Sono sempre di più le ricerche scientifiche esaltano la Vitamina D per gli innumerevoli benefici che ha sulla salute di tutto l’organismo e non solo delle ossa, come si pensava fino a un po’ di tempo fa.
La Vitamina D è una sostanza molto importante per il nostro organismo, perché è responsabile dell’assorbimento del calcio, un elemento che non è prodotto dal corpo umano, ma che è fondamentale per la sua salute e funzionalità.
Perché la Vitamina D è importante? Come assumerne la giusta quantità? Cosa succede in caso di carenza? Quali sono i sintomi? Come integrarla?
A rispondere a queste e molte altre domande e sono gli esperti del Gruppo San Donato: fondato nel 1957, ha rivoluzionato il mondo della sanità mettendo il paziente al centro del suo ecosistema. Oggi costituisce il primo gruppo ospedaliero privato italiano, simbolo dell’eccellenza sanitaria sia nell’attività clinica che nella ricerca scientifica.
Vitamina D: cos’è e che funzioni ha?
Il dottor Marcello Filopanti, endocrinologo del Policlinico San Marco e di Smart Clinic, spiega: “La Vitamina D è un vero e proprio ormone che viene sintetizzato nella cute per effetto dei raggi solari o meglio, delle radiazioni ultravioletta B o UV-B, e assunta, in parte, dalla dieta. Chiamata anche “vitamina del sole”, in età adulta è utile per mantenere un adeguato metabolismo del calcio e delle ossa (per esempio, si utilizza in caso di osteoporosi).
In età pediatrica la sua azione principale è garantire un’adeguata calcificazione delle ossa (la grave carenza di Vitamina D provoca il rachitismo).
Negli ultimi anni sono state evidenziate molte altre funzioni della vitamina D in vari organi e sistemi, tanto che la sua carenza è stata associata a diversi tipi di disturbi come diabete, infarto, malattia di Alzheimer, asma, alla sclerosi multipla e depressione. Mancano tuttavia chiare e definitive evidenze scientifiche al riguardo.”
Vitamina D: le cause e i sintomi della carenza
Come detto, prosegue il dott. Filopanti, “la fonte principale di Vitamina D è l’esposizione al sole della cute. Tutto ciò che riduce la trasmissione dei raggi solari UV-B o interferisce con la penetrazione dei raggi nella pelle quindi ne influenza la sintesi.
I bassi livelli di questa vitamina in Europa, in particolare, derivano da diversi fattori:
- i paesi si trovano generalmente a latitudini elevate;
- le popolazioni sono diventate sempre più urbanizzate e trascorrono meno tempo all’aperto (indagini statistiche indicano che gli abitanti delle città trascorrono l’80-90% del loro tempo al chiuso, limitando fortemente il potenziale per la produzione di vitamina D);
- l’introduzione di vitamina D con gli alimenti è esigua nella maggior parte dei paesi europei e i livelli di integrazione raccomandati sono troppo bassi;
- l’invecchiamento della popolazione.
La giusta raccomandazione di evitare l’eccessiva esposizione solare come prevenzione tumorale e lo stile di vita sedentario hanno inciso notevolmente su una buona quota della popolazione che oggi è a rischio di carenza di vitamina D.”
In genere “la carenza di vitamina D non dà sintomi particolari. Negli adulti, e nei casi più gravi, ci possono essere dolori muscolari cronici, ma è veramente molto raro.
Come detto prima, passare gran parte del proprio tempo, per lavoro o altro, in ambienti chiusi, vivere in città, abitare in nord Italia ed essere anziani rende più probabile avere una carenza di vitamina D. Inoltre, è più facile essere in carenza durante i mesi autunnali ed invernali, quando le ore di luce diminuiscono e il clima impone abiti che coprono di più.
Tuttavia, anche in inverno non è indicato il dosaggio cosiddetto “a tappeto” nella popolazione generale, ma è consigliata un’integrazione, dopo la verifica dei suoi livelli con esame del sangue, solo nei soggetti con certe patologie e sempre su indicazione medica.”
Vitamina D, come integrarla? Gli alimenti, l’esposizione e i farmaci
“Pochi alimenti contengono naturalmente questa vitamina: tra questi – prosegue il dott Filopanti – pesci grassi (salmone, sgombro, aringhe) e oli di pesce (incluso l’olio di fegato di merluzzo), formaggi grassi e carni rosse. Per questo è essenziale una corretta esposizione alla luce solare.
L’ideale è un’esposizione di circa 10-15 minuti quando la quota di raggi UVB è maggiore ovvero dalle 10 alle 15. Oppure si può ricorrere all’integrazione.”
“Per il trattamento della carenza di vitamina D, sono disponibili numerosi prodotti. In genere si utilizzano 50.000 – 100.000 unità\ al mese di Colecalciferolo in olio per via orale, come consigliato dalle ultime linee guida, frazionate anche in dosi settimanali o quotidiane. Un altro prodotto frequentemente utilizzato è il Calcifediolo in gocce o capsule molli.
Entrambi questi farmaci si assorbono meglio se assunti con il cibo.”
“Il sovradosaggio (per quanto raro) può essere pericoloso. Prima di assumere una integrazione a dosi farmacologiche è bene rivolgersi al proprio medico.”
Vitamina D: focus sull’esposizione al sole
Come chiarito, la Vitamina D viene assunta dal corpo in due modi: attraverso alimenti come latte e derivati, proteine di origine animale e anche il ‘famoso’ olio di fegato di merluzzo(ergocalciferolo), e attraverso la sintesi che opera il nostro organismo quando è esposto al sole (colecalciferolo).
La professoressa Sabrina Corbetta, responsabile del Servizio di Endocrinologia e Diabetologia all’IRCCS Istituto Ortopedico Galeazzi, spiega quali sono le modalità corrette di esposizione al sole per favorire la produzione naturale ed efficace della Vitamina D.
Come esporsi al sole per produrre vitamina D, per quanto tempo e quando
Per quel che riguarda l’esposizione solare, la professoressa Corbetta chiarisce: “È vero che la vitamina D la possiamo sintetizzare attraverso dei precursori esponendo la pelle al sole, ma bisogna tenere conto di alcuni fattori che possono rendere il processo di sintetizzazione più o meno efficace”.
“Per avere una produzione efficiente di Vitamina D a livello cutaneo – secondo la professoressa Corbetta -, ci si deve esporre per almeno 30 minuti al giorno e con un’intensità che deve dare arrossamento della cute.
Questo, però non va d’accordo con l’indicazione dei dermatologi che raccomandano sempre di proteggere la pelle attraverso lozioni di filtro solare quando ci si espone ai raggi solari, soprattutto se si è di fototipo bianco. Ma, notoriamente, l’utilizzo di lozioni solari inibisce l’attivazione della vitamina D.
Per prendere il sole, e avere quella condizione di arrossamento, sarebbe meglio esporsi nelle ore centrali della mattina, evitando le prime ore del pomeriggio. Poi tutto dipende da come è la giornata”.
Perché il processo di sintesi di Vitamina D sia efficiente, deve esserci anche la giusta temperatura esterna: “Bisogna tenere conto che l’efficienza di sintesi dipende dalla temperatura. Per esempio, in alta montagna, se sono a 3000 metri e l’aria è fredda, non è a 37°, l’efficienza del processo di sintesi della Vitamina D si riduce drasticamente”.
Quali sono le parti del corpo da esporre in estate? “L’esposizione non è sufficiente solo al volto o alle mani, deve comprendere anche il tronco e gli arti, quindi integrale, per poter avere un apporto sufficiente, il tutto almeno per una settimana.
La capacità di sintesi, inoltre, si riduce molto con l’età: l’anziano ha una capacità che è 7 volte inferiore di quella del giovane adulto. Laddove c’è maggiore necessità perché è già presente una fragilità ossea, ma non vi è più un sistema efficiente, bisogna intervenire con una terapia di supplementazione“.
“Se si stanno prendendo integratori, perché c’è una condizione di malattia e di carenza per cui è stata proposta una supplementazione – precisa Corbetta – questi NON vanno assolutamente sospesi durante l’estate.
Solitamente in estate, con il sole, si alzano i livelli di vitamina D che in inverno, inevitabilmente, si abbassano; ed è solitamente verso marzo-aprile-maggio che si toccano i livelli più bassi (è quasi fisiologico).
Le persone che hanno indicazione ad assumerla la devono prendere in maniera ottimale tutti i giorni, ma si può prendere anche una volta alla settimana con dosaggi cumulativi. Al momento non ci sono evidenze che l’assunzione di vitamina D in soggetti senza indicazione medica dia effettivamente benefici”.
Vitamina D: i falsi miti su colesterolo e diabete
Negli ultimi 20 anni, si è scoperto che la vitamina D ha dei potenziali effetti benefici soprattutto per quanto riguarda il trofismo muscolare (es. la contrattività del muscolo cardiaco), effetti positivi nel modulare l’azione dell’insulina o di altri ormoni ed effetti anti-neoplastici e immuno-modulatori. Questi studi, tuttavia, non sembrano avere una rilevanza clinica sicura (a riguardo sono ancora in corso alcuni studi): “Bisogna fare un po’ di chiarezza su questa questione, perché spesso si sentono molte fake news sulla Vitamina D, come per esempio, quella di una sua possibile azione nella prevenzione del diabete. Sia chiaro che non esistono, inoltre, evidenze relativamente al fatto che l’assunzione di vitamina D possa fare ingrassare o abbassare il colesterolo”, conclude la professoressa Corbetta.
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