Si celebra oggi la Giornata Internazionale della Carenza di ferro (Iron Deficiency Day), istituita nel 2015 con l’obiettivo di aumentare la consapevolezza sul ruolo vitale del ferro per l’organismo e sui rischi legati alla sua carenza1, in particolar modo nelle donne in età fertile, nelle future mamme e nei bambini sotto i cinque anni, che sono tra i soggetti maggiormente interessati dal problema, a causa di una perdita eccesiva o di un aumentato fabbisogno del ferro per la crescita.
La carenza marziale, con o senza anemia, colpisce un terzo della popolazione mondiale2, eppure resta un problema ampiamente trascurato e sotto diagnosticato, benché sia facilmente identificabile con un esame del sangue. Per promuovere una corretta informazione e aiutare a riconoscere precocemente i sintomi, è da oggi online il sito www.takeironseriously.com/it, che invita le persone di tutte le età a “prendere sul serio il ferro” per non mettere a rischio la propria salute o aggravare il decorso di malattie croniche sottostanti.
La Giornata 2020 è supportata dalle organizzazioni internazionali Anemia Community, CROI, Global Heart Hub, Heart Failure Policy Network e European Kidney Alliance, per sensibilizzare sugli effetti del deficit marziale anche nei pazienti con scompenso cardiaco, insufficienza renale cronica e malattie croniche intestinali.
Il ferro è un elemento essenziale per mantenere le funzioni vitali: interviene nella produzione dei globuli rossi, assicura un efficace funzionamento di cuore e cervello e rafforza il sistema immunitario, proteggendo da infezioni e malattie. Senza sufficiente ferro a disposizione, il corpo umano non può funzionare correttamente e l’impatto sulla salute e sulla qualità di vita è notevole: affaticamento, mal di testa, fiato corto, pallore, fragilità di unghie e capelli, vulnerabilità alle infezioni, irritabilità, scarsa concentrazione sono i sintomi più comuni, che possono manifestarsi a qualsiasi età, anche se sono più frequenti in determinate fasi della vita e in presenza di alcune malattie croniche.
A fare i conti con la carenza di ferro è soprattutto l’universo femminile: durante la vita fertile 1 donna su 33 vive questa condizione, a causa di mestruazioni abbondanti (interessano il 10%4 delle donne, che ‘in quei giorni’ necessitano di introdurre il doppio del ferro con la dieta5), problemi di cattivo assorbimento o carenze alimentari. Se le perdite non sono adeguatamente compensate, l’organismo va in deficit marziale, condizione che può portare all’anemia sideropenica (valori di emoglobina al di sotto di 12 g/dl), con conseguente stanchezza cronica e altri sintomi debilitanti che si ripercuotono sul benessere psico-fisico, il desiderio sessuale, la produttività.
“Particolarmente delicato è il periodo della gestazione, durante il quale raddoppia il fabbisogno di ferro per la crescita della placenta e per lo sviluppo cerebrale e del sistema immunitario del feto – afferma Antonio Ragusa, Direttore UOC di Ostetricia e Ginecologia, Ospedale Fatebenefratelli di Roma. Tuttavia, almeno il 30% delle future mamme inizia la gravidanza senza adeguate scorte di ferro, aumentando il rischio di parto prematuro e di basso peso del bambino alla nascita. Arrivare al termine della gestazione con riserve di ferro depauperate può essere molto pericoloso per la donna, se si considera che l’emorragia ostetrica è la prima causa di mortalità e grave morbosità materna in Italia. La carenza di ferro può perdurare anche nel puerperio, esasperando lo stress emotivo e la sensazione di stanchezza fisica, e predisponendo ad andare incontro a scarsa produzione di latte e depressione post partum. Per tutti questi motivi è fondamentale identificare le donne a rischio e correggere l’anemia prima o all’inizio della gravidanza”.
Nonostante l’importanza del ferro per la salute materna e del nascituro, si stima che il 90% delle future mamme non ne assuma a sufficienza durante la gestazione6, trascurando che durante l’ultimo trimestre il feto immagazzina l’80% del ferro di cui avrà bisogno per la crescita nei primi sei mesi di vita7. Nei più piccoli, la carenza di ferro può compromettere significativamente lo sviluppo cognitivo e motorio.
A richiedere una particolare attenzione sono anche le gravi conseguenze della carenza di ferro sulla salute dei pazienti affetti da patologie croniche infiammatorie. Il deficit marziale interessa fino al 50% dei pazienti con malattia renale cronica (stadio 2-5) e all’incirca il 70% dei pazienti che iniziano il trattamento dialitico8. Il 50% dei pazienti affetti da scompenso cardiaco8 ha una qualche forma di carenza di ferro che interferisce con la produzione di energia muscolare, che correla direttamente con i sintomi e la sopravvivenza del paziente.
“Fino al 50% dei soggetti affetti da scompenso cardiaco è interessato da carenza di ferro, con o senza anemia, condizione che interferisce con la produzione di energia muscolare, peggiorando la performance dei pazienti e la loro qualità di vita. Per questo motivo, una corretta diagnosi e una gestione appropriata della carenza di ferro sono fondamentali – spiega Fabrizio Oliva, Direttore Cardiologia 1, Cardio Center De Gasperis, Ospedale Niguarda, Milano. Studi scientifici hanno infatti evidenziato come correggendo il deficit marziale è possibile migliorare il metabolismo energetico e la capacità funzionale del paziente, contribuendo a ridurre in maniera significativa le ospedalizzazioni per scompenso cardiaco”.
“La carenza di ferro è una condizione comune, presente fino nel 60% delle persone affette da malattia renale cronica. Può aggravarne la condizione di anemia – rendendo meno efficace il trattamento con eritropoietina – o addirittura precederla – spiega Pietro Manuel Ferraro, Professore Associato in Nefrologia, Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma. Poiché l’anemia e la carenza di ferro impattano in modo significativo sulla qualità di vita e sulla sopravvivenza delle persone con nefropatia, è importante che tali condizioni vengano adeguatamente riconosciute e trattate. In particolare, nelle persone con nefropatia va valutato in modo completo l’assetto marziale, che dovrebbe essere interpretato da uno specialista in considerazione della peculiarità di questa condizione, e laddove indicato instaurata una adeguata supplementazione di ferro”.
La diagnosi di carenza di ferro viene effettuata mediante un semplice esame del sangue che misura i livelli di emoglobina (il principale componente dei globuli rossi, responsabili del trasporto dell’ossigeno dai polmoni verso tessuti e organi), la ferritina sierica (che misura i depositi di ferro presenti nell’organismo) e la percentuale di saturazione della transferrina (che indica quanto del ferro disponibile può essere utilizzato per produrre nuovi globuli rossi).
La campagna #TakeIronSeriously intende sensibilizzare la popolazione sull’importanza di riconoscere i sintomi della carenza di ferro e rivolgersi al proprio medico di fiducia, il primo passo per una diagnosi corretta e l’impostazione di una cura appropriata.