Carlo Acutis sembra dormire pacificamente, nonostante sia morto da 14 anni. Oggi avrebbe 29 anni il ragazzo milanese deceduto a soli 15 anni a causa di una leucemia fulminante e dichiarato Venerabile da papa Francesco nel 2018. La sua tomba è stata aperta ieri, 1 ottobre, per celebrare l’inizio degli eventi in vista della sua beatificazione che avverrà nella Basilica di San Francesco il prossimo 10 ottobre. La sua salma resterà visibile ai fedeli sino al 17 ottobre. Il corpo del giovane sembra incredibilmente intatto, incorrotto e sembra non aver patito i segni del tempo. Ha un volto sereno. La madre, Antonia Salzano, vede tutto questo come un segno e si augura che “attraverso l’esposizione del corpo di Carlo i fedeli possano elevare con più fervore e fede le preghiere a Dio, che attraverso Carlo ci invita tutti ad avere più fede, speranza e amore verso di lui e verso i nostri fratelli, proprio come Carlo ha fatto nella sua vita terrena“. Sui social è ovviamente scoppiato il caso, ma sebbene il giovane sia sulla strada della beatificazione, gli stessi esponenti ecclesiastici invitano alla calma. Come ha spiegato il vescovo di Assisi, Monsignor Domenico Sorrentino, infatti, il corpo del giovane è stato “trattato” ai fini della venerazione, come in simili casi di beati e santi. (Guarda le immagini del corpo di Carlo nella gallery scorrevole in alto a corredo dell’articolo).
CHI ERA CARLO ACUTIS
Figlio primogenito di Andrea Acutis e Antonia Salzano, Carlo nacque a Londra il 3 maggio 1991. Lì i genitori si trovavano per lavoro e in seguito tornarono in Italia. Il giovane trascorse l’infanzia a Milano, “imparando da subito ad amare il Signore, tanto da essere ammesso alla Prima Comunione ad appena sette anni”, si legge su di lui. La parrocchia di Santa Maria Segreta a Milano era il suo luogo prediletto, allievo delle Suore Marcelline alle elementari e alle medie, poi dei padri Gesuiti al liceo. Come raccontano tutti, visse una vita all’insegna “dell’amicizia con Gesù e l’amore filiale alla Vergine Maria, ma fu anche attento ai problemi delle persone che gli stavano accanto, anche usando da esperto, seppur autodidatta, le nuove tecnologie”. Carlo era infatti un appassionato di computer.
“Essere sempre unito a Gesù, ecco il mio programma di vita“, diceva sempre Carlo. Da autodidatta e leggendo in autonomia dei libri sull’argomento, aveva imparato da solo a usare il linguaggio di programmazione dei computer, e a realizzare siti web. Quando si ammalò disse che per lui, in quel momento, “iniziava la vera vita, nell’incontro con l’amato. Gli stessi medici erano sbalorditi dal suo coraggio, ma lui temeva soltanto il Purgatorio“, racconta la madre.
Nel corso dell’omelia della messa di inaugurazione del percorso che porterà alla beatificazione, monsignor Sorrentino ha sottolineato l’importanza dell’esempio offerto da Carlo: “Ha avuto una missione specialmente per i suoi coetanei di questo tempo così entusiasmante e, insieme, così disorientato. Un tempo dove si sperimentano cose meravigliose attraverso una tecnologia che unisce il mondo da un capo all’altro, ma che tante volte si fa tumulto di informazioni e messaggi contraddittori, nei quali è così difficile ritrovare la bussola della verità e dell’amore“. E chissà se un giorno, Carlo, non diventi il Santo Patrono del web e dei suoi fruitori, portando luce in un mondo, quello social, così confuso e pieno di fake news.