L’Italia deve essere protagonista e partecipare con forza alle Call to action promosse dall’Organizzazione mondiale della Sanità e da Ecco (European Cancer Organization) per cancellare il tumore della cervice uterina (e tutti quelli Hpv correlati) entro il 2030. Il 17 novembre l’OMS ha lanciato ufficialmente la strategia di eliminazione del cancro al collo dell’utero, che si pone l’obiettivo di ridurre, entro il 2050, di oltre il 40% i nuovi casi di malattia e di 5 milioni i decessi. Si tratta di un momento storico: per la prima volta i 194 Paesi membri dell’Organizzazione si impegnano a eliminare una forma di cancro. L’Europa può svolgere un ruolo chiave in questo processo, assumendone la leadership e spingendosi oltre, ponendosi l’obiettivo di eliminare tutti i tumori causati dall’HPV: è quanto proposto recentemente dall’European Cancer Organization (ECCO), indicando un piano di intervento articolato su quattro punti (prevenzione attraverso programmi di vaccinazione universale, screening precoci attraverso l’HPV-DNA test, migliori trattamenti, crescita della sensibilizzazione ed educazione sul tema dei tumori HPV-correlati). L’obiettivo da raggiungere il 90% delle quindicenni immunizzate, il 70% delle donne con uno screening HPV-DNA test effettuato entro i 35 anni, ed ancora, entro i 45, il 90% delle donne con lesioni precancerose o cancro della cervice siano in trattamento. È questo l’appello lanciato nel corso di una conferenza stampa virtuale (Eliminazione dei Tumori HPV-correlati. Le risposte dell’Italia alle Call To Action di OMS ed ECCO) dall’AIOM, dal Presidente della Mission Board for Cancer della Commissione Europea Walter Ricciardi e da rappresentanti delle Istituzioni, dopo la decisione dell’assemblea generale dell’Organizzazione di lanciare una mobilitazione planetaria. Tuttavia, secondo i dati più recenti diffusi dal Ministero della Salute, solamente il 60% delle ragazze che rientrano nel target primario del programma di immunizzazione risulta protetto contro i tumori correlati all’HPV, e soltanto una donna su due ha eseguito il Pap-test o HPV-DNA test, aderendo ai programmi di screening organizzato nelle diverse Regioni. Nonostante in Italia siano pienamente disponibili e gratuiti i programmi di prevenzione primaria e secondaria, e ci sia completo accesso a tutti i trattamenti, ancora il 32% delle pazienti non sopravvive a cinque anni dalla diagnosi.
“L’Italia deve rispondere a queste sollecitazioni e come oncologi siamo pronti a fare la nostra parte – afferma Saverio Cinieri, Presidente Eletto dell’Associazione Italiana Oncologia Medica (AIOM) -. Da molti anni è ormai noto e dimostrato il legame tra il Papilloma Virus e alcune forme di cancro. È responsabile, solo nel nostro Paese, di oltre 6.500 nuove diagnosi l’anno di tumori non solo alla cervice uterina (2.400 l’anno) ma anche dell’ano, oro-faringe, pene, vagina e vulva. Sono tutte patologie facilmente prevenibili attraverso i programmi di prevenzione primaria e secondaria, disponibili gratuitamente e attivi da molti anni su tutto il territorio nazionale: deve essere una priorità dell’intero sistema sanitario riuscire ad aumentarne l’adesione. Troppi uomini e donne sono ancora esposti al rischio evitabile di gravi malattie oncologiche. Oltre il 75% delle donne sessualmente attive si infetta nel corso della propria vita con il Papilloma Virus. Non tutti questi contagi determinano un tumore, ma il rischio oncogeno aumenta, così come le possibilità di trasmettere l’agente patogeno durante i rapporti”.
Negli ultimi anni, nazioni extra-europee hanno annunciato e reso operativi piani d’azione per ridurre fortemente l’incidenza del cancro alla cervice uterina. In particolare, è previsto che nel 2035 l’Australia sarà il primo al mondo ad aver eliminato la neoplasia grazie ai tempestivi interventi delle autorità sanitarie di Canberra. “È un modello vincente che dobbiamo prendere ad esempio – prosegue Walter Ricciardi, Presidente della Mission Board for Cancer della Commissione Europea -. Nonostante i dati non siano ancora ottimali, le politiche di prevenzione già attive in Italia hanno creato le condizioni favorevoli perché il nostro Paese sia il primo in Europa a poter raggiungere gli obiettivi fissati dall’OMS. Bisogna però tener conto delle emergenze socio-sanitarie legate alla pandemia: la situazione che stiamo vivendo sta in parte compromettendo il sistema di prevenzione oncologica che abbiamo istituito negli ultimi anni. Il COVID-19 ha dimostrato come sia ancora più necessaria una programmazione tempestiva e adeguata per limitare il più possibile patologie gravi”.
Durante il webinar sono stati presentati anche i dati di un sondaggio condotto su 60 parlamentari italiani di ogni gruppo politico. Dall’indagine emerge come il 37% degli onorevoli ritenga che il nostro Paese sia all’avanguardia nella prevenzione oncologica anche se vi sono forti disparità di accesso ai servizi. Sette su dieci sono convinti che non si parli abbastanza di questo importante tema. Per l’82% le risorse finanziarie destinate alla prevenzione primaria e secondaria del cancro sono insufficienti.
“Il New England Journal of Medicine ha pubblicato recentemente uno studio che avvalora ulteriormente l’efficacia della vaccinazione contro l’HPV: le adolescenti vaccinate tra il 2006 e il 2017 presentano un tasso di prevalenza di cancro della cervice uterina pari alla metà di quello che si registra fra le donne non vaccinate. La vaccinazione è stata in grado di prevenire il 63% dei tumori – spiega l’On. Paolo Siani -. Per questo motivo ho presentato insieme ad altri colleghi una risoluzione che chiede al Governo che l’Italia sia il primo paese europeo a porsi l’obiettivo di eliminazione delle forme di tumore causate dal Papilloma Virus, individuando le strategie necessarie per conseguirlo, e prevedendo un potenziamento delle attività svolte nell’ambito della prevenzione”.
“La prevenzione, ad oggi, è la migliore cura di cui si dispone – sottolinea l’On. Angela Ianaro – e l’Italia, grazie alle politiche messe in atto, può rappresentare il primo Paese europeo a raggiungere questo importante traguardo. Con la risoluzione che ho presentato, ho chiesto al Governo di adottare le misure necessarie per sostenere, nel nostro Paese, la copertura vaccinale anti-HPV e promuovere una sempre maggiore adesione ai programmi di screening oncologici garantiti dai LEA. La conferenza stampa di oggi costituisce un importante momento di riflessione per le Istituzioni, chiamate ad agire congiuntamente affinché, con un’azione capillare di prevenzione e sensibilizzazione, si ponga fine alle patologie tumorali HPV-correlate”.
“Il vero pilastro per combattere le malattie oncologiche è la prevenzione – ricorda l’On. Vito De Filippo -. Allargare l’attività di screening a tutte le coorti anagrafiche e diffondere l’informazione fra le nuove generazioni, tutelare la salute delle donne sono fondamentali azioni del nostro sistema sanitario che non dobbiamo mai trascurare. L’Italia ha delle buone esperienze: le dobbiamo far diventare diffuse e universali per tutto il Paese”.
“L’obiettivo che condividiamo è quello di eliminare i tumori e le malattie correlate all’infezione da HPV con una organizzazione efficiente, con l’adozione di una strategia strutturata, condivisa e operativa in tutte le regioni del Paese – indica l’On. Fabiola Bologna -. Con la diffusione delle patologie HPV correlate dovuta alla sospensione o comunque al differimento delle attività di prevenzione causate dalla pandemia, è ancora più urgente rafforzare tali attività tramite il ripristino dei servizi dedicati, la comunicazione ai cittadini sull’importanza della vaccinazione, il recupero delle lacune immunitarie che si possono essere create durante l’emergenza e l’espansione dei servizi per le vaccinazioni di routine che consentano di offrire questa importante opportunità a tutela della salute”.
“Abbiamo bisogno, ora più che mai, di provare a guardare oltre le difficoltà quotidiane a cui è sottoposto il SSN legate all’emergenza Covid, cercare di rinforzare i sistemi di Prevenzione tumorale, che oggi subiscono lo scotto maggiore – prosegue la Sen. Maria Rizzotti -. Vi è la necessità da un lato di sensibilizzare gli adolescenti, le famiglie e gli insegnanti sull’importanza della vaccinazione anti-HPV, rinforzando la comunicazione, e dall’altro di creare un PDTA per l’HPV, in grado di offrire, all’interno della stessa struttura sanitaria la possibilità di prendere in carico i pazienti, con la partecipazione di più professionisti sanitari che possano così guidare il paziente nella precoce individuazione di insorgenza tumorale”.
“Sono fiduciosa che passi seri e concreti saranno inclusi nel prossimo Piano per il cancro europeo, che sarà presto presentato dalla Commissione, anche sul tema del cancro dell’HPV, delle vaccinazioni e delle politiche di screening – ha dichiarato l’On. Alessandra Moretti -. Dal Parlamento europeo abbiamo un approccio molto attento e scrupoloso su questa materia e faremo in modo di includere una profonda riflessione su questo tema”.