Quando un vulcano erutta, i pericoli sono molteplici: dalla lava, alle colate di detriti, alle esplosioni, alle frane fino alla cenere. Quest’ultima può creare problemi per la salute, soprattutto colpendo le vie respiratorie, problemi di visibilità nell’area vicina all’eruzione e anche problemi di tenuta degli edifici, i cui tetti potrebbero crollare sotto il suo peso in caso di pesanti ricadute di cenere.
Le eruzioni vulcaniche non oscurano solo il cielo con la cenere emessa, ma sono anche in grado di influenzare le temperature globali. Quando ceneri e gas vulcanici raggiungono la stratosfera, rimangono intrappolati lì e possono diffondersi su una grande area, bloccando la luce solare e determinando, così, un raffreddamento in tutto il mondo. Questo accade quanto un’eruzione sufficientemente grande spinge diossido di zolfo e cenere nell’alta troposfera e nella stratosfera, ad un’altitudine di circa 9.000 metri.
I vulcani sono in grado di influenzare il meteo e alcuni dei più grandi anche il clima. Un chiaro esempio di questo è avvenuto con il vulcano Tambora, che si trova nell’attuale Indonesia. La sua eruzione dell’aprile del 1815 ha ucciso oltre 600.000 persone. L’eruzione, inoltre, ha causato alcuni anni di freddo. Questi includono il 1816, considerato “l’anno senza estate”. Il 1816 è stato segnato da un’incredibile anomalia climatica in gran parte del pianeta, in modo particolare Europa e Nord America, con freddo e maltempo fuori stagione al punto da provocare fame e carestie.
L’ultima grande eruzione vulcanica ad influenzare le temperature globali è stata l’eruzione del Monte Pinatubo nelle Filippine nel 1991. L’eruzione ha espulso cenere e detriti fino a 38km di altezza e rilasciato 17 megatoni di diossido di zolfo nell’atmosfera. Come risultato, nell’emisfero settentrionale c’è stato un raffreddamento superficiale di 0,5-0,6°C.