Mercoledì 18 Novembre fa il GOM (Grande Ospedale Metropolitano) di Reggio Calabria nel consueto bollettino giornaliero che fornisce i dati sull’emergenza Coronavirus ha comunicato il decesso di un uomo di 44 anni “deceduto per un grave trauma cranico per cui era stato ricoverato“, ma conteggiato tra i morti della pandemia perchè positivo al tampone. Abbiamo contattato il dott. Sebastiano Macheda, primario del reparto di Rianimazione del GOM, che ci ha spiegato come “il decesso è avvenuto per il grave trauma cranico con cui il paziente è arrivato in reparto“, escludendo che il Covid-19 possa aver aggravato la situazione. Ma lo stesso Macheda precisa che in base ai protocolli ministeriali e regionali, tutti coloro che sono positivi e muoiono nei reparti Covid-19, devono essere comunicati, seppur con tutte le specifiche del caso, e sarà poi il Ministero a validare o smentire in modo più approfondito le reali cause del decesso.
“Quest’uomo – ci ha spiegato Macheda – è arrivato già intubato e con respirazione artificiale, in gravissime condizioni per un terribile trauma cranico dall’ospedale di Locri. Era già positivo, ma paucisintomatico. Aveva avuto un po’ di mal di testa, febbriciattola, nulla di che. Si trovava a casa, non aveva bisogno di cure ospedaliere. Ovviamente noi l’abbiamo dovuto ricoverare e curare nel reparto Covid-19, anche se il suo problema non c’entrava con la pandemia, ma era positivo quindi se l’avessimo portato nella terapia intensiva classica avrebbe potuto infettare gli altri pazienti. Purtroppo non c’è stato nulla da fare, abbiamo fatto un intervento ma la situazione era troppo critica. Nessuno ha visto quello che è successo, ma verosimilmente l’uomo è caduto a peso morto verso dietro, ipotizzo a seguito di un malore. Dire se quel malore possa essere stato provocato dal Covid-19 o meno è impossibile, ma tenderei ad escluderlo perchè non aveva particolari problemi dall’infezione, stava bene, era a casa. Può aver avuto un giramento di testa, un malore, ma sicuramente è caduto all’indietro senza la coscienza di potersi proteggere con le mani, perchè ha sbattuto violentemente la testa con la nuca. Aveva varie fratture nel cranio, oltre quella principale, anche da contraccolpo. Una situazione estrema. Ma è morto nel reparto Covid-19, era Covid positivo e quindi dobbiamo conteggiarlo tra i morti della pandemia in base ai protocolli esistenti, o quantomeno noi dobbiamo comunicarlo così come Ospedale, poi saranno al Ministero a decidere. Sicuramente i suoi parametri respiratori e polmonari erano buoni, non aveva insufficienza respiratoria anche quando è stato ricoverato con il grave trauma cranico mentre cercavamo disperatamente di recuperarlo. Tutti gli altri indicatori erano buoni, tanto che l’abbiamo tenuto in osservazione per morte cerebrale e tutti gli altri organi erano perfettamente funzionanti“.
Il 44enne deceduto due giorni fa a Reggio Calabria è uno dei morti d’Italia più giovani nel conteggio delle vittime del Coronavirus. Nell’ospedale reggino che accoglie e cura tutti i pazienti Covid-positivi dell’intera Provincia (556 mila abitanti), dall’inizio della pandemia e quindi dallo scorso mese di marzo si sono verificati 50 decessi. Il caso del 44enne è l’unico a presentare una situazione così “border-line“, per tutti gli altri il quadro clinico fatale è stato invece determinato inequivocabilmente dal Covid-19. Anche volendo utilizzare il GOM come un campione nazionale, se ogni 50 morti Covid-19 accertati ce ne fosse uno conteggiato “erroneamente” perchè Covid-19 positivo ma in realtà morto per altra causa, oggi sui 48.569 morti accertati per la pandemia in Italia ne avremmo circa un migliaio in meno. Un dato che in ogni caso non modifica di una virgola la gravità della situazione legata al patogeno SARS-CoV-2.