“È un’ottima notizia, non ce la aspettavamo in piena pandemia, ma ci ha fatto molto piacere“. È il commento rilasciato da Claudio Leonardi, presidente della SIPaD (Societa’ Italiana Patologie da Dipendenza), in merito alla firma da parte del ministro della Salute, Roberto Speranza, dello schema di decreto per lo screening nazionale gratuito per il virus dell’epatite C, che ora sara’ inviato alla Conferenza delle Regioni. “Ora – prosegue Leonardi, intervistato nell’ambito del progetto ‘HAND – Hepatitis in Addiction Network Delivery’ – speriamo che le Regioni, nonostante siano impegnate in prima linea a combattere l’emergenza sanitaria, non facciano passare troppo tempo mettendo velocemente a disposizione delle Asl i fondi dedicati alle attivita’ di screening precoce per l’epatite C“. A febbraio era stato approvato un emendamento al Milleproroghe con il quale venivano stanziati 71,5 milioni di euro nel biennio 2020-2021, per introdurre appunto lo screening gratuito necessario a individuare i potenziali malati di epatite C per l’eradicazione dell’HCV dal nostro Paese.
“Finalmente il ministro Speranza ha firmato il decreto attuativo e ha offerto alle Regioni un nuovo strumento – ha spiegato il presidente della SIPaD – Adesso ci sara’ una ripartizione della cifra totale tra le varie Regioni, le quali a loro volta potranno attuare dei decreti per poter utilizzare tali fondi“. In questo modo sara’ possibile attuare una serie di screening su un doppio binario: “Da una parte i Servizi per le Dipendenze dovrebbero e potrebbero essere messi nelle condizioni di poter fare la diagnosi precoce direttamente nei loro locali– spiega Leonardi – dall’altra i laboratori delle varie aziende Asl, che oggi non sono in grado di poter fare la diagnosi biologica del virus dell’epatite, potranno avere la possibilita’ di acquistare, oltre ai test rapidi salivari, ulteriori strumenti che permettano una valutazione ulteriore della positivita’, quindi di ottenere una piu’ approfondita informazione sulla carica virale del paziente“.
In questo modo, sempre secondo Leonardi, i pazienti potranno essere inviati “presso i centri di Infettivologia praticamente gia’ ‘studiati’ e pronti per iniziare un trattamento” e sara’ consentito, in linea generale, fare una diagnosi di HCV ad un “maggior numero di persone rispetto a quello che si e’ fatto finora“. Intanto proseguono sul territorio nazionale le tappe (che saranno in totale 16) di HAND, il primo progetto pilota di networking a livello nazionale patrocinato da quattro societa’ scientifiche (SIMIT, FeDerSerD, SIPaD e SITD), che coinvolge i Servizi per le Dipendenze e i relativi Centri di cura per l’HCV afferenti a diverse citta’ italiane.
Dopo Pozzuoli, Alessandria, Brindisi, Benevento, Siracusa, Roma, Torino, Pesaro, Pavia, Como e Lecco, la dodicesima tappa si e’ svolta in Molise, con il corso di formazione ECM dal titolo ‘Buone prassi e networking nella gestione dell’epatite C in soggetti con disturbo da addiction al tempo del Coronavirus’, organizzato dal provider Letscom E3 con il contributo non condizionante di AbbVie. Ad intervenire all’incontro il dottor Giuseppe Antonio Scioli, direttore dei Ser.D. della Regione Molise: “Il progetto HAND ci ha fornito uno strumento di lavoro molto efficace– ha commentato- ma soprattutto ci ha ‘costretti’ a ripensare a delle strategie piu’ snelle di intervento. La mia sensazione e’ che tutto sommato questa epidemia da Covid-19 possa lasciare un’eredita’ positiva, perche’ di fatto ci ha indotto a pensare a nuove strategie, che in passato avremmo adottato molto piu’ lentamente“.
Secondo Scioli, il vero punto di forza del progetto HAND e’ quello di “averci indotto ad elaborare una nuova e vincente strategia, facendoci abbandonare quella vecchia troppo rigida e farraginosa. Dal prelievo ematico all’attesa del risultato, passando per l’appuntamento con l’infettivologo, quindi per il piano terapeutico, fino alla difficolta’ nel procurarsi il farmaco, il percorso era lungo e ad ostacoli. Grazie al progetto HAND, invece, la procedura nei Ser.D. sara’ cambiata per sempre“.
Durante il lockdown, intanto, c’e’ stata una drastica riduzione delle attivita’ mediche non urgenti: “Noi ci siamo attenuti alla normativa nazionale – ha proseguito Scioli – e abbiamo cercato di ridurre gli assembramenti. La nostra strategia, quindi, e’ stata quella di diminuire l’afflusso delle persone nei Ser.D. e di aumentare la durata degli affidamenti di terapia sostitutiva. Tutto questo ovviamente ha determinato anche un forte rallentamento nei prelievi ematici e nelle terapie, che ora hanno necessita’ di essere riprese al piu’ presto“.
Adesso e’ dunque importante tornare a diagnosticare e a curare i pazienti con epatite C. “Purtroppo per via del Covid-19 questi pazienti hanno subito una battuta di arresto nelle diagnosi e soprattutto nell’inizio delle terapie. Il problema e’ che l’infezione da HCV e’ una delle principali cause delle malattie epatiche, come cirrosi e carcinoma epatocellulare, che possono condurre a insufficienza epatica e a trapianto del fegato. Tutto questo – ha infine concluso Scioli – ha poi dei costi umani, sociali ed economici elevatissimi“.