Infiammazione, gonfiore e disturbi intestinali: cosa significano i campanelli d’allarme della “disbiosi”

Dall'infiammazione ai disturbi intestinali, esperto: "Non è facile cogliere la disbiosi perché i campanelli d'allarme sono molto individuali"
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Gonfiore, disturbi intestinali, stati infiammatori. Ma anche sensazione di ‘benessere mancato’. Sono i campanelli d’allarme di sofferenza del ‘microbiota’, la nostra ‘barriera’ di difesa, presente nell’intestino ma non solo, che ha bisogno di essere aiutata, attraverso stili di vita sani e con l’assunzione di probiotici. Un tema di cui ha parlato il pediatra Gianni Bona, primario emerito dell’azienda ospedaliero universitaria Maggiore della Carità di Novara, nel corso dell’incontro on line ‘Il ruolo dei probiotici nella salute del microbiota intestinale’, organizzato da Boiron in occasione del lancio della sua gamma di probiotici.
Non è facile cogliere la disbiosi, ovvero lo squilibrio del microbiota – ha spiegato Bona – perché i campanelli d’allarme sono molto individuali. Ma tutti abbiamo una consapevolezza del nostro benessere e riconosciamo quando ci manca. Per rimanere solo a un aspetto gastrointestinale possiamo cogliere alcuni segnali di una disbiosi quando abbiamo un gonfiore eccessivo dopo i pasti, disturbi intestinali di diverso tipo“. Ma anche infiammazioni. Infatti “gli indicatori di infiammazione nelle persone trattate con probiotici specifici, nel corso di diverse ricerche, subivano modificazioni evidenti e gli stati infiammatori si riducevano“, ha spiegato l’esperto.
Quando il microbiota sta bene, ha aggiunto Bona, “ne beneficia tutto l’organismo. Il microbiota è un ‘network’ di piccoli individui (i batteri) che costituiscono una sistema organizzato anche se non visibile“. Ma oggi ne conosciamo l’importanza. “Non sono più di 10 anni che il microbiota è entrato nella scienza medica ed ha assunto un ruolo di ‘gestione’ di una serie di funzioni ma che hanno un’importanza fondamentale nel benessere della persona“, spiega l’esperto, sottolineando che per stare bene serve curare “gli stili di vita, che significa anche una buona gestione del proprio intestino e del proprio microbioma, attraverso sistemi diversi che sono in primo luogo l’alimentazione e il movimento“.
Ma anche “attraverso l’utilizzo di un’integrazione di sostanze che sono specifiche per certe funzioni intestinali, come i probiotici. Questi ultimi possono essere elementi fondamentali per quella condizione che noi definiamo estremamente importante, ovvero, l’eubiosi che definisce il microbiota nella sua condizione ottimale. E questo si può realizzare introducendo all’interno del microbiota ceppi particolari che prevengono l’insorgenza di ceppi dannosi e pericolosi e migliorano la ‘salute’ dei batteri buoni, per altro contenuti ampiamente nel latte materno“.

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