Astronomia, da stelle povere di metallo nuovi indizi sulla Via Lattea: scoperta rivoluziona schemi e modelli di sviluppo dei pianeti

Il comportamento orbitale di alcune delle stelle più antiche della Via Lattea potrebbe far ripensare all'evoluzione della nostra galassia
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Un team internazionale di esperti ha analizzato le orbite di diversi oggetti cosmici, riscontrando delle anomalie che potrebbero rivoluzionare le teorie legate alla formazione della Via Lattea, insieme agli schemi e ai modelli sullo sviluppo di stelle e pianeti. Lo studio, pubblicato sul Monthly Notices of the Royal Astronomical Society, è stato condotto da un team internazionale di scienziati austriaci, australiani, italiani, svedesi, americani, inglesi e tedeschi, affiliati all’Universita’ di Padova, all’Australian Research Council Centre of Excellence in All Sky Astrophysics in 3 Dimensions dell’Australia (ASTRO 3D) e all’Australian National University.

Le stelle povere di metalli che contengono meno di un millesimo della quantita’ di ferro trovata nel Sole – spiega Gary Da Costa dell’Australian Research Council Centre of Excellence in All Sky Astrophysics in 3 Dimensions dell’Australia (ASTRO 3D) – sono tra gli oggetti piu’ antichi della nostra galassia“. Il team ha studiato 475 elementi, scoprendo che l’11 percento orbita in un piano che e’ il disco della Via Lattea, seguendo un percorso quasi circolare. “Studi precedenti avevano dimostrato che le stelle povere di metalli erano quasi esclusivamente confinate all’alone della galassia – aggiunge Giacomo Cordoni dell’Universita’ di Padova – ma il nostro lavoro ha rivelato un numero significativo di questi oggetti in orbita attorno al disco stesso. Nell’ultimo anno la nostra visione della Via Lattea e’ cambiata radicalmente“.

Gli esperti affermano che le orbite di questi elementi sono molto simili a quella del Sole, il che contrasta con le precedenti ipotesi, dato che contengono meno ferro rispetto alla nostra stella. “Gli astri antichi – sottolinea Da Costa – sono stati identificati grazie a tre strumenti: SkyMapper dell’ANU, telescopi da 2,3 metri e il satellite Gaia dell’Agenzia spaziale europea. I telescopi hanno rilevato il basso quantitativo di metallo e il satellite ha determinato le orbite, che ricadevano in diversi modelli diversi, che corrispondevano a previsioni e osservazioni precedenti”. Gli astronomi precisano che una cinquantina di oggetti seguivano orbite allineate con il disco della galassia. “Credo che questo lavoro sia ricco di risultati nuovi e inaspettati – commenta Cordoni – ma la scoperta di una popolazione di stelle con orbite cosi’ distanti dalle nostre previsioni per la loro composizione e’ davvero entusiasmante e potrebbe rivoluzionare le nostre teorie sulla formazione della Via Lattea“.

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