La Vitamina D ha un ruolo fondamentale nell‘attivazione del sistema immunitario, in quanto stimola le cellule a reagire in modo più efficace contro virus e batteri: agisce come un ormone che regola vari organi e sistemi e ha un’azione modulante nei confronti dell’infiammazione e del sistema immunitario.
Una sua carenza è stata associata a diversi tipi di malattie, dal diabete all’infarto, dall‘Alzheimer all’asma o alla sclerosi multipla.
Una ricerca condotta presso la Boston University School of Medicine, pubblicata sulla rivista Plos One, ha rilevato che avere buoni livelli di vitamina D nel sangue (30 nanogrammi per millilitro di plasma) protegge da complicanze e riduce del 55% il rischio di morte in caso di Covid-19.
Si tratta della prima evidenza diretta dell’effetto protettivo della vitamina D contro l’infezione.
Si è scoperto che questi ultimi avevano meno probabilità di ipossia e perdita di conoscenza, meno infiammazione e più linfociti, e mostravano inoltre un rischio di morte inferiore del 55%.
“Questo studio fornisce una prova diretta che avere un buon livello plasmatico di vitamina D riduce le complicanze del Covid, inclusa la tempesta citochinica e da ultimo il rischio di morire per Covid-19,” ha spiegato l’endocrinologo Michael F. Holick, che in un precedente studio aveva dimostrato anche che livelli adeguati di vitamina D nel sangue riducono del 54% il rischio di essere contagiati dal Sars-CoV-2: “Poiché la carenza di vitamina D o anche una lieve insufficienza sono molto diffuse nel mondo tra bambini e adulti, specie nei mesi invernali, è prudente per ognuno assumere un integratore di vitamina D per ridurre il rischio di essere infettato e di avere complicanze in caso di Covid-19“.
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Vitamina D, a cosa serve
La Vitamina D contro i tumori
In studi di laboratorio la vitamina D ha dimostrato di svolgere attività potenzialmente in grado di prevenire o rallentare lo sviluppo del cancro: infatti frena la crescita delle cellule, ne favorisce la differenziazione e la morte programmata (apoptosi), e riduce la formazione di nuovi vasi (angiogenesi).
I primi studi epidemiologici, dopo aver osservato un minor rischio di tumori diversi da quelli della pelle nelle popolazioni più esposte al sole rispetto a quelle che vivono in Paesi con minore irradiazione solare, avevano suggerito un ruolo protettivo della vitamina D. Ricerche successive, prosegue l’AIRC, che hanno indagato direttamente i livelli di vitamina del sangue, hanno fornito risultati incerti.
Il grande studio europeo EPIC – alla cui realizzazione hanno partecipato diversi ricercatori sostenuti da AIRC – ha mostrato che le persone con i più alti livelli di questa vitamina nel sangue hanno un rischio di cancro al colon inferiore di circa il 40 per cento rispetto a chi invece ne è carente. Un legame simile sembra esistere anche per altri tipi di tumori. Secondo i risultati di altre ricerche, come la Women’s Health Initiative statunitense, però, l’assunzione di supplementi a base di vitamina D non sembra conferire alcun effetto protettivo. Si può quindi ipotizzare che alti livelli di questa vitamina nel sangue non siano direttamente responsabili del minor rischio, ma semplicemente rispecchino abitudini più sane a cui va attribuito il merito di proteggere l’individuo dal cancro. Altri studi sono in corso per cercare di chiarire questi fenomeni.
Come si forma la Vitamina D
Tutto il resto si forma nella pelle a partire da un grasso simile al colesterolo che viene trasformato per effetto dell’esposizione ai raggi UVB. Una volta prodotta nella cute o assorbita a livello intestinale, la vitamina D passa nel sangue. Qui una proteinaspecifica la trasporta fino al fegato e al rene, dove viene attivata.
Vitamina D, come funziona?
Per quanto se ne conoscano le proprietà antinfiammatorie e l’azione sul sistema immunitario, non è ancora ben chiaro come la vitamina D agisca a livello dei diversi sistemi.
Soprattutto, spiega l’AIRC, quello che ancora bisogna capire è se sia proprio la sostanza stessa a produrre direttamente tanti benefici o se, piuttosto, una sua alta concentrazione nel sangue sia soltanto un indicatore indiretto di abitudini più sane, come un’alimentazione più salutare, tempo trascorso all’aria aperta, maggiore attività fisica e minore indice di massa corporea (BMI).
Vitamina D, quanta ce ne vuole
Tra i neonati e gli anziani, però, che spesso escono poco di casa e si espongono meno dei giovani al sole, un deficit è abbastanza comune. Per questo nel primo anno di vita si somministrano gocce di vitamina D e molti medici ritengono opportuno prescrivere supplementi anche a tutti i loro pazienti oltre una certa età. Tuttavia è importante guardarsi dagli eccessi perché a dosi troppo elevate la vitamina D può essere tossica. Generalmente ciò avviene allorché i livelli circolanti superano i 100 ng/ml. Per evitare ciò, è consigliabile non superare un’assunzione giornaliera di 50 ?g/die.
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