“Verificare l’efficacia di una dieta mediterranea chetogenica normocalorica, avvalendosi anche dell’utilizzo di preparati chetogenici (Rkp), su pazienti ricoverati in ospedale con diagnosi clinica di Covid-19, ma non sotto ventilazione invasiva“: questo l’obiettivo di una ricerca, “prima nel suo genere“, annunciata dall’università degli Studi di Padova.
La dieta chetogenica “potrebbe migliorare la risposta immunitaria, modulare al contempo la risposta infiammatoria e ridurre la virulenza tramite la riduzione della glicemia come suggerito da tre studi pubblicati recentemente“.
Lo studio è stato approvato dal Comitato etico per le sperimentazioni cliniche della Provincia di Vicenza e il reclutamento dei pazienti è già iniziato. La sperimentazione si svolgerà all’ospedale San Bortolo di Vicenza sotto la supervisione scientifica di Antonio Paoli, professore ordinario presso il Dipartimento di Scienze biomediche dell’università di Padova.
L’ateneo ricorda che vi sono numerose evidenze scientifiche su come l’obesità e il diabete di tipo 2 siano dei fattori di rischio per le complicanze da infezione da Sars-CoV-2 e come siano collegati a una prognosi meno favorevole.
“La dieta chetogenica (meno di 30 grammi al giorno di carboidrati o 5% delle calorie totali) ha dimostrato ampiamente di essere più efficace, almeno nel breve-medio termine, sulla riduzione del grasso, soprattutto viscerale, del colesterolo totale e della glicemia; appare quindi come un potenziale approccio preventivo nei confronti delle complicanze da Covid-19 e soprattutto contro la cosiddetta ‘tempesta citochinica’“, spiega l’ateneo. Ma “l’utilizzo della dieta chetogenica come terapia in pazienti Covid-19 è un nuovo approccio” da esplorare, “seppur con solide basi fisiopatologiche“.