Archeologia, in Valpolicella scoperti manufatti di selce del Neolitico in sito preistorico [FOTO]

"La frequentazione preistorica del sito delle Colombare di Negrar avvenne, per quanto ne sappiamo allo stato attuale dei rinvenimenti, tra gli ultimi secoli del V millennio a.C. e la fine dell'età del Rame"
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Rinvenuti nuovi reperti nel corso degli scavi archeologici nel sito preistorico delle Colombare di Villa presso Negrar di Valpolicella (Verona). Gli archeologi hanno rinvenuto schegge e manufatti di selce e pietra diversa dalla selce, ceramica e resti faunistici, principalmente databili al Neolitico tardo (intorno al 4.000 a.C.). Si è conclusa così la seconda campagna di scavi nel sito preistorico, finanziata quest’anno dalla Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio di Verona. Le indagini eseguite sul campo dalla Società archeologica Aurea, con l’ausilio dell’archeologo professionista Cristiano Putzolu, si sono svolte in collaborazione con l’Università degli Studi di Milano sulla base della collaborazione siglata tra le due istituzioni dal 2019. Il professore Umberto Tecchiati, docente del Dipartimento di Beni culturali e ambientali dell’Università Statale di Milano, uno dei due direttori dello scavo, spiega: “L’individuazione, nel primo sondaggio, di lembi di stratigrafia intatta alla profondità di circa 160 cm dal suolo di calpestio attuale, ha permesso di prelevare campioni di terreno per gli studi archeobotanici e dei marcatori biochimici, che saranno eseguiti dai laboratori delle Università di Modena e Reggio Emilia, e di Milano. Alcuni resti faunistici saranno sottoposti a datazioni al Carbonio 14”.

La frequentazione preistorica del sito delle Colombare di Negrar avvenne, per quanto ne sappiamo allo stato attuale dei rinvenimenti, tra gli ultimi secoli del V millennio a.C. (Neolitico recente) e la fine dell’età del Rame (2200 circa a.C.) e dovette interessare una superficie non inferiore ai tre ettari. Le caratteristiche del sito e la cronologia della sua occupazione suggeriscono un uso anche funerario e non solo insediativo – aggiunge Tecchiati – Le ricerche, ?che puntano a raccogliere dati utili alla ricostruzione paleoambientale del sito e alla scansione cronologica della lunga occupazione, si confermano promettenti grazie anche alle sinergie messe in atto e si auspica quindi di poter tornare sul campo già a partire dal prossimo anno”.

Hanno preso il via nel 2019 con la partecipazione di numerosi studenti, laureandi e specializzandi della Statale, nel quadro di una collaborazione di ricerca con la Soprintendenza stessa e il Comune di Negrar di Valpolicella, le ricerche sono proseguite quest’anno, a causa della persistente emergenza sanitaria, con la sola presenza dello staff direttivo. Le indagini sul sito sono state co-dirette da Umberto Tecchiati e da Paola Salzani della Soprintendenza Archeologica di Verona. In particolare sono stati aperti due scavi finalizzati a verificare alcuni aspetti stratigrafici delle ricerche novecentesche (scavi di Francesco Zorzi 1953-1954) e a pianificare gli interventi in progetto nel 2021. Il primo, in corrispondenza del sondaggio condotto da Francesco Zorzi nel 1953 nell’area della cosiddetta ‘Capanna 1’; il secondo ha riguardato invece il margine di un pianoro su cui Zorzi individuò la cosiddetta ‘Capanna 2’.

Di grande aiuto, in fase di preparazione dello scavo, si sono rivelate le foto storiche scattate da Zorzi all’inizio degli anni ’50 messe a disposizione grazie all’accordo in essere tra l’Università degli Studi di Milano e il Museo di Scienze Naturali di Verona, dove si conserva l’archivio Zorzi. Intanto proseguono le analisi di laboratorio e la redazione di tesi di laurea e specializzazione sul sito e sul territorio dei Lessini occidentali (Valpolicella) del popolamento preistorico dei quali le Colombare di Negrar costituiscono una delle più vistose e importanti evidenze.

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