In Perù, uno degli spettacoli più misteriosi e affascinanti che è possibile osservare in America del Sud è senza alcun dubbio l’insieme di disegni e linee di Nazca presenti sul terreno a Nazca nelle Pampas de Jumana.
Il deserto di Nazca è la culla di un mistero che si perde tra le trame del tempo e che non smette di attrarre visitatori, narrazioni, leggende e teorie da tutto il mondo.
Cosa sono le linee di Nazca
Le linee di Nazca sono dei geoglifi composti da oltre 13.000 linee che raffigurano oltre 100 tra spirali, trapezi, triangoli e altre figure geometriche e quasi 800 rappresentazioni di animali che si estendono su un’area di circa 500 chilometri quadri.
Alcune delle figure più imponenti si estendono per oltre 200 metri e possiamo distinguere chiaramente un colibrì, una lucertola, un condor, una scimmia e un ragno. Non sono assenti neppure gli animali marini, poiché si riconoscono diverse figure di pesci, delfini, orche e balene.
Le linee sono state tracciate con una tecnica semplice, rimuovendo le pietre dal terreno in modo che emergesse il fondo più chiaro del suolo.
L’archeologia sperimentale ha spiegato anche come gli antichi peruviani siano stati in grado di riprodurre con precisione questi disegni in scala enormemente più grande: essi dopo aver realizzato il disegno in scala ridotta, lo ampliavano sul terreno attraverso un reticolato di corde e un calcolo preciso delle nuove lunghezze.
Il centro della cultura Nazca si trovava a circa 400 chilometri a sud dell’odierna Lima, nella valle del Rio Grande dove venne alla luce il mistero delle linee e delle figure visibili nella loro completezza solo se osservate dall’alto.
La stima degli studiosi colloca la loro creazione tra il 200 a.C. e il 600 d.C. e hanno resistito all’opera distruttiva del tempo, malgrado siano profonde solo alcuni centimetri, grazie alle condizioni climatiche del deserto peruviano; si tratta, infatti di una regione dal clima particolarmente arido in cui le precipitazioni sono quasi assenti.
L’accesso alla zona è proibito per garantirne la tutela, le linee di Nazca sono infatti iscritte tra i Patrimoni dell’Umanità dall’Unesco dal 1994, ma furono scoperte solo nel 1939 quando i voli aerei più frequenti sulla zona permisero di riconoscere delle figure da un’altitudine di circa 400 metri.
In un primo momento i disegni furono scambiati per i resti di un’antica rete di irrigazione e solo il professor Paul Kosok della Long Island University degli USA si rese conto che vi erano delle figure chiare e riconoscibili in quelle linee e da qual momento iniziò a classificarle rendendole note a tutto il mondo.
Il mistero delle linee di Nazca
Tra i misteri che impegnano gli studiosi da quasi un secolo vi è certamente il motivo all’origine della creazione di questi straordinari disegni. L’ipotesi più avallabile è che si trattasse di immagini realizzate a scopo rituale probabilmente in grado di essere visibili dagli dèi celesti, oppure potrebbe trattarsi di cammini sacri che il popolo di Nazca percorreva per onorare le proprie divinità.
Gli studiosi moderni hanno, tuttavia, individuato una funzione più pratica delle linee di Nazca: si ritiene, infatti, che i disegni siano collegabili ai culti locali dell’acqua e della fertilità.
Numerose linee si connettono alle montagne che circondano il sito, come l’Illa Kata e il Tunga, ricche di acqua, altre invece segnalavano le vie di scorrimento dell’acqua nei canali sotterranei che sfociano fino alla Cordigliera.
Un team di ricerca italiano, servendosi di immagini satellitari ha sottoposto a un’analisi più dettagliata i disegni e ipotizzato che alcune di queste linee, in particolare quelle meandriformi e quelle a zig-zag, servissero a indicare ai pellegrini la via per le quattro piramidi più celebri dell’area o che indicassero la strada verso la città cerimoniale.
Le teorie più plausibili si congiungono in un’altra osservazione fatta dagli scienziati, le linee seguivano probabilmente il percorso degli “huaicos”, cioè le tracce di fango e detriti lasciate da antiche inondazioni. Ripercorrendole con le loro rappresentazioni i Nazca ricreavano un paesaggio fluviale capace di connetterli con gli dèi in un rapporto armonico e allo stesso tempo influire sull’eventualità che gli stessi ripetessero l’invio di quelle calamità.
Al profondo legame con l’acqua di riferisce anche una leggenda degli Aymara, la popolazione della costa meridionale del Perù. Il mito racconta come il dio dell’acqua partendo dalle cime delle Ande arrivasse fino alle coste in volo e recando con sé questo dono prezioso. Proprio per lusingare il dio, il popolo Nazca avrebbe disegnato quelle grandi figure come offerta a un dio che dall’alto osservava la terra.