Circa 38 milioni di persone nel mondo convivono con l’Hiv, secondo stime riportate dall’Organizzazione mondiale della sanità (Oms). E nel solo 2019 sono state almeno 1,7 milioni le nuove diagnosi. Si continua a morire di cause correlate al virus, e nel 2019 le vittime sono state 690mila. E sempre al 2019 è del 68% la percentuale degli adulti con Hiv che ha ricevuto la terapia antiretrovirale. Un dato, quello dell’accesso alle cure, che si lotta per migliorare. Tanto che la campagna 2020 per la Giornata mondiale contro l’Aids dell’1 dicembre ha questo slogan-appello: “Solidarietà globale, servizi resilienti”.
“Il mondo – fa notare l’Oms – ha compiuto progressi significativi dalla fine degli anni ’90, ma l’Hiv rimane un importante problema di sanità pubblica globale. E come molti altri importanti problemi di salute, deve affrontare ulteriori sfide durante la pandemia Covid-19. I servizi di prevenzione, test, trattamento e cura dell’Hiv hanno subito interruzioni, in particolare nei Paesi con sistemi sanitari fragili. Il crollo di questi servizi essenziali causa Covid rappresenta una minaccia per le vite di molti“.
L’agenzia Onu per la salute avverte: “Qualsiasi rallentamento nella fornitura di questi servizi lascerà molte popolazioni vulnerabili a maggior rischio di infezione da Hiv e di decessi correlati all’Aids. Tuttavia, in tutto il mondo gli operatori sanitari e i rappresentanti della comunità stanno facendo del loro meglio per mantenere le attività, adottando modi innovativi per superare le interruzioni causate da Covid“.
L’1 dicembre l’Oms “si unisce ai partner nel rendere omaggio a chi lavora per fornire servizi anti Hiv e nel chiedere ai leader globali e ai cittadini impegnarsi per la ‘solidarietà globale’, perché si possano mantenere le attività essenziali contro Hiv durante la pandemia e oltre“.
E’ un invito “a concentrarsi sui gruppi vulnerabili che sono già a rischio e ad espandere la copertura a bambini e adolescenti. E nel 2020, l’Anno internazionale dell’infermiera e dell’ostetrica, è un appello per una maggiore protezione e supporto per queste figure, operatori sanitari che sono stati a lungo in prima linea nella lotta all’Hiv. Possiamo tutti contribuire allo sforzo di porre fine all’Aids – conclude l’Oms – e rendere il mondo un posto più sano“.