In Italia è allarme ictus e infarto: la paura di recarsi in pronto soccorso a causa della pandemia aumenta il numero di morti

Ictus e infarto uccidono più del Covid ma anche in presenza di sintomi la paura di recarsi in pronto soccorso per il timore di infezione è tanta
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La pandemia in corso sta pesantemente influenzando anche l’esito delle altre patologia, soprattutto quelle in cui il tempo gioca un ruolo fondamentate, come ictus e infarto del miocardio. Per paura di contrarre il Covid-19, molti pazienti non si sono recati tempestivamente al Pronto Soccorso. Secondo i dati diffusi dalla Siems – Societa’ Italiana Emergenza Sanitaria – nella sola citta’ di Roma nel periodo marzo-aprile 2020 si sono registrati 305 interventi di soccorso per ictus, contro i 358 dell’anno precedente. A lanciare l’allarme, in occasione della giornata mondiale dell’ictus il 29 ottobre, sono gli esperti del Campus Bio Medico, che invitano in caso di sintomi ad agire presto per evitare danni permanenti, ricordando che in Pronto Soccorso i percorsi sono separati tra pazienti Covid e non.

Nell’ictus – sottolinea il direttore UOC Neurologia del Policlinico Universitario Campus Bio-Medico, Vincenzo Di Lazzarol’intervallo di tempo dalla comparsa dei sintomi entro il quale e’ possibile effettuare gli interventi terapeutici efficaci, la somministrazione di farmaci o l’esecuzione di procedure per il ripristino dell’afflusso di sangue nelle aree ischemiche e’ molto limitato, per cui se i pazienti arrivano in ritardo in pronto soccorso si puo’ arrivare a conseguenze disastrose. In generale l’ictus allarma meno di altre patologie perche’ non provoca dolore. Se non si riesce a muovere un braccio, si puo’ pensare di aver dormito in posizione sbagliata e sentirlo bloccato, ma nel caso dell’ischemia cerebrale non c’e’ tempo da perdere“.

Recarsi in un pronto soccorso ‘specializzato’ dal quale accedere a più specialisti come quello da poco avviato al Campus Bio-Medico, è essenziale. Secondo l’Osservatorio Ictus Italia (dati dicembre 2018), questa malattia rappresenta la prima causa di invalidità nei paesi industrializzati, la seconda di demenza e la terza di mortalità. Nel nostro Paese si registrano almeno 100mila nuovi ricoveri l’anno e circa un terzo delle persone colpite non sopravvive a un anno, mentre un altro terzo sopravvive con una significativa invalidità. Attualmente, quasi un milione di persone vive con le conseguenze invalidanti di un ictus.

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