“La ricaduta dell’identificazione del virus dell’epatite C, in termini di salute, è stata enorme. E’ un premio assolutamente meritato. Grazie a questa scoperta oggi possiamo curare le persone, salvandole. L’identificazione ci ha permesso di attribuire una causa a tutta una serie di manifestazioni patologiche che prima non erano ascrivibili a un patogeno particolare. E avviare, di conseguenza, una stagione di ricerca che si è dimostrata vincente”. E’ il commento Giovanni Maga, direttore dell’Istituto di genetica molecolare del Consiglio nazionale delle ricerche di Pavia, al premio Nobel 2020 per la Medicina, attribuito proprio per l’identificazione del virus dell’epatite C a Harvey J. Alter, Michael Houghton e Charles M. Rice.
“Il virus dell’epatite C, per la prima volta nella storia dell’umanità – ha spiegato il ricercatore all’Adnkronos Salute – è stato identificato in prima battuta come codice genetico. Il genoma è stato individuato nelle cellule infette prima della particella virale. Tutto grazie alle tecniche di biologia molecolare che in quegli anni erano rivoluzionarie. E’ stato un esempio di come la tecnologia apra orizzonti nuovissimi. E da quella scoperta, anche se ci sono voluti anni, siamo riusciti a eradicare il virus e curare la quasi totalità dei pazienti, anche quelli che fino a pochi anni fa non rispondevano a terapie specifiche“.