Una delle principali attrazioni di Kuala Lumpur sono le Batu Caves, le grotte blu che ospitano uno dei templi rupestri più famosi della Malesia.
Nonostante si trovi al di fuori dell’India, questo complesso templare è il più grande di tutti i tempi Indù e accoglie ogni anno un incredibile numero di pellegrini e di turisti attratti dalla scalinata dipinta come un arcobaleno attraverso la quale si accede alle grotte.
La storia delle Batu Caves
In nome Batu deriva da quello di un fiume che si trova nei pressi delle grotte, il Sungei Batu, che si può tradurre con l’espressione “fiume roccioso”.
Le caverne hanno un’età geologica che si aggira intorno ai 400 milioni di anni e nell’antichità hanno offerto riparo alle popolazioni malesi.
I primi studi naturalistici sono stati condotti alla fine dell’Ottocento grazie all’interesse del botanico inglese William Hornadav.
L’attuale collocazione spirituale del sito nacque anch’essa solo alla fine del XIX secolo quando un ricco mercante indiano di stagno decise di dedicare un tempio al dio Murugan proprio all’interno delle grotte.
Da allora, il numero dei templi collocati all’interno delle Batu Caves e anche all’esterno delle stesse grotte ha visto un crescendo costante che ha consentito di raggiungere il primato di cui tutt’ora gode il sito.
Le attrazioni delle Batu Caves
Le Batu Caves comprendono circa 30 grotte calcaree, la maggior parte delle quali non è disponibile all’accesso del pubblico, ma, nonostante ciò, sono numerosi gli scenari da ammirare nella visita a questo magnifico sito.
Qui è possibile vedere la statua del dio Murugan, il capo delle truppe degli dèi e il dio della guerra dell’Induismo, che è ritratto in una effige delle imponenti dimensioni di 43 metri.
Una delle attrazioni più suggestive è la scalinata dipinta dai colori dell’arcobaleno che costituisce la rampa di accesso alle grotte. Nel 1920, l’originaria scalinata in legno fu sostituita da una più solida in cemento costituita dagli attuali 272 gradini.
Nonostante la scalata possa apparire ardua al primo sguardo, la popolazione locale e i turisti che si sono inerpicati sulla gradinata assicurano che anche i più piccoli e gli anziani possono superarla senza troppe difficoltà.
Al termine della scalinata si può visitare la grotta principale, la Temple Cave, che attrae sia i turisti sia i fedeli, che vi si recano per partecipare ai riti religiosi che si svolgono al suo interno.
Il primo tempio posto davanti l’ingresso delle scale reca dipinti e bassorilievi che narrano la storia del Ramayana, di cui è protagonista Hanuman, il dio scimmia associato dagli Indù al commercio.
E proprio le scimmie, in particolare i macachi, invadono gli spazi delle caverne e dei templi, spesso importunando i visitatori per ottenere del cibo gratuito, e sono in tal modo divenuti anch’essi parte integrante della scenografia del luogo.
Sotto la Temple Cave si trova la Dark Cave, si tratta di una rete di due chilometri di caverne relativamente incontaminata e che proprio grazie all’attenzione ecologica con la quale è stata preservata (l’accesso ai visitatori è limitato) ospita un numero considerevole di specie animali. Le formazioni rocciose, inoltre, sono entusiasmanti e vedono sporgere dal soffitto stalattiti e innalzarsi dal pavimento colonne di stalagmiti in formazioni complesse che si sono sviluppate anche per migliaia di anni.
Il festival religioso Thaipusam
Dal 1892, le Batu Caves, sono il fulcro del festival annuale Thaipusam, che prevede l’arrivo di comunità di fedeli indù provenienti da tutto il mondo.
Nel corso di quest’occasione, molti fedeli portano a termine un lungo pellegrinaggio devozionale (che parte dal tempio Sri Mahamariamman, nel centro storico di Kuala Lumpur), durante il quale vengono compiuti atti sacrificali rituali al fine di dimostrare il proprio valore e la propria gratitudine verso il dio Murugan, al quale in cambio vengono richieste attenzioni e protezione.