“Un problema di non poca importanza risiede nel fatto che i sintomi di covid, in fase iniziale, sono indistinguibili da quelli di praticamente tutte le virosi stagionali endemiche (altri coronavirus, Influenza-like Illness, Influenza, Rhinovirus, Adenovirus, ecc.) quindi nel momento in cui si dovesse manifestare qualche sintomo diviene importante fare una diagnosi eziologica (di causa)“: un approfondimento dal titolo “Sto male… sarà COVID?: suggerimenti ed indicazioni utili per non spaventarsi e per agire in modo corretto” è stato pubblicato sulla pagina Facebook “Pillole di Ottimismo“, nata dalla collaborazione di numerosi esperti e con la direzione scientifica del virologo Guido Silvestri, della Emory University di Atlanta.
A fare il punto e a fornire molte informazioni utili, è il dott. Stefano Tasca (Pediatra Neonatologo, Casa di Cura Città di Roma – U.O.).
Di seguito il post integrale:
““STO MALE…SARA’ COVID?” : SUGGERIMENTI ED INDICAZIONI UTILI PER NON SPAVENTARSI E PER AGIRE IN MODO CORRETTO
DISCLAIMER: per motivi ovvi questo scritto è puramente indicativo, non fornisce schemi terapeutici ne sottointende che si possa ricorrere ad automedicazione. Ricordo che la diagnosi di certezza di Covid-19 può essere effettuata soltanto tramite PCR (tampone), o test rapido (attualmente ci si sta organizzando per renderlo disponibile in modo diffuso) o sierologico (dosaggio anticorpi, da convalidare però con eventuale conferma clinica o con tampone o test rapido). Si sottolinea che l’intervento diretto o indiretto del medico curante è essenziale sia per impostare eventuali terapie domiciliari, sia per il controllo del decorso, sia per l’attivazione delle procedure burocratiche di intervento (attivazione USCA, effettuazione tampone, certificazioni e quant’altro).
Ciò detto cercherò di fornire qualche informazione, utile (spero) per la gestione dell’ansia più che della malattia in se.
I dati disponibili (https://www.epicentro.iss.it/…/Bollettino-sorveglianza…) dimostrano in modo inequivocabile che SUL TOTALE DEI POSITIVI RILEVATI MEDIANTE TAMPONE, PIU’ DEL 60% SONO TOTALMENTE ASINTOMATICI (cioè infetti ma senza alcun segno di malattia), circa il 15% sono paucisintomatici (o solo febbre o solo tosse o solo rinite), circa il 20% sono malati lievi (febbre con tosse e altri sintomi respiratori tipo dolore alla gola e affaticamento respiratorio) e solo il 5% circa sono casi severi (sintomi come sopra ma associati a dispnea e desaturazioni). Di questi ultimi, una frazione (meno dell’1%) è critico (grave compromissione respiratoria con interessamento multiorgano).
In merito alla distribuzione per fasce di età notiamo che da Febbraio/Marzo è cambiata l’età media di rilievo dell’infezione dato che prima venivano testati soltanto i malati (collocati pressochè costantemente sopra ai 65-70 anni con massimi intorno agli 80) mentre ora gli screening e i tracciamenti, rilevando anche gli asintomatici, hanno influito sulle età medie che si sono abbassate. E’ però importante sottolineare che IL NUMERO TOTALE DEI CONTAMINATI NON CORRISPONDE AL NUMERO DEGLI EFFETTIVAMENTE MALATI. La veridicità di quanto affermo è data dal fatto che LA MAGGIOR PERCENTUALE DI SINTOMATICI PIU’ O MENO IMPORTANTI (cioè di coloro che presentano sintomi e che sono quelli che ci interessano) TENDE A RIMANERE SEMPRE LA STESSA E SEMPRE COLLOCATA NELLE STESSE FASCE DI ETA’, cioè dai 65-70 anni in poi.
Si nota inoltre che la percentuale di soggetti cosiddetti “critici”, che a Febbraio/Marzo era collocata intorno al 6-7%, attualmente è appena rilevabile dai grafici (dato corroborato dal numero esiguo di persone in terapia intensiva rispetto al periodo iniziale della diffusione del sars-cov-2).
PERCHE’ HO INIZIATO CON LA PARTE EPIDEMIOLOGICA?
Lo scopo è quello di dare un inquadramento pratico alla Covid-19 (senza volerne sminuire l’importanza dato che, come ho sempre sottolineato, il prefisso SARS cioè Severe Acute Respiratory Syndrome fornisce la connotazione specifica della malattia che, contrariamente ad altre virosi, può essere anche molto seria e dannosa). Rispetto al SARS-COV-1 e alla MERS (che hanno avuto un tasso di letalità molto più alto) il SARS-COV-2 ha impatto più ridotto dal punto di vista della patogenicità. CONTRARLO QUINDI NON CORRISPONDE AD UNA CONDANNA INELUTTABILE e dopo i primi 6 mesi (forse più, secondo alcuni studi) di convivenza col virus siamo giunti ad alcuni traguardi che hanno reso gestibile il decorso ed hanno abbattuto in modo significativo le complicanze rendendolo potenzialmente ed auspicabilmente curabile anche senza necessità di ricovero ospedaliero.
Un problema di non poca importanza, però, risiede nel fatto che i sintomi di covid, in fase iniziale, sono indistinguibili da quelli di praticamente tutte le virosi stagionali endemiche (altri coronavirus, Influenza-like Illness, Influenza, Rhinovirus, Adenovirus, ecc.) quindi nel momento in cui si dovesse manifestare qualche sintomo diviene importante fare una diagnosi eziologica (di causa). Attenzione: ciò non solo perché la covid richieda particolari trattamenti “in se” ma perché:
a) può essere facilmente trasmessa ad altri, magari soggetti fragili ed esposti a complicanze;
b) deve essere monitorata nel suo decorso per prevenire degenerazioni.
Una caratteristica che emerge da numerosi studi è che a differenza di altre virosi IL PRIMO E PIU’ COMUNE SEGNO DI COVID E’ LA FEBBRE (contrariamente a quanto accade nella media con le altre virosi intercorrenti in cui la febbre segue di 1-2 giorni l’inizio di sintomi respiratori), anche da sola, o associata ad altri sintomi aspecifici (ad esempio la diminuzione o l’abolizione dell’olfatto e del gusto). La TOSSE interviene nelle ore/giorni successivi e abbastanza tipicamente è asciutta, insistente, non produttiva. Nella scala di probabilità di evenienze sintomatologiche la rinorrea (scolo dal naso) è al 5°-6° posto mentre vomito e diarrea sono infrequenti. La cefalea può essere importante ma è incostante e comunque non è caratteristica così come il mal di gola che potrebbe essere interpretato anche come elemento sovrapposto (superinfezione batterica, comune in tutte le virosi respiratorie).
Se si presentano sintomi simili (febbre e poi tosse secca con iniziale fatica respiratoria), quindi, COSA PENSARE E COSA FARE?
2) CONSIDERARE LA PROPRIA COLLOCAZIONE IN FASCE DI RISCHIO tenendo presente che le persone sopra ai 65-70 anni sono quelle più comunemente affette da forme più significative (ma non necessariamente gravi)
3) CONSIDERARE LA PROPRIA APPARTENENZA A CATEGORIE DI RISCHIO DI COMPLICANZE (se si è obesi, cardiopatici, diabetici, ipertesi, ecc. occorre un intervento certamente più rapido delle autorità sanitarie per una diagnosi eziologica rapida e provvedimenti più mirati)
4) CHIAMARE TEMPESTIVAMENTE IL CURANTE descrivendo i sintomi ma anche e soprattutto: a) se si è avuto contatto con soggetti affetti o positivi; b) se si è frequentato qualche ambiente a rischio nei 14 gg precedenti l’insorgenza dei sintomi (luoghi affollati o frequentati da persone che non hanno rispettato la distanza o non portavano mascherine, ritorno da luoghi/Paesi considerati a rischio, lavoro svolto se questo è a contatto col pubblico ed in ambienti chiusi con scarso ricambio di aria, ecc.)
5) ISOLARE LA PERSONA AFFETTA collocandola in una stanza, proteggendola con una mascherina che va cambiata ogni 4-6 ore (o meno in caso di rinorrea o tosse frequente e produttiva), usare suppellettili o strumenti o stoviglie e comunque oggetti dedicati da non confondere con quelli degli altri conviventi. Sanificare sempre tutto dopo ogni uso, incluso il bagno (se in casa ne è disponibile uno solo) o far usare al malato sempre lo stesso bagno nel caso se ne abbia più di uno
6) TUTTI I CONVIVENTI DOVRANNO INDOSSARE LA MASCHERINA e l’accesso al luogo dove dimora il malato sarà consentito ad una sola persona, meglio se sempre la stessa
7) Prepararsi al fatto che in caso di tampone positivo SI DOVRANNO SOTTOPORRE ALLA STESSA PROCEDURA TUTTI I CONVIVENTI e tutte le persone esterne ai conviventi che sono venute a contatto con la persona affetta secondo il seguente criterio: distanza inferiore ai 2 metri per un tempo pari o superiore a 15’ nei 4 giorni precedenti i sintomi
8) ADOTTARE TERAPIA SINTOMATICA per contenere le manifestazioni più fastidiose (ma questa dovrà essere consigliata e prescritta dal curante). In ogni caso è utile tenere in casa antipiretici (tachipirina, aspirina), fluidificanti del muco (N-acetilcisteina in bustine), un antibiotico a largo spettro (Amoxicillina-Acido Clavulanico ad esempio). TENERE IN CASA UN PULSIOSSIMETRO
9) IDRATARE EFFICACEMENTE IL SOGGETTO AFFETTO con soluzioni (tisane, succhi di frutta diluiti oppure mediante sali in bustine da sciogliere) e NON CON SOLA SEMPLICE ACQUA (la febbre elevata induce sete ma la somministrazione di sola acqua può provocare, se ingerita in eccesso, emodiluizione con successiva diselettrolitemia e disturbi associati)
10) MANTENERE UN CONTATTO QUOTIDIANO, anche solo telefonico, COL CURANTE in modo da monitorare l’evoluzione e decidere eventualmente se il decorso impone un ricovero per terapie più specifiche non effettuabili a domicilio oppure se si è in presenza di patologia gestibile a domicilio.
Il tampone, auspicabilmente, dovrebbe essere (gold standard) effettuato entro le 48 ore dall’inizio dei sintomi ma anche oltre se la progressione della sintomatologia è blanda e non mostra segni di degenerazione. La decisione sui tempi e sui modi spetta al MMG. Attualmente si sta diffondendo la metodica del test rapido che può essere effettuato su saliva e che fornisce una risposta di primo livello quasi in tempo reale.
COME RICONOSCERE I SEGNI DI UNA PROGRESSIONE SOSPETTA (COMPLICANZE)?
1) Se la persona affetta ha febbre superiore ai 39°C costantemente per più di 3-4 giorni consecutivi
2) Se la persona affetta ha febbre persistente anche non molto elevata ma che non si abbassa coi comuni antipiretici
3) Se la persona affetta manifesta dispnea franca (difficoltà respiratoria, sensazione di “fame di aria” che si può avvertire anche a riposo)
4) Se la persona affetta, anche in presenza di attività respiratoria non particolarmente compromessa, ha una saturazione di ossigeno al pulsiossimetro inferiore al 94-95% a riposo (indicativamente)
5) Se la persona affetta, al walking test (camminare senza fermarsi per 5-6 minuti) mostra una saturazione di ossigeno inferiore al 92% (indicativamente)
In questi casi è indicato (anche se non si è ancora effettuato il tampone o lo si è effettuato ma non si ha disponibile l’esito) ricorrere rapidamente al MMG per valutare l’opportunità di ricovero ospedaliero (in caso di difficoltà a contattare il MMG, chiamando il 118). Ricordo che il passaggio da una forma superficiale ad una profonda nella covid può essere rapida, addirittura poche ore. Rimando alla mia ultima “pillola in tasca” del 16 settembre per una precisazione.
Per ciò che attiene ai farmaci si sottolinea in modo netto che l’automedicazione (uso autonomo di sostanze di cui si parla in giro per Internet o consigliate dal vicino di casa) è VIVAMENTE sconsigliata, a parte l’uso di antipiretici. E’ importante che anche avendo in casa prodotti farmaceutici POTENZIALMENTE ADOPERABILI (ad esempio l’Idrossiclorochina o il cortisone) occorrono sempre e comunque l’approvazione, la prescrizione e la corretta posologia da parte del medico.
RINGRAZIAMENTI:
– Prof. Piero Sestili (ordinario di Farmacologia Università degli studi di Urbino “Carlo Bo”)
– Prof. Alessandra Petrelli (Internista e Ricercatrice – Università Vita Salute – San Raffaele Milano)
– Dr Mario Puoti MD
La loro pazienza e disponibilità nei miei confronti non può essere descritta a parole: spero che un sentito “grazie” sia sufficiente.
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