Oggi, per la prima volta dall’inizio della pandemia di coronavirus in Italia, è stata superata quota 7.000 contagi giornalieri. Per la precisione, nelle ultime 24 ore ci sono stati 7.332 nuovi casi, 43 morti, 2.037 guariti. Battuto il precedente record di 6.553 nuovi casi giornalieri dello scorso 21 marzo, che aveva rappresentato il picco della prima ondata. Anche se il numero in sé fa sobbalzare sulla sedia, ci sono molti parametri da tenere in considerazione per valutare l’attuale andamento dell’epidemia, che non deve allarmarci. Dalla primavera scorsa è cambiato molto e la gestione dell’epidemia è migliorata sotto molteplici aspetti.
Innanzitutto, il numero di tamponi. Oggi è risultato positivo soltanto il 4,8% dei tamponi effettuati, ben 152.196, mai cosi’ tanti dall’inizio dell’epidemia. Il dato odierno dei contagi, pur essendo superiore in termini assoluti, non è paragonabile a quello di 7 mesi fa quando c’erano comunque molti più positivi ma non venivano tracciati per carenza di test. In quel caso, il dato dei nuovi casi era limitato a un numero bassissimo di test: appena 26.336 tamponi giornalieri, con una percentuale positiva del 25%! Inoltre, l’alto numero di guariti dimostra come la stragrande maggioranza (oltre il 90%) di questa seconda ondata, siano asintomatici che non sviluppano sintomi durante tutto il decorso della positività.
Da tutto questo, emerge che i quasi 6mila casi di marzo in realta’ erano molti di piu’, solo che non lo sapevamo. Dall’indagine sierologica condotta nei mesi successivi, e’ emerso che sostanzialmente i numeri di febbraio e marzo andrebbero moltiplicati per dieci per avere un quadro della reale situazione.
Rispetto a marzo, eravamo in lockdown, e oggi no. Ma all’epoca non c’erano percorsi dedicati per pazienti Covid negli ospedali, con le devastanti conseguenze in termini di diffusione del contagio tra personale sanitario e pazienti. Altro punto debole erano le Rsa, in cui il virus si infiltrava facilmente, spesso con conseguenze fatali per i suoi anziani ospiti. Sul piano strettamente sanitario, non si conoscevano terapie efficaci in grado di salvare i pazienti più gravi, anzi si procedeva a tentoni di fronte ad una malattia che ancora non si conosceva bene. Ora l’eta’ media si e’ abbassata, da 60 anni a poco piu’ di 40, e questo riduce la quota di malati gravi.
In sostanza, ora siamo meglio attrezzati per combattere questa seconda ondata di Covid-19 e la situazione non ha assolutamente la gravità che la contraddistingueva durante la scorsa primavera.