Si sta sperimentando un ‘naso elettronico‘ grazie al quale sarà possibile migliorare la diagnosi del cancro alle ovaie. E’ il risultato di un ampio studio condotto dall’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano in collaborazione con l’Universita’ Statale di Milano i cui risultati sono stati pubblicati su Cancers. “Il ‘naso elettronico’ – ha spiegato Susanna Buratti, del Dipartimento di Scienze per gli Alimenti, la Nutrizione e l’Ambiente, dell’Universita’ di Milano – e’ uno strumento che comprende una serie di sensori chimici aspecifici in grado di rispondere in modo reversibile alle sostanze volatili generando segnali che vengono immediatamente acquisiti ed elaborati da software specifici, in modo da avere ‘l’impronta olfattiva’ tipica di cio’ che si sta analizzando. Il ‘naso elettronico’ simula il processo biologico di percezione dell’odore, rispetto al naso umano e’ altrettanto veloce (passano pochi secondi tra l’interazione con i sensori e la risposta), non e’ influenzato da variabili ambientali e dall’effetto di saturazione o adattamento e spesso e’ piu’ sensibile”. I risultati dello studio sono promettenti e aprono nuovi orizzonti per lo screening di un tumore che, ad oggi, purtroppo viene ancora scoperto troppo tardi, quando le strategie a disposizione non garantiscono percentuali elevate di efficacia.
“La presenza del tumore – spiega Francesco Raspagliesi, direttore dell’Unita’ di Oncologia Ginecologica dell’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano e prima firma dello studio – determina modificazioni di tutta una serie di processi metabolici, a cui segue il rilascio di sostanze volatili organiche. Sono in pratica tracce della presenza della malattia e sono contenute nel respiro sotto forma di molecole volatili. Il ‘naso elettronico’ ha permesso di cogliere la presenza di alcune di queste sostanze nel respiro delle donne malate, che vengono cosi’ identificate rispetto ai controlli sani. Questi risultati sembrano indicare una linea di ricerca assai promettente per una futura possibile diagnosi precoce di questi Tumori e ci spingono a proseguire con ulteriori studi”.