Coronavirus, i gastroenterologi: “Per il Covid +12% di mortalità di cancro colonrettale”

"Ambulatori fermi, reparti svuotati per Covid-19 o riconvertiti, attività endoscopica rallentata o sospesa, attività di screening oncologici rallentata o sospesa"
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I dati parlano chiaro: da marzo a maggio 2020 la pressione da Covid-19 sul Servizio sanitario nazionale ha pesato in modo preoccupante sulla prevenzione del cancro colorettale, con un calo del 54,9% nello screening preventivo (585.287 esami in meno) e un ritardo medio di 3 mesi nella diagnosi. E ancora: 645 tumori non diagnosticati e 3.890 polipi non asportati.

Il risultato? Il protrarsi del blocco degli screening per tempi superiori ai 6 mesi porterebbe a un aumento del 3% dei casi avanzati e per blocchi superiori ai 12 mesi la mortalità a 5 anni aumenterebbe del 12%. A lanciare il grido d’allarme è la Federazione italiana delle società di malattie dell’apparato digerente (Fismad).

“Ambulatori fermi, reparti svuotati per Covid-19 o riconvertiti, attività endoscopica rallentata o sospesa, attività di screening oncologici rallentata o sospesa. Il boom di contagi – afferma in una nota la presidente Fismad Elisabetta Buscarini, direttore Uoc Gastroenterologia ed endoscopia digestiva all’ospedale Maggiore di Crema – sta di nuovo ostacolando l’attività assistenziale della gastroenterologia italiana con il consistente rischio di peggiorare drasticamente l’esito di tumori non diagnosticati in tempo o per patologie dell’apparato digerente che richiedono un approccio specialistico intensivo, come ad esempio le malattie infiammatorie intestinali riacutizzate, la pancreatite acuta severa, l’epatite fulminante“.

“Oltre alle misure urgenti per il contenimento della pandemia a cui tutta la comunità medica, inclusi i gastroenterologi, sta collaborando con grande impegno, serve una salvaguardia delle attività di assistenza e prevenzione per le patologie non-Covid, in particolare tumorali, perché la salute degli italiani non può più aspettare“, ammonisce. I ricoveri per malattie dell’apparato digerente o per pazienti a rischio oncologico sono garantiti, ma i percorsi diagnostici per sospetto tumore, ad esempio allo stomaco, al pancreas, al colon retto, possono risentire dell’assenza di personale specializzato, stornato su altre attività legate alle pandemia. E’ importante ricordare – conclude la nota – che il ritardo nell’esecuzione della colonscopia superiore ai 9 mesi dall’esito positivo del test per la rilevazione del sangue occulto nelle feci ha comportato il doppio di casi di cancro colorettale e il triplo di casi di malattia allo stadio avanzato.

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