L’asteroide 2018VP1, in rotta verso la Terra, ha attirato l’attenzione del mondo nelle ultime settimane: è abbastanza noto agli addetti ai lavori proprio perché è tra gli oggetti che, nel loro viaggio nello Spazio, hanno la maggiore probabilità di entrare in collisione con il nostro Pianeta (sebbene sia una percentuale quasi nulla)
Il massimo avvicinamento di 2018VP1 era in programma il 2 Novembre, con minima distanza prevista alle 11:33 UTC, con un ampio margine di incertezza (ben 3 giorni).
Vi era non solo incertezza temporale ma anche di prossimità: essendo un oggetto molto piccolo, con un’orbita eccentrica, che lo porta periodicamente a intersecare la traiettoria della Terra, i calcoli sul suo effettivo percorso avevano margini di errore molto grandi. Di conseguenza non era certo se e quando avrebbe potuto sfiorare il nostro pianeta o entrare in atmosfera.
Che fine ha fatto l’asteroide 2018VP1?
L’asteroide 2018VP1, alla fine, ci ha “sfiorati“: già il 2 Novembre l’astronomo planetario Michael Busch aveva reso noto su Twitter che l’oggetto non era stato rilevato nei monitoraggi di infrasuoni o di flash atmosferici, dando una prima indicazione del fatto che 2018VP1 non è entrato in atmosfera ma ha solo “sfiorato” la Terra.
La conferma è arrivata dall’Agenzia Spaziale Europea, che ha confermato che l’asteroide ha effettuato il massimo avvicinamento addirittura in anticipo rispetto a quanto previsto, il 1° Novembre, a una distanza “ravvicinata”, 62.397 km.
2018 VP1 hit the headlines some weeks ago, but its not as scary as it was made out to be. At just ~2.4 m in size it already made its close approach, missing Earth by 62 397 km (over a 10th of the distance to the Moon) on 1 Nov #ElectionDay#Closeapproach pic.twitter.com/6l3Sadf8gn
— ESA Operations (@esaoperations) November 3, 2020
L’asteroide 2018VP1 e i calcoli della NASA
2018VP1, scoperto dal Palomar Observatory in California nel 2018, è abbastanza noto agli addetti ai lavori proprio perché è tra gli asteroidi che hanno la maggiore probabilità di entrare in collisione con il nostro Pianeta, sebbene sia una percentuale quasi nulla: il Center for Near-Earth Objects Studies presso il Jet Propulsion Lab della NASA aveva calcolato già ad agosto le sue dimensioni ridotte (circa 2 metri), e che le possibilità di colpire il pianeta erano intorno allo 0.41%, e, in quel caso, gran parte dell’oggetto era destinata ad essere distrutta dall’attrito con l’atmosfera.
Per fare un confronto, si ricordi che l’asteroide che esplose nel 2013 nel cielo di Chelyabinsk, in Siberia, aveva un diametro stimato di 15 metri e una massa di migliaia di tonnellate.
Neil deGrasse Tyson: “Asteroide si dirige verso la Terra: se il mondo finirà nel 2020 non sarà però colpa dell’Universo”
Ha fatto scalpore qualche settimana fa il post pubblicato su Instagram da Neil deGrasse Tyson: il celebre astrofisico e divulgatore spiegava che l’asteroide 2018VP1, grande più o meno quanto un frigorifero e diretto verso il nostro pianeta ad una velocità di 40mila km/h, poteva “colpire” o quanto meno “sfiorare” il nostro Pianeta il 2 Novembre, giorno della Commemorazione dei defunti e vigilia dell’Election Day negli USA.
Importante sottolineare che la Terra non corre rischi, aveva scritto deGrasse Tyson su Instagram, perché l’asteroide “non è abbastanza grande da provocare danni“. “Se il mondo finirà nel 2020, non sarà per colpa dell’Universo“.
Quando la NASA aveva identificato il “sasso spaziale”, aveva assicurato che le probabilità di impatto con la Terra erano inferiori all’1%: “Al momento ha lo 0,41% di probabilità di entrare nella nostra atmosfera, ma se lo facesse si disintegrerebbe, a causa delle sue dimensioni ridotte“.
Visualizza questo post su Instagram
Asteroid 2018VP1 is very small, approx. 6.5 feet, and poses no threat to Earth! It currently has a 0.41% chance of entering our planet’s atmosphere, but if it did, it would disintegrate due to its extremely small size.
— NASA Asteroid Watch (@AsteroidWatch) August 23, 2020
Cos’è un asteroide
Un asteroide è un piccolo corpo celeste simile per composizione ad un pianeta e spesso privo di forma sferica: il diametro può variare da qualche decina di metri a 1.000 km ma, in genere, non supera i 100 km. La NASA studia gli oggetti più vicini a noi, calcolandone le traiettorie future in modo da evitare impatti con il nostro pianeta.
Si ritiene siano i relitti della formazione del Sistema Solare, corpuscoli che non riuscirono ad essere inglobati nella formazione dei pianeti.
Il loro nome significa letteralmente “a forma di stella” o “simili a una stella” in quanto, durante il periodo in cui furono scoperti i primi asteroidi, ovvero intorno all’inizio del 1800, essi apparivano come punti luminosi, al pari delle stelle.
Nonostante esistano migliaia di asteroidi, possono essere suddivisi in tre gruppi principali a seconda della loro composizione: gli asteroidi carbonacei, i più comuni, sono corpi pietrosi neri come il carbone, gli asteroidi silicei e gli asteroidi metallici.
Gli asteroidi composti per la maggior parte di ghiaccio sono invece dette comete: alcuni asteroidi sono residui di vecchie comete, che, avendo perso il loro ghiaccio nel corso di avvicinamenti al Sole, sono composti principalmente da roccia. La sublimazione delle sostanze volatili quando la cometa è in prossimità del Sole provoca la formazione della chioma (nube o atmosfera rarefatta che si genera attorno al nucleo) e della coda (nube che si allunga dalla chioma nella direzione del vento solare).
Nel nostro Sistema Solare sono già stati numerati e catalogati oltre 600.000 asteroidi e probabilmente altre centinaia di migliaia attendono ancora di essere scoperti.
L’asteroide più grande del Sistema Solare interno è Cerere (diametro di 900-1000 km), poi seguono Pallade e Vesta (500 km). La maggior parte degli asteroidi orbitano tra Marte e Giove, ad una distanza compresa tra 2 e 4 UA dal Sole, in una regione conosciuta come Fascia principale: almeno 200 mila asteroidi gravitano in questa fascia che è larga poco più di 150 milioni di chilometri.
Sono invece più grandi di Cerere numerosi oggetti del Sistema Solare esterno come ad esempio Eris, Sedna e Varuna.
Gli impatti con gli asteroidi hanno un ruolo importante nella formazione dell’Universo: ad esempio si ritiene che la Luna sia nata dall’impatto con un gigantesco asteroide.
Un asteroide ha colpito la Terra circa 65 milioni di anni fa provocando la scomparsa di molte specie animali (come i dinosauri) e vegetali.