“A Crotone si registra l’ennesima alluvione dopo quella che colpì la città calabrese il 14 ottobre 1996, che provocò 6 vittime e danni economici per 126 miliardi di lire. Gli effetti dell’ondata di maltempo sono amplificati da una crescita urbanistica ‘disordinata’ che si è sviluppata nelle aree di espansione fluviale”. È il commento del Presidente del Consiglio Nazionale dei Geologi, Arcangelo Francesco Violo, dopo le piogge abbondanti che hanno messo in ginocchio la fascia jonica della Calabria. “In seguito a quell’evento tragico del 1996 è stato predisposto un piano di intervento di mitigazione del rischio idraulico realizzato solo in parte – spiega il Presidente CNG -. Gli eventi di dissesto idrogeologico rappresentano una priorità per tutto il Paese, sia a livello nazionale che in particolare per il territorio calabrese, per questo è necessario mettere in campo una strategia d’intervento in tempi rapidi”.
Il dissesto idrogeologico è un problema ampiamente diffuso in tutto il Paese: secondo i dati pubblicati oggi dall’ISPRA il Ministero dell’Ambiente della tutela del Territorio e del Mare ha stanziato 7 miliardi in 20 anni per contrastare la lotta al dissesto in Italia. “Nonostante gli sforzi fatti negli ultimi decenni e queste cospicue risorse impiegate, i problemi sono rimasti irrisolti – denuncia Violo- che lancia un monito: Per non ripetere gli errori del passato, servono azioni concrete e procedure che consentano di definire le priorità in maniera oggettiva programmando gli interventi sulla base di progetti di qualità. A tal proposito, si ritiene quanto mai positiva l’istituzione di un fondo di progettazione che possa in qualche misura compensare la carenza economica finanziaria degli Enti. Enti che troppo spesso si trovano a dover programmare gli interventi in mancanza di studi, indagini e monitoraggi idonei alla conoscenza di fenomeni così complessi, operando quindi sulla base di conoscenze parziali con il rischio conseguente di non ottenere risultati soddisfacenti”.
Spesso le difficoltà legate all’attuazione degli interventi sono organizzative e non finanziarie: “anche quando le risorse ci sono, non vengono spese, perché non collegate a progetti cantierabili, ma basati su ipotesi progettuali che poi vengono disattese per cambi di linea politica o per difficoltà autorizzative” spiega Violo. Ciò nonostante, va segnalato che anche impegnando ingenti risorse finanziarie, gli interventi di tipo ‘strutturale’, se pur utili e necessari, non consentono da soli la risoluzione di tutte le criticità presenti sul nostro territorio. Per il Presidente CNG: occorre, quindi, “realizzare anche una serie di azioni ed interventi ‘non strutturali’, i quali possono contribuire alla mitigazione del rischio idrogeologico attraverso: l’aggiornamento e approfondimento continuo dei piani di assetto idrogeologico; l’adeguamento della pianificazione territoriale; l’attuazione dei presidi territoriali permanenti costituiti da professionisti esperti allo scopo di monitorare il territorio; l’implementazione dei sistemi di monitoraggio e di allerta; la realizzazione di attività di manutenzione del territorio e di pianificazione delle fasi di emergenza”.
Una parte delle risorse previste nel Recovery Fund potrebbero essere impiegate per la costruzione di tutte quelle azioni necessarie che fanno parte di una ampia strategia resiliente di contrasto al dissesto idrogeologico. “Risulta infine necessario un riordino della normativa in materia di difesa del suolo che preveda una legge organica che comprenda e coordini tutti i diversi aspetti del settore ed i tanti (troppi) enti competenti e le strutture tecniche di supporto. La prevenzione, la manutenzione del territorio ed il monitoraggio sono le attività vincenti, per questo non è possibile intervenire solo in emergenza” conclude il Presidente CNG.