Nel corso dell’evento web Festival della Salute Globale, Anton Pozniak, ricercatore dell’Università di Bristol, ha spiegato, nel corso di un incontro moderato da Stefano Vella, quale sia l’attuale situazione mondiale dell’epidemia di AIDS, facendo anche un excursus storico. “In 40 anni sono morte 40 milioni di persone di Hiv e 40 milioni di persone ci convivono ancora oggi – spiega Pzniak -. La maggior parte dei casi si trova nell’Africa subsahariana. E’ un’epidemia molto diversificata in termini di popolazione, è molto eterogenea. L’epidemia è saltate dagli animali agli esseri umani attraverso gli scimpanzé, per lo più legata alla caccia e alla conseguente alimentazione. Tra il 1888 e il 1924 il virus ha fatto dunque il balzo sull’uomo, e dall’Africa si è diffusa in tutto il mondo“.
Sembra, nelle parole del ricercatore, di rivedere tutto ciò che in questi mesi abbiamo vissuto in maniera molto più veloce e immediata. “I viaggi arei contribuivano alla diffusione, come il Covid“, precisa Pozniak. “Negli Usa nel 1981 si è presentata una diffusa forma particolare, ma prima si pensava fosse malattia infettiva e ci sono voluti molti anni per capire che in realtà era un virus. Nel 1985 è stato approvato il primo test per l’Hiv, e questo ha cambiato il modo in cui vengono trattati i pazienti, perché finalmente si possono fare delle diagnosi. C’è stato molto attivismo in questo senso, e molti chiedevano che si lavorasse per curare questa malattia e trovare delle terapie efficaci”.
“Nel 1995 l’HIV era la causa principale di morte negli Usa, perché non vi erano cure. Alla fine degli anni ’80 sono state brevettate terapie antiretrovirali. C’era un trattamento antibiotico, ma si è scoperto che bisognava combinare diversi farmaci antivirali per sconfiggerlo. Questo perché l’HIV si moltiplica rapidamente e il suo genoma cambia nell’arco di un anno come quello degli esseri umani cambia in mille anni, quindi si sviluppa resistenza e i farmaci non funzionano più”, per questo si combinano diversi medicinali. “Le persone affette da Hiv nei paesi sviluppati hanno visto un miglioramento della loro vita non indifferente negli ultimi 30 anni. Molte mamme non infettano i figli e i partner. In Africa la situazione è ancora difficile, anche perché il costo annuale per i farmaci supera i 200 dollari, cifra impensabile per i Paesi meno sviluppati, nei quali l’utilizzo dei preservativi è stata provvidenziale, come anche la circoncisione per gli uomini”.
Per l’AIDS, precisa l’esperto, “è dal 1992 che si parla di un vaccino che sarebbe dovuto arrivare cinque anni dopo. E ancora oggi si dice ‘tra cinque, dieci anni arriverà’. Ma il problema è che l’HIV cambia, muta, quindi il virus sfugge al vaccino” sul lungo periodo.
Qual è la lezione che possiamo imparare dalla lotta all’HIV per affrontare il Covid? “La prima cosa di cui abbiamo bisogno – conclude l’esperto – è che vi siano del trial molto seri. Su idrossiclorochina, trattamenti, mascherine, ci sono stai molti ‘pettegolezzi’ e invece c’è bisogno solo di un scienza solida” che indica la strada da seguire per combattere il Covid.