Il riproporsi del lockdown a seguito della seconda ondata ha duramente provato i luoghi della cultura e sebbene un segnale di positività fosse arrivato in estate con gli ingressi di luglio più alti rispetto allo stesso mese del 2019, oggi la diminuzione dei flussi turistici e la chiusura a seguito del Dpcm del 3 novembre minacciano gravemente la sopravvivenza delle realtà museali.
Per far fronte alla crescente difficoltà il MIBACT ha scelto di destinare un fondo di 70 milioni di euro ai musei non statali, proprio per reintegrare le economie di questi musei dalle mancate entrate derivate dalla vendita dei biglietti.
Con il decreto del 26 giugno, il Ministero per i Beni, Attività Culturali e Turismo aveva stanziato 50 milioni di euro, che ad oggi sono stati incrementati con altri 20 milioni. Questi provengono dalle risorse del fondo emergenza imprese culturali istituito con il decreto “Rilancio” varato dal governo nel marzo scorso e destinato, come affermato dal ministro Franceschini “ad andare in aiuto delle tante realtà culturali diffuse sul territorio che, insieme ai musei del MIBACT, costituiscono il sistema museale italiano”.
Le differenze di stanziamento
Proprio nella motivazione, alla base del rilascio dei fondi, è da ricercare la differenza di stanziamento in base alle realtà museali che ne usufruiranno: i mancati introiti provenienti dalla bigliettazione, infatti, sono di gran lunga più imponenti per il Museo egizio di Torino o Palazzo Strozzi a Firenze piuttosto che per realtà piccole e poco conosciute come il museo delle marionette di Palermo.
Il tessuto artistico della penisola è stato severamente toccato dall’emergenza Covid-19, come si può desumere da questa lista variegata di musei che si distribuiscono su tutto il territorio, ma un’attenzione particolare è stata dedicata anche al comparto dei fumetti, sia per i musei che per i festival del settore: è a loro che il ministro Dario Franceschini ha destinato altri 17 milioni di euro con un decreto firmato il 13 novembre e la speranza di non lasciare nessuna attività culturale indietro.
Il patrimonio museale italiano: economie e potenzialità
Anche se in Europa solo la Germania dispone di un numero di strutture museali superiore, l’offerta museale, archeologica e monumentale del Bel Paese si caratterizza, oltre che per l’ampio numero di strutture, soprattutto per la notevole diffusione territoriale delle stesse. Questo ingente patrimonio museale si traduce in una proposta culturale più frammentata rispetto ad altre realtà, infatti, tra le prime 15 province per flusso di turismo internazionale, si trovano rappresentate ben 10 diverse regioni italiane.
Negli ultimi anni il numero delle visite e di conseguenza gli introiti provenienti dalla vendita dei biglietti e dai servizi accessori ha visto un incremento notevole, quantificabile in oltre il 22%, registrato nel nostro paese nell’ultimo decennio.
Questo trend positivo conferma le ampie potenzialità di attrattiva del patrimonio artistico e culturale italiano che è ineguagliabile per ricchezza, varietà e qualità, tanto che, com’è noto, è il primo paese al mondo per numero di siti culturali iscritti nel Patrimonio mondiale dell’Unesco con i suoi 49 siti sugli 845 totali tra tutti i continenti.
L’impegno pubblico nel finanziamento del settore culturale, infatti, consente in primo luogo l’arricchimento del capitale umano, che produce ritorni importanti anche sul piano economico sul lungo periodo, e in secondo luogo genera un’attrazione dei flussi turistici che costituiscono un beneficio immediato del sistema economico del nostro paese.
Lo stanziamento dei 70 milioni di euro a favore dei musei non statali esprime in tal senso una rinnovata sensibilità nei confronti delle difficoltà degli operatori del settore, che necessitano adesso di un intervento immediato delle istituzioni, ma rinnova anche l’esigenza di una continuità dell’appoggio statale nel supporto alle realtà che sono custodi del patrimonio culturale italiano.