Occorre fermare l’escalation dei danni, delle aggressioni e degli incidenti che causano purtroppo anche vittime e che sono il risultato della incontrollata proliferazione degli animali selvatici, con il numero dei cinghiali presenti in Italia che ha superato abbondantemente i due milioni. E’ quanto afferma il presidente della Coldiretti Ettore Prandini in riferimento alla necessità di riprendere l’attività venatoria nelle cosiddette zone rosse dell’ultimo Dpcm richiesta dagli assessori all’agricoltura delle Regioni Lombardia e Piemonte, Fabio Rolfi e Marco Protopapa.
Oltre a mettere a rischio la sicurezza sulle strade e intorno alle abitazioni, con un drammatico bilancio di perdite di vite umane, gli animali selvatici distruggono i raccolti agricoli e sterminano gli animali allevati – ricorda la Coldiretti – ma a preoccupare sono anche i rischi per la salute provocati dalla diffusione di malattie come la peste suina. Un pericolo denunciato recentemente dalla stessa virologa Ilaria Capua che ha parlato del rischio effetto domino se oltre al coronavirus la peste suina passasse in Italia dagli animali selvatici a quelli allevati.
Il blocco di tutta l’attività di caccia rischia dunque di avere serie ripercussioni sul contenimento delle specie invasive, la difesa dell’agricoltura e la sicurezza delle persone. Oltre otto italiani su 10 (81%) – secondo l’indagine Coldiretti/Ixè – pensano che l’emergenza cinghiali vada affrontata con il ricorso agli abbattimenti, soprattutto incaricando personale specializzato per ridurne il numero.
La proliferazione senza freni dei cinghiali – conclude la Coldiretti – sta mettendo anche a rischio l’equilibrio ambientale di vasti ecosistemi territoriali anche in aree di elevato pregio naturalistico.