Uragani Mediterranei, potenziale aumento dei pericoli con il riscaldamento globale: potrebbero durare di più, produrre venti e piogge più forti e avere una struttura più tropicale

"Anche se meno numerosi, probabilmente i Medicane diventeranno più intensi in autunno e svilupperanno una struttura tropicale più robusta, aumentando la probabilità di raggiungere l’intensità di uragano", secondo uno studio
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In queste ore, c’è grande apprensione in Grecia a causa di un potente Uragano Mediterraneo in grado di provocare venti fino a 180km/h e scaricare fino a 400mm di pioggia in poche ore. Gli Uragani Mediterranei (o Medicane, dall’unione delle parole inglesi “Mediterranean” e “hurricane”) sono intensi cicloni che acquisiscono caratteristiche tropicali, associati a venti e precipitazioni estreme, in grado quindi di creare gravi pericoli alle aree popolate delle coste mediterranee. L’Uragano Mediterraneo che sta colpendo la Grecia in queste ore rischia di diventare uno dei più potenti della storia.

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Uno studio condotto da ricercatori dell’Università di Castilla?La Mancha e della NOAA, pubblicato recentemente su Geophysical Research Letters, ha analizzato “la risposta degli Uragani Mediterranei al riscaldamento globale utilizzando un modello climatico accoppiato sviluppato di recente, che presenta una rappresentazione realistica dei Medicane nelle attuali condizioni climatiche”, si legge nello studio. Il modello utilizzato nello studio è l’High?Resolution Forecast?Oriented Low Ocean Resolution (HiFLOR), sviluppato al Geophysical Fluid Dynamics Laboratory della NOAA. “Il nostro è il primo studio in cui viene utilizzato un modello globale accoppiato ad alta risoluzione atmosferica orizzontale per studiare gli effetti del riscaldamento globale antropogenico su molteplici caratteristiche dei Medicane”, scrivono gli autori.

Utilizzando un modello climatico globale accoppiato ad alta risoluzione sotto uno scenario di emissioni intermedie nel XXI secolo (RCP4.5), abbiamo scoperto una serie di drastici cambiamenti nei pericoli legati ai Medicane entro la fine del XXI secolo. Nonostante i nostri risultati si basino su un singolo modello, questo è il primo modello globale accoppiato a riprodurre la fisica di base dei Medicane e a presentare una spaziatura orizzontale della griglia (~25 km) abbastanza alta da riprodurre la loro circolazione su mesoscala. Anche se meno numerosi, probabilmente i Medicane diventeranno più intensi in autunno rispetto alla primavera e all’inverno e svilupperanno nuclei caldi più profondi e persistenti, cioè una struttura tropicale più robusta, aumentando la probabilità di raggiungere l’intensità di uragano. Questa natura più tropicale dei Medicane è accompagnata anche da proiezioni di precipitazioni più intense, che rispecchiano le proiezioni del cambiamento delle precipitazioni degli uragani che toccano terra negli USA. Le precipitazioni più intense sono anche causa di preoccupazione, considerati i rischi di alluvioni creati da queste tempeste”, si legge nello studio.

Inoltre, gli Uragani Mediterranei tendono a cambiare la posizione preferita di origine e passaggio, diventando più comuni nel Mar Ionio e meno comuni nel Mediterraneo occidentale. Tuttavia, è importante far notare alcune limitazioni derivanti dalla risoluzione delle componenti oceaniche e atmosferiche del modello, che potrebbero essere ancora insufficienti per simulare realisticamente specifiche caratteristiche a mesoscala dei Medicane e del Mar Mediterraneo. Significativi cambiamenti nell’attività dei Medicane si riscontrano soltanto in un futuro lontano, indicando che i Medicane probabilmente non cambieranno sostanzialmente nei prossimi decenni ma saranno notevolmente influenzati dal riscaldamento globale antropogenico entro la fine del XXI secolo”, scrivono gli autori.

Nello scenario RCP4.5 qui assunto, sono necessari sforzi considerevoli per ridurre le emissioni cumulative di gas serra. Scenari di maggiori emissioni, come RCP8.5, vedrebbero cambiamenti più forti nella temperatura globale entro la fine del XXI secolo (~5–9 °C) e un Mar Mediterraneo più caldo, amplificando così ancor di più la potenziale forza distruttiva dei Medicane in risposta al riscaldamento globale antropogenico. Questi cambiamenti riscontrati nell’attività degli Uragani Mediterranei aumentano potenzialmente i loro danni naturali e alla società e i cambiamenti nella localizzazione di questi rischi influenzeranno popolazioni precedentemente non abituate, aumentando dunque i danni potenziali”, concludono gli esperti nel loro studio.

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