggiungerla o colpire. »

Convenzione di Ginevra: Gebenoise una delle variazioni latine di Ginevra.
Senza contare che a catena, si rivela Jahvè, alias Saturno in questione, nella quartina N. VII-24 (Jahvè è recluso nel mondo inferico di Ahrimane secondo Steiner e così anche Saturno che fu messo fuori causa da Giove):

«L’ensevely sortirà du toumbeau
farà de chaines lier le fort du pont,
Empoissonè avec oeufs de Barbeau (la stella barbuta VI-6) Grand de Lorriane par Marquis du Pont.»

«Il sepolto uscirà dalla tomba
Farà da catene legare il forte del Ponto, Avvelenato con uova di Barbeau
Il grande di Lorena per il guerriero del Ponto.»

Mitridate

Sappiamo dalla storia a chi si riferisce il forte del Ponto, cioè a Mitridate: il Re del Ponto che tenne in scacco Roma. Sappiamo che dà sfogo al suo odio contro i Romani: durante i cosiddetti “vespri asiatici”, nell’88 a.C, con l’appoggio della popolazione locale che mal tollera le tasse imposte da Roma, fa uccidere 80.000/150.000 persone di origine italica, senza distinzione tra uomini, donne e bambini, servi o padroni. E sappiamo la sua avversione per i veleni.3
Ma vedremo fra poco un pareggio con certe uova di Barbeau annunciate appunto con la quartina di N. VII-24.

Ma non basta perché una cinquina perfeziona la rinascita del « sepolto» ipotetico «Jahvè – Saturno» con la XI-13:

« L’avventuriero six cens et six neuf,
Sera sorpris par fiel mis dans un oeuf,
Et peu apres sera hors de poissance

Par le puissant Empereur generale Qu’au monde n’est un pareili ny esgal,
Dont un chacun luy rend obiessance.»

«L’avventuriero sei cento e sei e nove,
Sarà sorpreso per il fiele messo nell’uovo, (di Barbeau) e poco dopo sarà fuori potenza
Per la potenza Imperatore generale
Che al mondo non c’è uno pari, né uguale,
Datoché ciascuno a lui renderà obbedienza.»

Incuriosisce esaminare il seguito indicato con le quartine VI-6 e VI-9. Ma la VI- 6 già la conosciamo perché è relativa all’apparizione dell’estoille chevelue, resta la VI-9 che è:

«Aux sacrez temples seront faicts escandales,
Comptez seront par honneur et louanges,
D’un que on grave dargent, d’or les medalles,
La fin sera tormenns bien estranges.»

«Ai sacri templi saranno fatti scandali,
Comprati saranno per onori e linguaggio,
D’uno che si grava d’argento e d’oro le medaglie,
La fine sarà in un tormento ben straniero »

Riemerge la quartina VI-60 introduttiva per la decifrazione del numero delle bestia 666, con la vecchia questione del «mezzo prete» dei protestanti.

«D’uno che si grava d’argento e d’oro le medaglie»: Come è noto La regina Elisabetta II di Inghilterra è capo della chiesa anglicana e questo può spiegare il senso di ciò che è scritto nel verso. E anche il «tormento ben straniero».
I precedenti del «mezzo prete» della IV Centuria, quartina 6, riferibile al 666 della bestia:
«Il Principe fuori del territorio Celtico sarà tradito, deluso per l’interprete Ruan, Rochelle, per quelli dell’Armorica. Al porto di Blayle decaduti per mezzo prete.»

Secondo caso della decifrazione di 666
Centuria VI, quartina 66
«Au fondament de la nouvelle secte,
Serons les os du gran Romain trovez,
Sepulchre en marble apparoistra couverte,
Terre trembler en Avril, mal enfouez.»

«Al fondamento della nuova Setta,
Saranno le ossa del grande Romano trovate,
Sepolcro in marmo apparirà coperto,

Terra tremare in Aprile, male disposti. »

Il «grande Romano» si rivela nella citata quartina N. VII-24, attraverso il primo verso: «Il sepolto uscirà dalla tomba», riferibile a Saturno o Jahvè, come già detto. La N. VI,66 si lega quest’altra quartina la N. VI-67 che è questa:

«Una nouvel secte de Philosophes, Mesprisant mort, or, honneurs et ricchesses, Des monts Germaind ne seront limitrophes, A les ensuyvre auront appuy et presses.»

«Una nuova setta di Filosofi. Disprezzante morte, oro, e ricchezze, Dai monti Germanici ne saranno limitrofi, Dei seguaci avranno appoggio e stampa.»

È’ comprensibile che non appena la forza dell’Agnello prende piede si realizzeranno gli eventi segnati in queste due quartine.

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Tra le fonti:

  • https://areeweb.polito.it/didattica/polymath/htmlS/Interventi/Articoli/Enigma/Enigma.htm
  • Rudolf Steiner: “il movimento occulto nel secolo diciannovesimo e il mondo della cultura” (Editrice antroposofica-Milano)
  • Mitriade è uno dei più temuti nemici di Roma quel sovrano d’oriente “inviato dal dio Mi- tra”, nato in una notte che sembra giorno per la luce di una cometa che rischiara il cielo di Sinope, capitale del regno del Ponto, nel 135 a.C. Nel 120 a.C. sua madre, la regina Laodice, avvelena suo padre e assume la reggenza del regno, in attesa che i due figli maschi diventino maggiorenni.
    Pare però che la madre preferisca il fratello di Mitridate, che inizia a sospettare di essere lentamente avvelenato. Comincia così l’ossessione per i veleni del futuro re del Ponto, che scappa da Sinope e si dà a una vita randagia, ma quando torna (tra il 116 e il 113 a.C.) non è più un ragazzo, è un uomo forte nel fisico e nell’anima. Ha inventato un antidoto ai veleni, composto da 65 elementi, che nei secoli a venire (usato durante tutto il medioevo e il rinascimento) prenderà il nome di Mitridato.
    Quando rientra a Sinope chiude i conti con la madre e il fratello (muoiono entrambi, forse in prigione, forse uccisi), e comincia a espandere il regno verso est, visto che a ovest ci sono i Romani. Poi però conquista l’Anatolia occidentale, e dà sfogo al suo odio contro i Romani: durante i cosiddetti “vespri asiatici”, nell’88 a.C, con l’appoggio della popolazione locale che mal tollera le tasse imposte da Roma, fa uccidere 80.000/150.000 persone di origine italica, senza distinzione tra uomini, donne e bambini, servi o padroni”.
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